Vittorio LussanaL’amico e collega Nicola Cariglia ha organizzato a Firenze, nei giorni scorsi, un’assemblea permanente delle forze laiche per riuscire a rivitalizzare le diverse componenti liberali, socialiste e riformiste presenti nel nostro variegato panorama politico nazionale. L’iniziativa è stata assolutamente encomiabile. Ma ho dissentito su un punto: quello che vorrebbe schierare questa nuova forza liberal-riformista in una ‘terra di nessuno’, al di fuori di entrambi i ‘poli’ della politica italiana. L’impostazione culturale di una simile operazione, sempreché esista effettivamente la volontà di farla riuscire, non dovrebbe, infatti, evidenziare alcune caratteristiche che contraddistinguono da sempre il mondo dei laici e dei liberali italiani, in particolare quella di rifiutare ogni genere di cittadinanza per volersi presentare come “quelli che non la bevono”. Impersonando le ragioni di quello che si potrebbe definire un ‘partito trasversale’, gli stravaganti ambienti liberali di ‘casa nostra’ hanno spesso dimostrato il proprio più grave limite politico: il ‘vizio’ di favorire un’alleanza rassegnata con la Dc ieri, e con Forza Italia oggi.
Parliamoci ‘fuori dai denti’, cari amici liberali: la vostra impostazione culturale non è quella dei Croce o degli Einaudi, bensì quella dei Guareschi, il cantore di un’arcadia totalmente ‘apolitica’, dei Giannini, inventore di un qualunquismo vociferante e plebeo, o dei Longanesi, un liberale mai dimentico di aver vissuto i propri anni ‘ruggenti’ proprio durante il fascismo. E ‘l’individuo-folla’ a cui da sempre fate riferimento è poco più di un vecchio ‘detrito culturale’ del cosiddetto ‘soggetto atomico privato’ degli Horkheimer e dei Rosenberg, mentre la libertà che reclamate a gran voce è quella delle mere comodità corporali, dell’avversione per il fisco e per le leggi in generale, dell’insofferenza verso ogni forma di assistenza sociale, in breve dell’autogiustificazione della vostra latitanza politica e delle vostre ‘mimetizzazioni’. A furia di criticare tutto e tutti in nome di un liberismo anarcoide, inclemente e demolitore ma che, in realtà, è soltanto ‘crapulone’ e ‘casareccio’, il mondo laico e liberale italiano ha da tempo smarrito ogni contatto con la realtà politica di questo Paese, in quanto ormai esclusivamente composto da un ‘magma’ umano in cui continua ad attecchire pericolosamente la diffidenza verso tutto ciò che è spontaneo e disinteressato, dedito ad un sano principio di impegno civile o di volontariato sociale. Senza mai rinunciare al vezzo, tutto autoreferenziale e narcisista, di deridere le idee sgradite, ciò che riesce veramente difficile a questo strano mondo di ‘reazionari in doppio petto’ o, se va bene, di ‘libertini inviperiti’, è quello di riuscire a smettere di spacciare come ‘nuovo conformismo’ la propria storica ritrosia ad accettare le scomode procedure della democrazia social-popolare. Insomma, l’ago della bussola di orientamento ideologico di molti di questi amici laici è da sempre quello di un liberalismo immune da ogni forma di antifascismo, come se il ventennio ‘mussoliniano’ abbia semplicemente rappresentato solo una parentesi sotto sotto assai gradita, non una vera e propria ‘iattura culturale’ che ha annientato ogni possibilità di un effettivo radicamento sociale di una sana mentalità ed identità nazionale. La rivalutazione di un sapere politico prevalentemente di matrice ‘soreliana’ ne legittima, inoltre, ogni forma di vagabondaggio politico, mentre una vera e propria organicità di vedute finisce con l’essere ricavabile solo ‘a segmenti’, ovvero tramite continue, se non infinite, selezioni tra ciò che è volgarmente retrivo o gerarchicamente ‘immobilista’ e quel poco che potrebbe rappresentare un vago senso di ‘azionismo concreto’. Insomma, carissimi liberali, voi dovreste veramente cominciare a guardarvi dal vostro stesso liberalismo, che non solo non tollera più le idee altrui, ma non sopporta nemmeno più le proprie, poiché rappresenta la giustificazione di ogni vostra duplicità, l’alibi del vostro ‘spirito gregario’ verso chi, in una determinata fase, sembra essere politicamente od economicamente vincente, un gusto tutto demenziale per i ‘ghiribizzi’ rispetto al ‘sudore dell’intelletto’, una decantata libertà di pensiero disancorata da ogni genere di categorizzazione culturale, una forma di indisciplina sociale ‘screanzata’ che assimila le ‘fandonie’ del passato con le ‘frottole’ del presente, una corrività a volte addirittura scurrile che spacciate, con autentica ‘faccia di tolla’, come forma di ‘ironia british’. Ecco, carissimo Cariglia, tutto ciò che non voglio nel futuro polo laico e liberalsocialista. E credo proprio, questa volta, di esser stato più che chiaro.


Articolo tratto dal mensile di informazione e cultura Diario 21
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Lucia - Roma - Mail - martedi 6 gennaio 2009 15.54
Severo, questo articolo. Anche se leale e ricco di spunti molto felici. Non è affatto semplice dirsi liberali, oggi, signor Lussana, poiché ormai è divenuta una categoria culturale pressocché universale, non più comprimibile in una singola forza politica. Oggi, quasi tutti si dicono liberali. Ed è questo che causa molte confusioni.


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