Michele Di MuroLo sorso venerdì 20 settembre 2019 è iniziata la settimana di manifestazioni globali giovanili in favore della salvaguardia dell'ambiente, in risposta alla chiamata della giovanissima attivista svedese, Greta Thunberg. Si tratta della prima generazione destinata a subire direttamente gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche l'ultima ad avere la reale possibilità di fare qualcosa per ricorrere ai ripari. Sono giovani, tecnologici, informati e preparati al pensiero critico e hanno, di fatto, 'bypassato' la generazione che li precede: quella dei 'millennial'. Chiedono attenzione e lo fanno con pacifiche, ma sentite, manifestazioni di massa sparse in numerosi Paesi del mondo. Si chiamano 'Friday For Future' (venerdì per il futuro), ovvero: giornate in cui gli studenti scelgono di non seguire le normali attività scolastiche, per prendere parte a mobilitazioni di protesta contro una società e un mondo politico che poco o nulla fanno per salvare il nostro unico e amato pianeta. Il presupposto ideologico si basa su una semplice riflessione: se la scuola deve prepararci al futuro, perché andarci passivamente se questo futuro poi ci viene negato? O ancora: perché sforzarci per essere istruiti, se poi i governi e i politici non ascoltano? A partire dal 2015, il movimento studentesco del 'Friday For Future' è molto cresciuto nel breve volgere di pochi anni, fino a coinvolgere, lo scorso 15 marzo, oltre un milione e mezzo di studenti che hanno manifestato in contemporanea (o quasi, visto il fuso orario) in oltre 40 Paesi del mondo. La settimana di protesta in corso, che si concluderà il prossimo 27 settembre, promette di superare di gran lunga questi numeri. Si prevede, infatti, un coinvolgimento di oltre 150 Paesi. Il naturale luogo di diffusione dell'iniziativa è internet, strumento attraverso il quale i ragazzi s'informano e si organizzano in massa. La settimana in corso è di importanza cruciale: il prossimo 23 settembre prenderà il via, a New York, il summit dell'Onu per il clima, durante il quale prenderà la parola la stessa Thunberg, arrivata negli Sati Uniti dopo un lungo viaggio in barca attraverso l'Oceano Atlantico. L'importante incontro, che prevede la partecipazione dei capi di governo, Ong, amministratori locali e attivisti, è già stato preceduto dallo 'UN Youth Climate Summit', tenutosi in questi giorni. A quest'ultima conferenza hanno preso parte 500 giovani da tutto il globo, con la ventiquattrenne studentessa Federica Gasbarro in rappresentanza dell'Italia. La novità, questa volta, è che le manifestazioni in corso non vedono il coinvolgimento dei soli giovani, ma anche di gruppi sindacali, organizzazioni umanitarie e unioni di dipendenti di importanti marchi internazionali (Amazon, Microsoft e Patagonia, per esempio). Da New York, Greta sta postando via twitter immagini provenienti dai vari 'Climate Strike' (scioperi per il clima), attraverso i quali è possibile farsi un'idea della capillarità dell'evento e della sua enorme portata. Sul sito fridaysforfuture.org è inoltre possibile visualizzare una mappa in cui vengono segnalati i luoghi ove sono previste, o sono già in corso, le manifestazioni. Queste sono per lo più concentrate tra le Americhe e l'Europa, ma registrano un importante coinvolgimento dei Paesi africani e di quelli orientali. Di fronte alla cecità degli adulti, che forse troppo tardi si stanno attivando, il grido di allarme dei più giovani dovrebbe portare, forse, a un radicale cambiamento che è prima di tutto culturale, ma che potrà essere realmente efficace solo attraverso una forte e decisa azione politica e legislativa che incentivi e favorisca il mutare delle abitudini e delle pratiche di produzione industriale. Si dirà pure un'ovvietà, ma il recente sconvolgimento dei mercati conseguente all'attacco ai pozzi petroliferi in Arabia Saudita, al di là delle ripercussioni di natura economica e politica, rende evidente quanto i processi di evoluzione verso la creazione di società virtuose, in grado di abbattere le emissioni, siano in realtà lontanissimi dal loro completamento o, ancora peggio, dal più semplice avviamento. Quello del 'Friday For Future' è un movimento apolitico che ci impone una seria riflessione sulla necessità di superare le differenze ideologiche, culturali e sociali che spesso bloccano un'azione politica, in funzione di una più efficace concentrazione degli sforzi su quello che è più urgente: la salvaguardia della Terra.


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