Michela DiamantiNunzia Gionfriddo è una scrittrice appassionata e un'autrice di valore. Una persona 'd'altri tempi', innamorata della lettura, della scrittura e dell'approfondimento storico. Oltre alla passione, è tuttavia doveroso segnalare al grande pubblico che ci troviamo innanzi un'autrice che sta trovando una sistematizzazione molto seria del proprio lavoro, incrociando in maniera sempre più feconda le proprie indagini con un rigore culturale, sociologico e persino 'etnologico' dotato di validità scientifica. Ciò è riscontrabile nel suo ultimo romanzo, 'Cioccolata calda per due', edito da Pegasus Edition e uscito verso la fine dello scorso anno. La Gionfriddo, a dire il vero, ha già collezionato premi e riconoscimenti, essendo una titolata insegnante di Lettere che, al termine del proprio servizio, ha cercato di reinventarsi una 'second life' da autrice, approfondendo meritevolmente alcune sanissime curiosità storiografiche. Una persona che non si discute per onestà intellettuale e per la capacità di andare a fondo in vicende anche assai intricate del passato: una sorta di 'mosca bianca', per i tempi attuali. Questa sua nuova opera è sostanzialmente un incontro tra due persone, Giovanni e Florinda, che si innamorano l'uno dell'altra con il gusto di assaporare ogni momento di conoscenza reciproca, proprio come quella 'cioccolata calda' che hanno ordinato durante il loro primo incontro in un bar di Roma. Un modo di 'covare' o di 'cumulare' lentamente i sentimenti, senza la solita fretta di 'bruciarli' per motivi egoistici di solitudine o bisogno. In questo modo, Florinda scopre il doloroso passato di Giovanni, letteralmente investito da esperienze tanto terribili, quanto sfortunate: un'infanzia trascorsa nella Trieste contesa tra nazifascisti e comunisti 'titini' alla fine della seconda guerra mondiale, che sfociò nella tragedia delle 'foibe'; la perdita della propria compagna durante il violento conflitto serbo-croato esploso negli anni '90 del secolo scorso, con la successiva guerra civile in Bosnia, che generò intere ondate di profughi, in fuga dalle furiose rappresaglie serbe e dalle loro 'pulizie etniche'. Nella città di Sarajevo, il protagonista del romanzo si ritrova in una seconda tragedia, per l'uccisione della sua compagna sotto ai colpi di mortaio e quelli dei cecchini durante una delle avanzate di Milosevic, tesa a forzare l'assedio. L'autrice, attraverso il dramma di Giovanni, approfondisce queste due complesse vicende storiche. Con pieno merito, poiché intorno alla questione delle 'foibe' ci si dimentica che episodi del genere erano già capitati a parti invertite. E' infatti recente la scoperta che ha documentato come uno dei documentari circolati in Italia negli anni '50 del secolo scorso, veda mescolati assieme i due diversi momenti di odio etnico tra fascisti e 'titini', generando un vero e proprio 'fake' storiografico. Sottolineare tali aspetti è indubbiamente meritorio da parte della studiosa, la quale è riuscita a dimostrare la necessità di dover completare, attraverso ricerche maggiormente obiettive, un episodio che ha subìto una strumentalizzazione ideologica più dannosa che utile ai fini di una credibile pacificazione nazionale e collettiva. Per quel che riguarda il lungo assedio della capitale bosniaca, la Gionffrido tende a evidenziare come si sia sorvolato spesso sulle vicende relative alla disgregazione della federazione Jugoslava, avvenuta negli anni '90 praticamente davanti casa nostra. Quest'ultima obiezione è un po' meno fondata, a dire il vero, per alcuni aspetti relativi agli impegni affrontati dai vari governi italiani nel corso degli eventi, sia sul terreno militare, sia in quello relativo agli aiuti ai profughi, quelli 'bosniaci' prima, quelli 'kosovari' in seguito. Aspetti intorno ai quali tende a calare un 'velo pietoso' per motivazioni molto 'italiane' di 'distrazione' degli aiuti stabiliti dal parlamento, nonché per le pressioni di altri Paesi dell'Unione europea finalizzate a limitare la sfera d'influenza italiana nei Balcani. In ogni caso, a prescindere da queste annotazioni, salutiamo con favore il lavoro della Gioffrido, sempre più tendente a perfezionare e a 'sistematizzare' il proprio metodo di approfondimento e di inchiesta in merito a complessi e specifici eventi storici. Una maturazione che sta avvenendo opera dopo opera, abbandonando gli 'sperimentalismi irregolari' anche sotto un profilo 'giornalistico' o d'inchiesta, senza dimenticare il campo dei sentimenti, assaporati e ricercati con il 'gusto' degli amori più adulti, eleganti e maturi. Un'autrice, insomma, che ha raggiunto un indubbio grado di evoluzione e di maturazione: tutti segnali che, di solito, preludono all'arrivo di un capolavoro. Un'eventualità che auspichiamo con sincero interesse.


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