Marcello ValeriE' morto Felice Gimondi, un ciclista tenace, forse uno dei pochi degni di ereditare il ruolo di successore, negli anni '60 e '70 del secolo scorso, di Fausto Coppi. In tanti hanno esaltato in questi giorni i suoi successi su strada, ma in pochi hanno ricordato il suo grande talento anche su pista. Ricordiamo, per esempio, una '6 giorni di Milano' massacrante, vinta nel 1977 al velodromo Vigorelli in coppia con Van Linden, in cui alla fine della corsa non riusciva neanche a camminare per il generoso sforzo che aveva prodotto, a 35 anni 'suonati'. Resta pur vero che, probabilmente, Eddy Merckx fosse un talento assoluto, mentre Gimondi rappresentava il risultato di un 'ciclismo operaio', in cui ogni successo veniva costruito giorno per giorno. Proprio per questo era fortissimo nelle grandi corse a tappe dove, anche quando non vinceva, otteneva sempre ottimi piazzamenti. Tuttavia, non è stato Felice Gimondi a imbattersi in Eddy Merckx, come ha scritto Vittorio Feltri su 'Libero', bensì il contrario: è stato il 'cannibale' ad aver incontrato questo splendido ragazzo bergamasco, con il sorriso sempre stampato sul suo volto, in un momento della carriera in cui credeva di non avere più avversari da battere. Fu una rivalità autentica, vera, molto accesa: solo un arcigno bergamasco poteva tener testa a un fiammingo che stava dimostrando, innanzi a tutto il mondo, di essere il numero uno. La risposta di Gimondi giunse nel 1973 sul circuito di Barcellona, durante il campionato mondiale su strada. Il campione fiammingo, per ben due volte cercò di togliersi dalla ruota il bergamasco, il quale, tuttavia, strinse i denti e non cedette, andando ostinatamente a riprenderlo in ambedue le occasioni. Si giunse pertanto a una drammatica volata finale a 4, con lo scalatore spagnolo Luis Ocana e il pericolosissimo 'sprinter' Freddy Maertens, un velocista che Merckx si era portato dietro per farsi 'tirare' la volata. Ma in dirittura d'arrivo, Gimondi riuscì a rimanere largo, al fine di sorprendere i due fiamminghi dall'esterno, anticipando la volata. Preso in contropiede, Merckx non riuscì più a recuperare un solo centimetro, mentre a Gimondi bastò andare a chiudere Maertens in un angolo, per concludere in testa quel lunghissimo 'scatto': una mossa di grande intelligenza tattica, che discendeva proprio dalla sua esperienza su pista. E che permise al nostro 'azzurro' di seppellire il 'cannibale', dimostrando a tutto il mondo che non era affatto impossibile sconfiggerlo. Grazie, Felice Gimondi: sei stato un vero esempio e un autentico mito, come uomo, come sportivo e come italiano.


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stefano antoniutti - venezia - Mail - domenica 25 agosto 2019 19.36
Un grande, un vero campione.
Da ragazzino dei '60 avevo tre foto di sportivi nella cameretta : Sandrino Mazzola, Giacinto Facchetti e Felice Gimondi. Tra campioni seri, tre italiani seri. Avercene...


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