Pietro PisanoNella terza stagione della ormai celebre serie tv, il rapimento di uno dei componenti della banda costringerà il Professore a mettere in atto un'altra rapina presso la Banca centrale spagnola: tra thriller e telenovela, la lotta disperata contro il sistema. Il successo planetario ottenuto da 'La casa di carta' è ormai sotto gli occhi di tutti. Un prodotto che, pur non essendo privo di difetti, ha fatto breccia nel cuore di molti, avvalendosi di un'immaginario riconoscibile, fortemente iconico (si pensi, per esempio, alle tute rosse e alle maschere di Salvator Dalì) e di una trama incalzante, adrenalinica, ricca di colpi di scena. La popolarità conquistata da questa serie spagnola, andata prima in onda presso Antena 3 (dal 2 maggio al 23 novembre 2017) e acquistata in seguito da Netflix, è andata via via crescendo fino a divenire esponenziale. La terza parte del serial è disponibile sulla piattaforma video on-demand Netflix a partire dal 19 luglio, con otto episodi che sembrano essere fatti apposta per esseri fruiti attraverso estenuanti maratone o binge watching. In quest'ultima avventura dei nostri beniamini mascherati, novelli Robin Hood, gli ingredienti che hanno contribuito al successo delle prime due stagioni (che in realtà costituivano un unico blocco narrativo, poi diviso in due parti) non hanno subito alcuna variazione di sorta. Avevamo lasciato la banda del Professore (Alvaro Morte) con un parziale happy ending, dopo la buona riuscita della rapina presso la Zecca dello Stato spagnola di Madrid. Ogni cosa lasciava presagire per tutti una vita da pascià. Tuttavia, già a partire dalla prima puntata di questa terza stagione, Rio viene catturato dalla polizia: sarà questo espediente narrativo il pretesto attraverso cui la banda ritornerà in azione per salvare il ragazzo, mettendo in atto un altro colpo presso la Banca centrale spagnola. Come si può intuire già da queste premesse, non ci saranno grosse novità nell'arco degli otto episodi: l'originalità è stata per lo più sacrificata e gran parte dei meccanismi narrativi, ampiamente sfruttati dagli autori nell'arco delle prime due stagioni, in questo ultima stagione vengono sviscerati e potenziati ulteriormente. Avremo quindi melodrammatici flashback, che si frappongono nel bel mezzo dell'azione per farci entrare nella psiche dei personaggi: l'intelligenza diabolica di un leader che ha programmato ogni eventualità e che riesce sempre a farla franca (un po' come accadeva con Michael Scofield in Prison Break); quello strano mix tra thriller e telenovela che tanto ha appassionato milioni di telespettatori; infine, l'incursione di scene molto spesso sopra le righe, becere e francamente kitsch, che si susseguono nel corso degli episodi senza soluzione di continuità. Sarebbe inutile soffermarsi sui buchi di trama, o sulla gratuità di alcuni momenti poco felici: 'La casa di carta' è una serie che, nonostante tutti i difetti di cui sopra, appassiona e riesce a intrattenere come poche altre realtà televisive. In questa terza stagione, da segnalare è sicuramente la buona caratterizzazione del nuovo villain, Alicia Sierra (Najwa Nimri), ispettore di polizia e donna dall'intelligenza fuori dal comune, con una passione senza freni per i dolci. Un personaggio riuscitissimo, che sembra quasi rappresentare la controparte malvagia del Professore, in grado di tenergli testa e i cui metodi spietati mettono in luce il lato oscuro del sistema. Quel sistema che la banda del Professore ha giurato di combattere, con ogni mezzo.


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