Giuseppe RippaMarco Pannella è tornato varie volte sui rapporti tra radicali e socialisti nel corso degli anni, degli ultimi decenni potremmo dire. Lo ha fatto naturalmente per ricostruire, da suo punto di vista, tutte le fasi che hanno caratterizzato la lunga, complessa e difficile storia dei rapporti tra radicali e socialisti, ma anche per fornire una propria interpretazione della vicenda del “nuovo” soggetto politico, la “Rosa nel Pugno”, che descrive la nuova fase di questi tormentati confronti e che ha l’ambizione di spingere verso obiettivi che diano alla ipotesi “laica, socialista, liberale e radicale” una prospettiva nell’accordo tra Radicali Italiani e SDI per il prossimo voto politico del 9 aprile prossimo. Diceva il leader radicale nella conversazione con Quaderni Radicali sul numero 92 della rivista (luglio/agosto 2005): “Organizzarsi per questi obiettivi… Come si forma il soggetto politico che realizza ciò? Ho detto soggetto politico? Ma anche questo non è un fatto preciso. Sarà federale. Non so. Occorre prima vedere se si riesce a parlare, non a monologare. E questo non è dato dai contenuti e nemmeno dalle formule espressive. Noi siamo stati capaci di parlare con il corpo, con le mani, con i gesti. Si è trattato di un linguaggio di cui possiamo sentirci piuttosto soddisfatti e tuttora, senza rendersene conto, tutti gli altri lo copiano, tanto è vero che poi non hanno più lo stesso effetto. Ma, se storicamente si raggiungono fette consistenti di persone, di donne e di uomini, allora si può proporre una forma. Non raggiungi gruppi consistenti? Allora devi avere un'altra forma. Se per motivi legati ai caratteri antidemocratici del regime e del sistema antidemocratico che vive nel nostro Paese - e non solo - non si raggiunge grande parte della popolazione, allora il quadro cambia. Per esempio io dico: voglio il sistema americano.
Il giorno in cui avrò la possibilità di fare la battaglia che coinvolga veramente l'opinione pubblica, la faccio e penso di vincere in 10 anni. Ma se io so che alla fine della campagna avrò raggiunto - si e no in modo diretto - per pochi minuti solo una sola volta il 25% di elettori, non vado a proporre la stessa cosa. Questo rende evidente che i fatti diranno il che fare. Si vedrà chi ci sta in questa battaglia. Con obiettivi molto larghi. Con obiettivi, come ho già detto, non con i valori. Sui singoli deve prevalere il metodo e la verifica dei risultati. Diamo pubblicità, in queste settimane ad un metodo. Facciamo qualche esempio. Presentiamo degli obiettivi, quelli a cui abbiamo già fatto più volte riferimento in questa conversazione. Dopo di che vedremo cosa faranno gli altri, l'Unione ecc. Il Psi non aveva mai previsto il divorzio. Eppure un deputato fa le cose, spinto dal nostro movimento e il quadro muta. Per esempio Boemi e qualche altro hanno fatto battaglie che non erano proprio nell'agenda di questo centro-sinistra. Si punta a obiettivi. Su questo ci si aggrega. Ma anche con lo sforzo semantico di non dire più liberal-socialista, radical-socialista, ma liberale, laico, socialista, radicale. Con la consapevolezza che si tratta di sinonimi. Se fino a quarant'anni fa era giusto dire liberalsocialista ecc. ecc., per come si è sviluppata la storia politica, culturale, scientifica, il problema a questo punto è tra chi fa l'opzione con l'illusione autoritaria e chi ha l'illusione liberale, libertaria. Ritengo che la storia abbia dimostrato che l'illusione perversa dell'ordine autoritario e autoritariamente mantenuto si è rivelata sbagliata e che abbia dato ragione a quelli che si sono fidati della lentezza della libertà, della responsabilità delle sue contraddizioni ma che fan-no sì che poi il cammino sia compiuto senza che produca il caos finale come nei regimi comunisti, nazisti, fascisti. Per concludere dunque i filoni socialista, liberale, radicale ecc. - che ho richiamato - sono esattamente la stessa cosa: sono sinonimi. Il credente ha oggi, storicamente come connotato la laicità e il laico ha come connotato la religiosità. Quindi i credenti e i laici, i socialisti e i liberali non sono i riferimenti. Il messaggio è a chi arriva, non è riservato alle macerie che sono pure nelle nostre storie. È l'annuncio di un avvenire. L'annuncio che commuove, che ci commuove, con i nostri patrimoni culturali, con le nostre diversità. Noi oggi siamo un campione della gente. Se vedo la gente fatta da giovani di 15 anni, per i quali già esiste una comprensione, so che ci capisce anche negli eccessi”. Fin qui Pannella in una riflessione forse poco conosciuta dall’area radicale che si muove intorno a Radicali Italiani, che questa preziosa conversazione non ha fatto conoscere ai frequentatori del sito. Ma tant’è! Dunque queste le premesse per consegnare la speranza laica, liberale, socialista, radicale ad una prospettiva in grado di passare attraverso la cruna di un ago che sono le elezioni del 9 aprile del 2006 che sembrano contrassegnate, meno di un mese prima dell’inizio ufficiale della campagna elettorale, da una violenza inquietante. I segni ci sono tutti e la nuova legge elettorale sembra sintetizzare simbolicamente.

