Valentina Corsaletti

L’Italia è in forte ritardo rispetto agli altri partner europei sulle politiche ambientali ed è anche gravemente a ‘rischio - salute’. E’ quanto emerso dalla due giorni dedicati alla Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici promossa dal ministero dell'Ambiente e organizzata dall'Agenzia per la protezione dell'Ambiente (Apat), che ha quantificato un aumento del 3% della mortalità per ogni grado di temperatura in più secondo dati forniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). Sul fronte politico, il presidente del Senato, Franco Marini, ha quest’oggi dichiarato che “nonostante le misure previste nella legge finanziaria per il 2007 e nell’ultimo Dpef, dobbiamo constatare che siamo ancora troppo indietro rispetto all’Europa. L’impegno per il clima deve diventare una priorità nell'azione del governo, perché nel quadro della globalizzazione, quello dei cambiamenti climatici, probabilmente, è il problema globale per eccellenza”. Il presidente del Senato ha aperto la tavola rotonda con ministri, opposizione, parti sociali e industria. In particolare, il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha fatto espliciti riferimenti alla prossima Finanziaria: “Spero che Prodi ci possa dare notizie positive e risposte importanti su questioni come frane e alluvioni”. Il responsabile dell'Ambiente ha anche posto l’attenzione sulla necessità di un luogo di confronto che vada oltre la legislatura per riuscire a fare un piano che metta in sicurezza l'Italia”. Il presidente dei senatori di An ed ex ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, ha quindi proposto un ‘tavolo bipartisan’ per trovare “un’intesa su un confronto serio, che non confonda il pragmatismo con il catastrofismo puro”. Secondo il ministro dell’Università, Fabio Mussi, “contro i cambiamenti climatici occorre una scelta decisa in direzione della ricerca. C’é bisogno di ricerca, ricerca e ricerca”! Per il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, “dobbiamo prenderci le responsabilità: io sono pronto a mettere il tema ambientale come tema ‘clou’, e non più come una nota a margine della politica industriale”. Prima della tavola rotonda si erano succeduti numerosi pareri degli esperti. Nel mirino la salute: “I cambiamenti climatici stanno infatti causando nuove malattie. Bisogna tenerne conto, formulando nuovi piani epidemiologici”, ha sostenuto Roberto Bertollini, direttore del programma speciale ambiente e salute dell'Oms Europa. In particolare, “il virus Chikungunya ha provocato una epidemia in Romagna (197 casi sospetti e 166 accertati): la ‘zanzara tigre’ si è dunque ufficialmente stabilita in Italia ed anche in altri Paesi, perché ha trovato un clima favorevole. Come il Chikungunya possono arrivare altri agenti patogeni: diviene dunque necessario predisporre sistemi di sorveglianza più specifica”. Gli effetti del caldo, inoltre, influiscono direttamente sulla mortalità che, in Italia, è aumentata del 3% per ogni grado di aumento medio della temperatura. In ogni caso, alla fine dei lavori emerge un ‘manifesto’, che gli organi di informazione battezzano “Il new deal” della questione ambientale. Il documento approvato sottolinea come “i cambiamenti climatici costituiscano un problema nazionale” e che “le strategie per contrastarli vanno considerate prioritarie per l'iniziativa del Governo e per l'integrazione delle azioni di riduzione delle emissioni di gas serra e delle azioni di adattamento sostenibile nelle politiche sociali, economiche, finanziarie, agricole e territoriali. Queste azioni possono rappresentare anche un importante volano per l'occupazione, oltre alla sicurezza, al benessere e alla qualità della vita dei cittadini italiani di oggi e domani, che dipendono dalla salute del pianeta e dal suo clima”. Il ministero dell'Ambiente conferma che entro il 2008 verrà definita una strategia nazionale per l'adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici e per la sicurezza del territorio. E’ infatti diventata necessaria la definizione immediata di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che veda impegnato l'intero esecutivo, le istituzioni locali e territoriali e le parti sociali, connesso e integrato con l'avvio e la concreta implementazione dei due piani previsti dalle due grandi Convenzioni internazionali: il Piano nazionale per la biodiversità, con