Alessandro LozziNel numero precedente abbiamo argomentato e commentato l’intreccio, a nostro avviso fatale per il diritto, esistente in Italia tra politica ed amministrazione della giustizia. Oggi diamo spazio ad alcune testimonianze: fatti accaduti, opinioni di noti magistrati e avvocati, di uomini politici. Non si può tuttavia tacere che, tra il precedente numero sulla giustizia e questo, è accaduto un ennesimo grave episodio: a Napoli tra Polizia e una parte della Magistratura si è aperto un conflitto che appare tanto rude quanto insanabile. Non sappiamo come questa vicenda andrà a finire ma l'accaduto ha posto sotto i riflettori uno dei problemi a nostro avviso centrali della questione giustizia e cioè la responsabilità del magistrato.
In democrazia ogni potere e' responsabile: l'esecutivo risponde al legislativo e, quest'ultimo, agli elettori. In Italia invece il potere giudiziario e' assolutamente irresponsabile. Francesco Pintus, che se non sbagliamo prima di diventare Procuratore Generale a Cagliari è stato parlamentare del PCI ed esponente di punta di Magistratura Democratica, ha appunto sostenuto che "il magistrato, unico cittadino che dei propri errori e dei propri eccessi non è mai responsabile, è proprio colui che stabilisce i criteri di misurazione, i tempi e le modalità di pagamento delle colpe altrui. I cittadini sono così assoggettati al controllo incontrollabile dei magistrati ed al contempo chiamati a subire le conseguenze dei loro errori".
Si può dargli torto? Ma soprattutto, si può continuare così?

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