Antonio Di Giovanni

Alcuni giorni fa ho partecipato, presso il Centro Sportivo 'Le Cupole' di Acilia, ad un seminario sulla Psicologia Sportiva, approvato e finanziato dal C.O.N.I. (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) ed organizzato dal Presidente della FIDIS (Federazione Italiana Dirigenti Sportivi) Maurizio Perazzolo, in collaborazione con uno dei soci fondatori del C.I.P.S.E.F. (Centro Italiano Psicologia Sportiva e Formazione) Loris Antonio Burgio. Si è trattato di un seminario davvero molto interessante, del quale mi fa piacere dare qualche cenno informativo al fine di stimolare una riflessione intorno a un tema che ritengo fondamentale nel panorama sportivo e che, per certi versi, è anche di auspicio verso una direzione sempre più richiesta in ambito atletico. Al mio amico Perazzolo va infatti il merito di aver avuto la giusta intuizione di individuare una lacuna del nostro sistema sportivo e al dott. Burgio il plauso di dedicarsi con passione alla diffusione di un tema che mai come oggi si rende necessario per raggiungere determinati valori in questo importante settore. Entrando nello specifico, il C.I.P.S.E.F. svolge un’attività di sensibilizzazione rivolgendosi a tutti gli operatori dell’ambiente sportivo e non solo, inerente agli aspetti psicologici dello sport. Attraverso un percorso informativo e formativo, esso si rivolge non solo a tecnici, genitori, atleti, dirigenti, ma anche a coloro che si ritengono semplicemente interessati, favorendo la conoscenza di tecniche e strategie comportamentali utili alla preparazione e alla formazione dell’uomo - atleta e promuovendo una filosofia di allenamento orientata alla crescita e al benessere psichico del ginnasta, nonché ovviamente al risultato agonistico. Gli interventi avvengono di solito tramite iniziative di studio, momenti culturali ed educativi, stage e work shop tematici e corsi argomentati (anche su specifica indicazione degli interessati). Il C.I.P.S.E.F. infatti promuove la cultura dello sport come strumento di educazione e di sviluppo nel ciclo di vita, stimolando metodologie di allenamento volte a sostenere, nell’infanzia e nell’adolescenza, l’acquisizione di regole di comportamento, stili di vita positivi e capacità di socializzazione, sostiene inoltre e promuove l'applicazione della "cultura psicologica" in settori tradizionali e innovativi, con particolare attenzione alle possibilità della mente di sostenere il successo personale, l'adattamento e la salute. La ricerca dell'eccellenza nello sport ha avvicinato molti atleti alla psicologia dello sport, spinti dal desiderio di accrescere anche le loro potenzialità mentali e psicologiche, così da aumentare la probabilità di poter fornire prestazioni eccezionali. Infatti, da alcuni anni la preparazione psicologica è entrata a far parte dell'allenamento svolto dagli atleti che si preparano per gareggiare nelle competizioni più importanti. In buona sostanza, da quel che ho potuto comprendere attraverso questo breve seminario è che l’attività dello psicologo sportivo per prima cosa si realizza in stretta collaborazione con l'allenatore e l'atleta. Pertanto sin dall'inizio viene formulato un programma di allenamento psicologico che nasce dall'interazione tra queste tre componenti, lo psicologo dello sport deve conoscere quali sono i programmi dell'allenatore e deve sapere in quali ambiti l'atleta intende migliorare o potenziarsi, e solo in seguito stabilisce quali sono gli aspetti psicologici su cui intende orientarsi. Un elemento fondamentale della psicologia sportiva, infatti, riguarda la conoscenza della disciplina in cui si è chiamati a fornire la propria consulenza. La questione non si riferisce alle conoscenze relative alle regole di quella determinata disciplina bensì alle modalità di svolgimento della competizione, e alle implicazioni psicologiche che ne derivano. Ad esempio, competere in uno sport individuale, in cui è vietato sbagliare perché l'obiettivo consiste nel fornire una prestazione pressoché perfetta, richiede abilità mentali diverse, da alcuni sport di squadra dove invece viene richiesto di saper gestire le tensioni all’interno di questi gruppi migliorando la performance dell’insieme. Insomma, una materia affascinante, che non basta un editoriale per affrontare una tematica dove poi per lo più, si inseriscono una serie di problematiche legate all’ambiente scolastico e famigliare, dove si aprono finestre su argomentazioni che vanno dalla carenza nel settore scuola sull’orientamento formativo alla disciplina sportiva a quello molto più profondo che riguarda i comportamenti dei genitori sulle aspettative dei propri figli, sul conseguimento dei risultati ecc…ecc… che talvolta risultano controproducenti se non addirittura negativi verso coloro i quali in una fase cosi delicata dell’adolescenza serve ben altro comportamento. Che la mente possa influire significativamente su ogni attività umana adolescente o adulta che sia e quindi, anche su quella sportiva è stato certamente chiaro fin dai primi tempi della nostra storia in cui gli ateniesi narrano come, fin da allora, il destino di una competizione sportiva non dipendeva esclusivamente dalla prestanza fisico - atletica, ma anche dall'astuzia, dalla strategia, dal coraggio e dallo stato d'animo, caratteristiche, queste ultime, strettamente legate all'attività mentale dell'atleta.


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