particolare riferimento al ripristino ecologico e alla deframmentazione e il Piano nazionale di lotta alla siccità e alla desertificazione. In un'ottica di piena sostenibilità ambientale, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, dovrà dunque comprendere le migliori strategie di intervento per la difesa del suolo, la gestione integrata delle coste, l'adattamento del turismo in Italia, la gestione delle risorse idriche e un programma nazionale di partecipazione, informazione, sensibilizzazione dei cittadini sui cambiamenti climatici. La complessità del tema dei cambiamenti del clima e le sue interconnessioni con gli aspetti di sviluppo socio-economico nazionale e con gli aspetti internazionali (legati alle politiche europee e all'attuazione delle direttive comunitarie, cosi come alle politiche extraeuropee e alle relazioni internazionali), richiede che il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici sia coerente con le strategie di mitigazione e le iniziative di ricerca sui cambiamenti climatici e la formazione. Nuovo slancio e stato poi attribuito alle iniziative che devono essere promosse per assistere i Paesi in via di sviluppo nella programmazione e nella attuazione di piani di adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici, anche al fine di prevenire squilibri sociali. Per favorire la sostenibilità nelle politiche di adattamento viene infine proposta l'istituzione di un Fondo europeo di adattamento che possa supportare le iniziative di assistenza ai paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione a quelli del bacino del Mediterraneo. In ogni caso, dal documento finale emerso dalla Conferenza sono 13 le primissime azioni tese ad un adattamento sostenibile, partendo dall'avvio di una vasta opera di ricerca e conoscenza delle maggiori criticità connesse agli effetti del cambiamento climatico, fino all’impegno nella preparazione di un rapporto annuale sul monitoraggio dei mutamenti del clima e dei loro effetti sull'ambiente, sulla salute dei cittadini e sull'economia, coinvolgendo in maniera vasta il mondo della ricerca e delle università. Viene inoltre confermata la necessità di espandere il sistema di incentivi per il risparmio energetico nel settore residenziale, nonché l’avvio di un programma di sostegno per la bioedilizia, definendo normative che ne permettano lo sviluppo con l'obiettivo di integrare le azioni di riduzione di gas serra con quelle di adattamento al clima che cambia. Impegno del governo è anche quello di incentivare nuove forme di consumo compatibile con le esigenze dell'adattamento climatico, a cominciare dalla promozione dell'etichettatura idrica di beni e prodotti, nonché di adeguare la gestione delle risorse idriche al cambiamento climatico: servono infatti azioni volontarie di risparmio di acqua per l'agricoltura attraverso un patto con le organizzazioni agricole. Altro settore da tutelare è quello dell'agricoltura, al fine di difendere i prodotti italiani dall'impatto dei cambiamenti climatici. In tal senso, l'indicazione prioritaria sarebbe quella di difendere i prodotti tipici, sostenendo l'agricoltura di qualità e l'agricoltura biologica, incentivando colture tradizionali resistenti alla minore disponibilità di acqua e sostenendo la coltivazione delle foreste per la manutenzione del territorio. Per un adattamento sostenibile, le azioni da svolgere riguardano anche la messa in sicurezza delle coste italiane, il rispondere all'atteso aumento della frequenza e gravità degli eventi estremi, il provvedere a un'azione di gestione sostenibile delle risorse marine, incoraggiando un turismo meno legato alle esigenze sciistiche e più consapevole del patrimonio naturalistico. Dulcis in fundo, l'impegno in cui dovrebbe concentrarsi il ministero dell’Ambiente diviene quello di inserire nelle strategie sanitarie la variabile dei nuovi rischi collegati al clima, di mettere a punto di un sistema più efficiente di ‘early warning’ meteoclimatico nelle aree a maggior rischio alluvioni e frane, nonché di aumentare il livello di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, lanciando iniziative di sensibilizzazione e partecipazione democratica con la realizzazione di un ‘Climate Day’, da effettuarsi nel giorno della ratifica del Protocollo di Kyoto, ovvero il 16 febbraio.


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