Vittorio LussanaLa politica dei 'porti chiusi' non può più essere considerata una semplice posizione puramente di principio. Appartiene, invece, a una strategia vera e propria, studiata appositamente per rendere il nostro Paese sempre più inviso agli altri partner europei e, probabilmente, giustificarne l'uscita dall'Eurozona, o per esclusione diretta, oppure per pressione interna di una parte della popolazione italiana. Se così non fosse, Matteo Salvini si recherebbe alle riunioni del Consiglio d'Europa appositamente dedicate alla questione migratoria. Disertandole regolarmente, appare chiaro come il vero obiettivo delle destre in generale sia un altro: giungere all'Italexit. Come ai tempi del fascismo, non ci si venga a dire di non aver vigilato intorno a un processo di distruzione e di rovina del Paese, o di aver lasciato che le forze reazionarie, non fortissime ma estremamente rumorose, non portassero a compimento le loro assurde strategie. Anche nel mondo laico-liberale, chi sta chiedendo o cercando di influire sulla situazione affinché venga individuata una soluzione concertata ai più alti livelli, viene criticato sulla base della 'strana' distinzione tra mondialismo e nazionalismo, per il solito vecchio vizio dei liberali di 'tener ferma la scala' alle destre o per puro indifferentismo borghese, dato che esiste anche un'Internazionale liberale che, di certo, non può definirsi anti-localista o anti-nazionalista per definizione. La vera distinzione che dovrebbe porsi rimane quella tra culture razionali e irrazionali, perché è questo il 'nodo' che rimane da sciogliere in questo Paese e che si è sempre preferito non affrontare, probabilmente al fine di poter giuocare su più tavoli. In tal guisa, la profonda e immorale ambiguità italiana è rimasta latente, fino a quando non ha potuto riemergere in tutta la sua purulenza. Ma in tutto questo, si vede confermato l'antico anatema 'pasoliniano' in merito a uno sviluppo economico piatto e caricaturale, che non è stato accompagnato da alcun fattore civico, educativo o culturale, al fine di abbandonare il Paese tra le sue contraddizioni. Una responsabilità che non verrà intestata unicamente alle destre, ma a tutto il mondo politico, economico e professionistico italiano, per aver dimostrato una cronica estemporaneità e impreparazione. Estemporaneità e impreparazione che hanno già causato numerosi danni sociali, ricaduti pesantemente sulla vita delle generazioni più giovani. E che, questa volta, non saranno perdonate.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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