Valentina Cirilli
Dal 1998, la compagnia inglese ‘Imitating the dog’ crea e porta in tournée opere originali. Pete Brooks, Andrew Quick e Simon Wainwright ne sono i direttori artistici. E il loro lavoro ha creato una realtà che gode di una reputazione unica, sia nel Regno Unito, sia a livello internazionale. ‘Imitating the dog’ crea opere eccezionali, che sfidano e connettono il pubblico, mettendo alla prova le convenzioni teatrali e producendo design di alto livello, ambizione tecnica e tematica. Come molte altre compagnie hanno concentrato le loro energie nell’offrire gratuitamente al pubblico, incoraggiandolo a una piccola donazione - nonché facendo appello per piccole donazioni - un palinsesto ‘in streaming’ che consenta di poter vedere i loro più famosi lavori come 'Night of the Living Dead', 'The Zero Hour' e 'Six Degrees Below the Horizon'. Spettacoli portati in tournée attraverso la Gran Bretagna e l’Europa e, con il British Council, anche in Ucraina, Georgia, Brasile, allo Spring Festival di Beirut in Libano e a Taiwan. Il British Council ha presentato il lavoro della compagnia al Festival di Edimburgo nel 2011 e, nel 2013, con 'The Hour Zero', prodotto a Batumi, in Georgia nel mese di novembre 2014. Noti per la complessità degli allestimenti e le citazioni cinematografiche, ‘Imitating the dog’ combinano raffinatezza tecnologica con testi d’impatto, producendo lavori intellettualmente ed emotivamente coinvolgenti. Nel quadro dei lavori della compagnia per aumentare la fruibilità da parte del pubblico, ‘Imitating the dog’ ha progettato sottotitoli completamente integrati. Così è stato per la versione unica e originale dell’amato romanzo di Ernest Hemingway, 'A farewell to arms': un classico della letteratura del ‘900 e una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi. ‘Storm from Paradise’ fornisce, invece, un’esperienza di ‘teatro immersivo’, in scena per 20 spettatori alla volta, in cui il pubblico siede su una platea girevole posta all’interno dello spazio scenico in cui agiscono gli attori. Dalla piattaforma in streaming del loro sito è possibile vedere anche l’ultimo spettacolo che la compagnia ha portato in scena, in Italia, nel 2018: ‘Heart of darkness’, il grande classico di Joseph Condrad. Nello spazio desolato e sospeso di un'Europa senza tempo, il regista Pete Brook ha trasferito l'avventurosa vicenda del protagonista di ‘Cuore di tenebra’, il capitano Marlow, in un originalissimo adattamento che conferma il tratto assolutamente inedito e autentico caratterizzante l'estetica del gruppo. L'impianto drammaturgico della pièce si divide tra il procedere del racconto di un Marlow che veste i panni di una donna africana e lo sguardo estraniato di una compagnia di cinque attori, che tentano di metterlo in scena; un gioco ‘metateatrale’ introduce lo spettatore nel cuore della delicata questione interpretativa, che non ha mai smesso di tormentare questo testo ‘conradiano’. La regia di Pete Brooks e Andrew Quick, gli storici fondatori e direttori della compagnia, punta a sottolineare i significati più strettamente politici di esso, inserendolo a pieno nel dibattito intorno ai cambiamenti sociopolitici che hanno caratterizzato il panorama europeo negli ultimi anni, non di meno sulla sempre più convinta affermazione di una pericolosa coscienza razzista. Un'operazione che rivela una necessità e opportunità di attualizzazione, ma che rischia di lasciare inascoltata la preziosità di quell'universo metafisico di cui la ‘diegesi conradiana’ non è che la facciata più superficiale. Per la sua grande complessità ermeneutica, ‘Cuore di tenebra’ si apre, infatti, a un duplice livello di analisi: la connotazione politica e colonialista del viaggio di Marlow offre la possibilità al suo autore di indagare quell'universale capacità dell'uomo di connettersi con la parte più oscura di se stesso. Un viaggio in cui la dimensione fisica dei luoghi attraversati dal narratore cede presto il posto a un'indagine psicologica intorno ai volti nascosti delle pulsioni umane, che nella messa in scena della compagnia inglese non trova spazio alcuno. L'iconicità del linguaggio di Joseph Condrad, quella straordinaria capacità della sua scrittura di saper ‘parlare d'altro’ ben descritta da Dacia Maraini, derivante da ciò che egli stesso definì "un sentimento romantico della realtà”, a lui proprio rende sfuggevole l'apparente semplicità dei suoi racconti. Una peculiarità, quest'ultima, che se da un lato disegnò la grandezza della sua poetica, dall'altro lo pose al centro di numerosi fraintendimenti e mal interpretazioni. Soprattutto, a partire dall'avvento della letteratura post colonialista. La trasposizione scenica di ‘Imitating the dog’, tuttavia, si contraddistingue per una potente carica espressiva. Linguaggi diversi si mescolano: il cinema incontra la forma del fumetto in un sistema di schermi che, oltre ad amplificare lo straordinario lavoro degli interpreti in scena, inserisce alcune sequenze filmiche a cura di Simon Wainwright, in grado di aprire la strada a una molteplicità di orizzonti immaginativi.





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