Pietro PisanoL'esordio del regista Gianni Aureli con il film 'Aquile randagie', è un omaggio al mondo dello scoutismo e, al contempo, un riportare alla luce una porzione di Storia italiana fino a oggi rimasta nell'ombra. Scritto dal regista insieme a Massimo Bertocci, Francesco Losavio e Gaia Moretti, il film è stato presentato in anteprima al 'Giffoni Film Fest' ed è uscito nelle sale dal 30 settembre al 2 ottobre di quest'anno. Il racconto cinematografico si concentra su un gruppo di scout milanesi, le 'Aquile randagie', che si opposero al fascismo e alla decisione, sancita da un decreto di Benito Mussolini, di far chiudere ogni associazione giovanile all'infuori dell'Opera Nazionale Balilla. Protagonisti della vicenda sono: Andrea Ghetti (Romeo Tofani), detto Baden e Giulio Cesare Uccellini (Teo Guarini), detto Kelly, che operarono in clandestinità ed ebbero come ritrovo le montange della Val Codera, proponendosi come fine quello di aiutare gli altri in ogni circostanza. Dopo il 1943, le 'Aquile randagie' si unirono alla Resistenza e, con l'aiuto di alcuni docenti del collegio San Carlo di Milano, entrarono a far parte di 'Oscar' (Organizzazione scout cattolici per l'assistenza dei ricercati, ndr), riuscendo a trasferire oltre il confine svizzero, mediante la creazione di documenti falsi, più di 2 mila persone, tra ebrei e perseguitati politici ricercati dai fascisti. Alla fine della guerra, in onore ai loro principi di non violenza, consegnarono agli alleati anche fascisti e nazisti, sottraendoli alle rappresaglie dei partigiani e chiedendo per loro un giusto processo per i crimini commessi. Indubbio merito del film è quello di avr portato sul grande schermo un episodio poco conosciuto della Resistenza italiana: un lavoro notevole di ricerca storica, che si è avvalso del contributo di Don Giovanni Barbareschi, 'Giusto tra i Giusti', prete antifascista e medaglia d'argento della Resistenza. Purtroppo, non tutto risulta sul medesimo livello della pregevole accuratezza storica. Tra i principali difetti della pellicola troviamo una sceneggiatura acerba, un po' ingenua, insieme a un sentore di 'fiction Rai' non proprio ottimale per la realizzazione finale. Nonostante ciò, possiamo considerare riuscita l'operazione di un film che rappresenta un 'unicum' nella cinematografia italiana, nell'aver riportato alla luce la narrazione di una parte della nostra Storia, trascurata e fino a oggi poco conosciuta.


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