Non è facile parlare di questioni economiche in un momento in cui a prevalere su tutto ci sono il dolore e la rabbia per ciò che è accaduto l’11 settembre. Ci sono quelle immagini di morte trasmesse in diretta televisiva che non ci abbandonano più, che accompagnano le nostre giornate e alimentano gli incubi dei bambini. E poi c’è il timore che forse siamo solo all’inizio di una lunga battaglia, c’è la paura che la lista di quelle perdite umane che sono il tributo richiesto da ogni guerra sia destinata ad allungarsi. Tutto il resto viene dopo. Le ricadute sul mercato ci sono, inutile negarlo, ma l’aspetto umano è certamente quello più drammatico ed evidente di quest’assurdo momento che il mondo sta vivendo. Il nostro Gruppo ha una società, la Prodotti Mediterranei Incorporated, proprio a Manhattan e si può dire che attraverso i dipendenti di New York abbiamo vissuto con grande coinvolgimento, prima quei tragici avvenimenti, e poi la sensazione di sgomento e di incertezza che ha caratterizzato i giorni a seguire e che ancora si respira nell’aria. Fortunatamente i nostri uffici non si trovano nelle immediate vicinanze della zona delle Torri Gemelle e quindi non hanno subito danni, né c’è stata un’interruzione dell’attività. Il mercato americano rappresenta il venti per cento del fatturato della De Cecco e nonostante le difficoltà abbiamo continuato a soddisfare tutte le richieste. In un momento in cui molte aziende di altri comparti stanno subendo ingenti perdite, la nostra domanda non ha subito flessioni, né in America, né altrove. In generale si registra un ridimensionamento della domanda nel settore della ristorazione, dovuto ad una minore propensione verso i consumi extradomestici, ma dovrebbe essere un fenomeno temporaneo. Infatti, come quotidianamente ci dimostrano i nostri manager e dipendenti che lavorano a New York, c’è una grande volontà di ricominciare a fare le cose di sempre, di riprendere una vita normale. Il mercato della pasta, e più in generale quello alimentare, è forse quello che meno risente di situazioni come l’attuale: infatti, in momenti di crisi la minor propensione al consumo non riguarda beni destinati a soddisfare i nostri bisogni primari. L’esperienza, d’altra parte, l’avevamo fatta già durante la Guerra del Golfo, quando si evidenziò la tendenza ad accumulare delle “scorte”. Rispetto ad allora il mercato sta rispondendo in maniera più equilibrata e la domanda non sta subendo variazioni di rilievo, né se ne prevedono nell’immediato futuro. Ma parlare del domani è difficile, per un imprenditore come per chiunque altro. Fino ad un paio di mesi fa avevamo un quadro dell’economia mondiale che non preannunciava sorprese: poi gli attentati terroristici hanno cambiato tutto ed oggi qualsiasi operatore economico si trova a fare i conti con una nuova realtà. L’importante è guardare avanti. Con ottimismo, se possibile.


Presidente del Gruppo De Cecco
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