Michela Zanarella'Dead Poets Society', noto qui da noi come 'L'attimo fuggente', il film 'cult' del 1989 diretto da Peter Weir e con protagonista Robin Williams, ci ha fatto conoscere 'La setta dei poeti estinti': un gruppo di ragazzi appassionati di poesia, che si incontrano di notte in una grotta per recitare versi. Sono passati gli anni, sono cambiate le generazioni, ma la poesia continua a entrare nella vita delle persone, anche dei più giovani. Mattia Tarantino appartiene alla 'generazione Z' dei 'post millenials'. Ovvero, è nato dopo il 2000, in un contesto dove la digitalizzazione ha raggiunto l'apice. La sua raccolta, 'Fiori estinti', edita da Terre d'ulivi, rievoca il filone dei 'poeti maledetti', che ebbe origine da un'opera di Paul Verlaine, 'Les poètes maudit', pubblicata nella sua prima edizione nel 1884. L'autore sceglie di aprire la raccolta con una poesia breve, fulminea, intitolata 'Fiorire': "Dolore di fiorire questo cardo/che collassa nella luce". Il cardo tende a crescere in luoghi impervi. In questo caso, rappresenta la solitudine e l'isolamento. Tarantino procede utilizzando un lessico potente, visionario. Poche parole, ma incisive: il latte, il focolare, un angelo timido. Il lettore vede, sente, ascolta e si trova proiettato in una dimensione quasi onirica. L'avvenire diventa "elemosina e stupore". Il latte è un alimento che proviene dalla natura ed evoca un archetipo universale come la 'Grande Madre', fonte di sostentamento di tutte le forme di vita. La poesia di Tarantino si nutre costantemente di simboli. Esiste un legame con il culto dionisiaco: la divinità, mentre faceva sgorgare il latte dalla Terra, annullava le distanze tra gli uomini e le bestie, tra i vivi e i morti. Vino e latte sono in contrapposizione. E l'autore li utilizza spesso nei suoi testi, proprio per mettere in evidenza l'oscillazione tra vita e morte, sacrificio ed estasi. Sofferenza, dolore, ma anche accettazione di una vita fatta di luci e ombre. Si intuisce che il poeta ha una buona conoscenza della poesia, soprattutto degli autori del passato: c'è sicuramente una contaminazione con Rimbaud e Baudelaire. Tarantino rende attuale il linguaggio, mantenendo salda l'importanza delle immagini, dei suoni, del ritmo. Scrive: "Amate anche il canto/finale del passero; le astuzie/che nutrono i morti". Il giovane autore ci invita a non temere la fine, a saper accogliere e comprendere il dolore con una sorta di distacco. Un distacco che non significa indifferenza. Al contrario, vuol dire imparare a conoscere la vita e le sue molteplici sfumature. Papaveri rossi, acqua, fiori, erba, cielo, vento e un bosco segreto in cui tornare sono elementi essenziali, per dare voce a una natura che si fa tramite per un recupero interiore: dopo le ferite, la salvezza. La lirica 'Pane, fuoco e profezia' è una sorta di manifesto di tutta la raccolta. Ed esprime ciò che muove l'ispirazione del poeta, che immagina la sua rinascita: "Risorgo da un gerundio predicato/come tempo primigenio, non conosco/che pane, fuoco e profezia". Visibile e invisibile si congiungono. E tutto diventa canto e incanto, tra parole che non smettono mai di sorprendere. La poesia è il pane quotidiano di Tarantino, il fuoco che accende anima, vene e corpo verso una profezia di stelle.

Fiori estinti

Di Mattia Tarantino
Terra d'ulivi Edizioni
Pagg. 148,  € 14,00

L'autore
Mattia Tarantino è nato a Napoli nel 2001. Co-dirige 'Inverso - Giornale di poesia'; fa parte della redazione di 'Menabò - Quadrimestrale internazionale di cultura poetica e letteraria' (Terra d'ulivi Edizioni) e di 'Bibbia d'Asfalto - Poesia urbana e autostradale'; ha curato la sezione di poesia per 'Nefele'. È presente in diverse riviste e antologie, italiane e internazionali. I suoi versi sono stati tradotti in sei lingue. Ha pubblicato 'Tra l'angelo e la sillaba' (Terra d'ulivi Edizioni, 2017).


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