Valentina CirilliL'incapacità della politica di riuscire a comprendere quello della cultura proviene da una sorta di 'sindrome dell'indifferenza', che ha colpito larga parte del nostro Paese. La cosa si è notata palesemente soprattutto in questo assurdo 2020, in cui la pandemia da Covid 19 ha stravolto la vita di tutti. La 'spettacolarizzazione' di ogni notizia ed evento ha finito con lo svuotare di significato ogni contenuto. Ciò è accaduto come diretta conseguenza del cosiddetto 'crollo delle ideologie', che ha trascinato con sé anche un abbassamento del livello qualitativo di tutti gli altri settori della cultura, da quelli più propriamente 'empirico-scientifici', a quelli eminentemente 'artistico-culturali'. L'intrattenimento e l'evasione 'spicciola' ha finito col trionfare definitivamente, mandando in soffitta valori e contenuti maggiormente educativi o 'edificanti'. Nel mondo del cinema, come in quello della rappresentazione teatrale, è avvenuto un processo di definitiva 'omologazione', che procede inesorabilmente separando il mondo della cultura 'alta' da quella di consumo, senza alcuna 'camera di compensazione'. La 'faglia' si è aperta anche per gli eccessi di ideologizzazione avvenuti nella seconda parte del XX secolo, in cui si è pensato di poter applicare alle arti e alle scienze il metodo e le 'ricette' della dottrina 'marxista', la quale ha finito col fagocitare anche i presupposti sociologici più interessanti, che avrebbero potuto favorire la nascita di una moderna cultura 'media' non banale o 'mercificata'. Ma un'analisi più approfondita è necessario 'abbozzarla', per non rimanere prigionieri di un mero esercizio 'nostalgico' di rimpianti per un passato che avrebbe potuto produrre un 'dottrinarismo' culturale 'liberal', da contrapporre a un più laico e moderno 'scetticismo' moderato. Si tratta di una grande occasione 'mancata', che ha finito col generare un processo di 'massificazione' commerciale, in cui anche gli elementi più trasgressivi - fondamentali per far uscire la società occidentale da una lunga fase repressiva, determinata dal bigottismo cattolico - sono stati dati in 'pasto' al pubblico senza alcun 'filtro' antropologico, in grado di anticipare tendenze e fenomeni nel tentativo di 'governarli'. In buona sostanza, il nostro processo di secolarizzazione è avvenuto in maniera eccessiva e lutulenta, attraverso contraddizioni, improvvise accelerazioni e potentissime 'frenate'. Una trasformazione imposta 'dall'alto' e mal distribuita, che ha creato, da una parte, 'nicchie' quasi 'settarie' di acculturazione 'alta', contrapposte a disordinati processi di 'inculturazione' e di bassa 'volgarizzazione'. Ed ecco da dove proviene il cosiddetto 'populismo'.


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