Contraddizioni

“Vogliamo evitare che il centrosinistra – ha detto Ugo Intini al quarto congreso dello Sdi (Fiuggi 3/5 febbraio 2006)- diventi un “compromesso storico” bonsai. Siamo interessati al Partito Democratico se sarà non il cattocomunismo del 2000, ma il liberalsocialismo del 2000. A questo contribuirà il successo elettorale della Rosa nel Pugno.” Intini ha insistito sul fatto che con la Rosa nel pugno si realizza una aggregazione liberalsocialista, nella coerenza e nella continuità storica. Fu infatti il nuovo corso socialista di Bettino Craxi, - ha proseguito Intini - alla fine degli anni ’70, a lanciare la strategia liberalsocialista, che ha una storia antica, da Salvemini a Gobetti, dai fratelli Rosselli al Partito d’Azione di Lombardi e De Martino. Il liberalsocialismo ha anche radici internazionali, perché da Blair a Zapatero a Schroeder, ormai le politiche dei partiti socialisti europei sono liberalsocialiste. Intini ha detto che la Rosa nel Pugno farà al centrosinistra quattro iniezioni salutari: di spirito laico, di spirito libertario, liberale in economia ed occidentale in politica estera. Ciò aiuterà numericamente alla vittoria, ma aiuterà anche politicamente perché realizzerà un riequilibrio tale da aumentare la credibilità della coalizione. Riequilibrio rispetto all’integralismo cattolico, che c’è. Riequilibrio rispetto al comunismo, che c’è. Ma quello che ha detto Intini sembra negato da quello che Pannella ha scritto – in una lettera del 26 gennaio scorso – al direttore del ‘Corriere della Sera’ Paolo Mieli. In particolare Pannella contraddice Intini e la sua affermazione al congresso Sdi affermando: “Zapatero, Blair, Fortuna: proprio nulla da vedere con i 5 anni di Presidente del Consiglio (non con il socialista) Bettino Craxi. Che cerca di combattere con le loro armi (e politicamente ne muore, ne viene assassinato…)”. Dunque Craxi - nei quattro anni in cui è stato a Palazzo Chigi è stato guardato con diffidenza da Pannella, e Intini (a quel tempo vicinissimo a bettino Craxi) era “complice” di un presidente del Consiglio (B.Craxi) che non esprimeva la sua natura “socialista”. Solo che i fatti non stanno così. Negli anni della presidenza del Consiglio Craxi, Pannella e i radicali pannelliani erano molto vicini al leader socialista e i radicali avevano continui rapporti con Palazzo Chigi. Questo per restaurare la verità delle cose. Così come è utile ricordare che le posizioni craxiane sulla droga sono espresse, in chiave proibizionista, dopo che Craxi non è più a palazzo Chigi. È quello il momento del contrasto tra Craxi e Pannella. Altro quindi da quello che il leader radicale dice (…proprio nulla da vedere con i 5 anni di Presidente del Consiglio - non con il socialista - Bettino Craxi…). Altri radicali avevano cercato di aprire all’area socialista nel 1983, ma restarono delusi dalla posizione craxiana (solo nel 1989 ci sarà un riavvicinamento tra il Movimento Federativo Radicale, Quaderni Radicali ecc. al Psi craxiano, ma quando tutto era già compromesso… - ma di questo diremo in un’altra occasione). Quello che è giusto ricordare è che il giudizio critico era chiaramente espresso nel 1983, e il capitolo del libro “Hanno ammazzato politica intervista a Giuseppe Rippa di Luigi O. Rintallo lo dimostra. Questo ci sembra per ora fornire affinché la complessa trama dei rapporti tra socialisti e radicali non venga stravolta e adattata volta a volta alle esigenze del momento.


Direttore Responsabile dei 'Quaderni Radicali'
Articolo tratto da 'Agenzie Radicali', supplemento quotidiano di informazione e approfondimento dei 'Quaderni Radicali', del 19 febbraio 2006
Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio