Vittorio LussanaIn questi giorni di emergenza planetaria per l'epidemia di coronavirus, può sembrare che le nuove tecnologie siano giunte in nostro soccorso in molte cose. Ma ciò è avvenuto attraverso un fatto instauratosi incidentalmente, non per un atto politico ben preciso, dotato di una propria visione, organica e coerente, delle cose. Non siamo di fronte a una società che, messa alle 'corde' dalla quarantena forzata, ha finalmente compreso quale sia l'utilizzo migliore di smartphone, Iphone, tablet e social network. Si tratta, cioè, di una condizione di necessità, non della volontà di superare un utilizzo psicopatologico ed edonistico dei nuovi mezzi di comunicazione. Al contrario, quanto accaduto ha palesato ancor di più le micidiali attitudini della rete e dei social alla disinformazione e alla diffusione di 'fake news'. Uno sviluppo tecnologico non accompagnato da un reale progresso civile e culturale rimane un'attitudine negativa della modernità, che provoca squilibri evidenti. Numerosi studi scientifici dimostrano come un utilizzo eccessivo di smartphone, gaming, internet e social network conduca a una sorta di surrogazione della vita reale, che genera falsi equilibri, sfociando in fortissime crisi nel momento in cui la loro fruizione s'interrompe. Oltre a ciò, le nuove tecnologie facilitano lo sviluppo di capacità cognitive diverse, implementando alcune competenze a danno di altre. In pratica, attraverso l'uso distorto delle nuove tecnologie non si apprende come compiere al meglio un determinato atto, bensì si chiede a uno strumento di realizzarlo al posto nostro. Inoltre, esse modificano l'utilizzo del pensiero, poiché tutto si amplifica in favore della 'performance' immediata. Anche il semplice esercizio mnemonico di ricordare una serie di dati statistici risulta demandato al telefono cellulare o alla rete internet, mentre il nostro cervello crea una 'mappa differente', preoccupandosi prioritariamente di come 'recuperare' quelle stesse informazioni quando esse ci serviranno. In buona sostanza, le nuove tecnologie provocano una sovrastimolazione sensoriale, con conseguenze negative sull'attenzione e sulla memoria. Esse ci portano enormi vantaggi sul versante dell'acquisizione delle conoscenze, ma mortificano ogni maturazione emotiva, affettiva e relazionale, lasciando irrisolti i nostri problemi individuali o personali. Insomma, siamo innanzi a un'ulteriore ed evidente regressione di massa, che appiattisce ogni questione alla semplice prestazione 'pragmatica', bloccando ogni reale nutrimento spirituale, culturale o valoriale in favore dell'incoerenza e dell'incostanza dei nostri comportamenti. Si tratta di conseguenze che, a nostro parere, non dovrebbero essere sottovalutate, poiché possono portare a vere e proprie sindromi piscopatologiche, le quali riescono a convicerci surrettiziamente che la nostra vita sia tutta un 'gioco', senza mai insegnarci che ci sono momenti in cui è necessario comportarsi da persone serie. E' la vittoria delle sensazioni che sostituiscono le idee e i pensieri, che favoriscono l'inebetimento di massa, che impediscono ogni reale evoluzione della società, la quale rimane prigioniera di dissociazioni che annullano la veracità, l'originalità, la capacità di distinguere problemi e soluzioni, cause e sintomi, degradando lo 'spirito' a 'cosa'.

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(editoriale tratto dal mensile 'Periodico italiano magazine' n. 54 - marzo 2020)
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