Emanuela ColatostiOgni tanto ritornano. Ma la verità è che non se ne sono mai andati. Potenziali stupratori? No, più semplicemente uomini dediti alla quotidiana pratica della masturbazione. Il web non è solo il luogo di scambio di materiale pornografico da utilizzare nell'intimità: il dilemma etico del limite delle libertà individuali investe anche il piacere fisico. Nello Stato di diritto, il confine delle possibilità di qualsivoglia individuo di godere (anche solo) dell'effetto che l'immagine di terzi ha sul proprio desiderio sessuale si scontra con il diritto di quest'ultimo ad avere un'identità virtuale, cui è impossibile sottrarsi in una società civile in cui tante relazioni, di tanti tipi, si consumano attraverso le linee internet. Per alcune comunità 'tossiche' del web non è importante quanto 'spinto' sia il materiale oggetto di desiderio. Insieme all'immaginazione, si mette in moto qualche programma di 'editing fotografico' e la magia è fatta: un corpo nudo ha il viso che si vorrebbe ed è pronto per essere gettato 'in pasto' ai compari di masturbazione. E quanto è facile fare del 'benaltrismo', puntando il dito sulla 'pagliuzza' nell'occhio del 'gentil sesso': basta denunciare i pubblici apprezzamenti fatti a influencer uomini sul loro aspetto fisico. Chissà se arriverà mai il giorno in cui, su Telegram, verrà scovato un gruppo di donne volte all'utilizzo onanistico e collettivo di immagini maschili. Per ora, ci ritroviamo inorriditi di fronte a presunti 'padri' che chiedono consiglio su come stuprare le proprie figlie. Questo riportano alcuni degli 'screenshot' ormai largamente divulgati da infiltrati. Se è lecito dubitare della realtà che si tratti veramente di presunti genitori, lo stomaco si capovolge a constatare che sono in centinaia a rispondere, affascinati dalla fantasia. Ma una volta terminato di 'stracciarsi le vesti' per l'ovvio, diviene urgente cercare di attraversare la 'zona grigia' del 'non tutti gli uomini sono così': ci mancherebbe altro... Sarebbe interessante capire come si passa dal gruppo del 'calcetto della domenica', dove probabilmente circolano le foto della ragazza 'più svelta' del gruppo, a vere e proprie community virtuali di 50 mila individui, dediti allo spaccio di materiale (in)consapevolmente pornografico. Ed ecco che anche le donne cresciute e allevate in una cultura patriarcale, o abituate a essere considerate innanzitutto come una proprietà, prendono parte allo stesso 'gioco di ruolo'. Sarebbe ipocrita negare uno spaccio di foto di ragazzi, accompagnati da apprezzamenti ammiccanti. Per non parlare di tutti i racconti contornati da 'risatine' e sbuffi annoiati per tutte quelle volte che il partner ha dimostrato poca voglia di fare il suo 'lavoro' sessuale. In verità, nella relazione 'uomo-donna' nessuno è 'senza peccato'. Ma fermarsi qui sarebbe inutile: bisognerebbe individuare ogni minimo sbaglio, per spezzare la catena della ripetizione. È ormai annosa la riflessione sullo 'sfacelo' delle pubblicità in onda per televisione. E non solo per ciò che riguarda la considerazione dei 'ruoli di genere'. La responsabilità dell'individuo inizia laddove esiste la possibilità di non alimentare l'onanismo collettivo su alcuni personaggi. O, al più, limitarsi all'apprezzamento del secondo e accendere il cervello sull'effettiva qualità del 'servizio' proposto. Ciascuno, nel suo piccolo, può evitare di sessualizzare a tutti i costi ogni corpo femminile e spingere i propri conoscenti a fare altrettanto. Ma rassicurarli con complicità, oppure garantire indifferenza, non è molto lontano dall'assistere in silenzio di fronte a una vittima di molestie sessuali. Niente rende lecita la pubblicazione di foto condivise nel privato di una relazione. E tutte quelle dichiarazioni che indicano il 'senno di poi' hanno la stessa valenza del 'se non avesse avuto la minigonna' o, peggio ancora, del 'se non fosse uscita di casa a quell'ora'. Asserzioni di questo genere spostano la responsabilità dal colpevole alla vittima. Senza contare che gli 'stupri virtuali' non vengono consumati solo per mezzo di scatti osé, ma anche su banalissime foto profilo. A rendere più eccitante l'immagine di una persona nota, piuttosto che di un'anonima pornoattrice, entrano in gioco almeno 3 diversi fattori: a) la complicità con lo 'spacciatore'; b) la realtà tangibile della persona, che facilita il gioco di fantasia e quindi l'eccitazione; c) il senso di protezione dato dal 'branco'. Per non parlare di quel confine sottile tra buona fede e malafede, che si percorre in 'punta di piedi' assecondando la curiosità infantile, tutt'altro che ingenua e, se fuori tempo massimo, di profanare il tabù, il proibito. È curioso come, in Italia, si invochi tantissimo l'educazione scolastica, dunque istituzionale, quando ci si accorge dell'assenza di senso civico negli 'uomini di domani', salvo poi demandare alla famiglia tutto ciò che riguarda l'educazione sessuale e affettiva in generale. Troppo spesso, i genitori chiudono gli occhi sul 'bullismo' e le 'molestie sessuali' dei propri figli, mentre continuano a girare battute spiritose circa 'porte e chiavi'. Se osserviamo la questione dal lato dell'industria pornografica - professionistica o amatoriale essa sia - la 'lettera scarlatta' ricade unicamente sulla controparte femminile, una volta rientrata nella quotidianità domestica. Il 'fruitore medio' poco si interroga sull'origine di un eventuale complesso di inferiorità, di fronte a modelli o attori dotati di 'attrezzi' di notevoli dimensioni. Per non parlare dell'origine del risentimento in cui, spesso, si trasforma la mancanza di autostima, quando questa attecchisce in un individuo immerso in una società che lo vuole 'forte' a tutti i costi. Il 'machismo' danneggia tutti i generi, perché li contrappone in un giuoco di potere che condiziona entrambi. In particolar modo le donne, visto e considerata la carica di risentimento che alcune comunità di Telegram, alla stregua de 'Il canile', si portano dietro. Basti pensare alla descrizione che danno di se stessi, questo genere di uomini. Basterebbero un paio di esempi: gli 'incel' sono gli 'involontariamente celibi'. Dalla nascita del web, essi si riuniscono in community autocommiserandosi per il loro 'status' di 'single'; inveendo contro le donne, che sembrano non voler proprio cedere al loro fascino; oltraggiando con appellativi offensivi il 'gentil sesso', perché dà ad altri ciò che si vorrebbe solamente per se stessi. Ma la nuova frontiera sono i 'redpill' (chi ha scelto la 'pillola rossa' di Matrix, ndr). Secondo i 'redpill', il movimento femminista, fin dalla sua nascita, sarebbe un attacco deliberato al privilegio naturale del maschio di possedere la donna. Allora, invece di accusare ogni 'nazifemminista' di voler imporre il proprio punto di vista su quello maschile, è necessario spogliarsi del costume dell'omertà e intimare a ogni 'spacciatore' di 'sensualità tossica' di smetterla, perché ciò è profondamente sbagliato.  


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