Davide GiacaloneDaniela Mercuri è una giovane cantante brasiliana, figlia di un diacono e molto cattolica, tanto da impegnarsi personalmente nelle attività della chiesa a Sao Salvador de Bahia. Era stata invitata a prender parte al concerto che si terrà in Vaticano, ma adesso la sua presenza non è più gradita giacché la Mercury si è dedicata anche ad una campagna contro l’aids e, per prevenire i contagi, ha pubblicamente suggerito l’uso de “la piccola camicia di Venere”, del preservativo. Il Vaticano è, naturalmente, libero, come chiunque altro, di invitare o non invitare chi gli pare ai propri concerti, eventi e manifestazioni. Se Daniela non ce la vogliono, vuol dire che canterà da un’altra parte (ma quando fecero cantare Bob Dylan, un grande, davanti al pontefice, glielo dissero che aveva scritto serenate per gli spacciatori di eroina?). Non solo, aggiungo che la Chiesa ha tutto il diritto di proclamare la propria dottrina sul tema della procreazione e di condannare in ogni modo l’uso di quale che sia sistema anticoncezionale.
Quello che salta agli occhi è che mentre la politica, mentre la gran parte della destra come la gran parte della sinistra, continua ad inseguire il sogno di una legittimazione vaticana, mentre gli uni e gli altri si contendono il ben volere delle gerarchie, la Chiesa stessa mostra tutta la sua profonda crisi nella capacità di sollecitare e guidare i comportamenti dei singoli. Insomma, cerchiamo di non essere ipocriti e di non girarci attorno, ma gli anticoncezionali sono d’uso comune presso tutti, e le condanne dal pulpito non convincono nessuno, ma proprio nessuno, a cambiare condotta. Ed è un bene. Il preservativo tutela dal contagio di malattie terribili, come l’Aids, e già solo per questo meriterebbe un monumento (si fa per dire), ma in quanto anticoncezionale, assieme a tutti gli altri sistemi, previene anche l’aborto, che è una tragedia. Da laico dico: evviva gli anticoncezionali, abbasso l’aborto. La Chiesa dice: abbasso l’aborto ed abbasso gli anticoncezionali, con ciò mettendosi fuori dal mondo, a coltivare una morale sessuofobica che non fa e non farà proseliti. I politici che cercano d’essere benedetti pensano di rivolgersi ad un mondo in cui dall’altare mediatico possano formarsi le coscienze e consolidarsi le convinzioni. Ma quel mondo non c’è. Che sia un bene, che sia un male, ma non c’è. Il politico che recita la parte del buon cattolico, oggi, in Italia, ha un divorzio alle spalle, ha fatto figli con la seconda moglie o il secondo marito, e non ne ha fatti uno all’anno perché usa gli anticoncezionali, ed a coronamento di ciò spera che gli animi si muovano a suo favore nel vederlo pentita pecorella che invoca il perdono, guardando dalla pantofola in direzione dell’anello. Credetemi, questa scena non sposta un voto.


Articolo tratto dal quotidiano "L'opinione delle Libertà" del 26 novembre 2005
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