Cristiana ZarneriL'avvocato Paola Agostini è una principessa del foro di Roma. Ha curato i diritti d'autore di Antonio de Curtis, in arte Totò, sino al 2000, ha fatto parte dello staff che curava quelli di Luigi Pirandello e ha curato anche i diritti di Camus in Italia. Attualmente, è membro della Commissione Famiglia dell'Ordine degli avvocati, dopo esser stata, in passato, consigliere di amministrazione dell'Accademia di Santa Cecilia. Le abbiamo voluto chiedere un parere intorno al tema dei 'femminicidi', ben sapendo che il suo è un punto di vista diverso rispetto al solito, che reclama obiettività e atteggiamenti leali non soltanto dagli uomini, ma anche dalle donne, finalizzati a ricercare un maggior equilibrio di comportamento in molte situazioni della nostra vita di tutti i giorni. Al contrario, stereotipi e schematismi sono ciò che, molto spesso, impediscono di giudicare fatti e realtà specifiche, ben distinte tra loro.

Avvocato Paola Agostini, qual è la sua posizione in merito alla violenza sulle donne?
"La mia posizione, fondamentalmente, è che le donne siano degli esseri umani e non delle 'femmine', con tutta la gamma di comportamenti che ciò comporta, dal santo al demoniaco, ivi inclusi quelli criminali. Non sono tutte 'angeli'. Come, del resto, gli uomini. Nessuno parla mai di donne 'stalkers seriali', che perseguitano i mariti, che praticano la Pas (Parental alienation sindrom, ndr), manipolando i figli. Purtroppo, la violenza psicologica viene messa in atto anche dalle donne, attraverso determinati comportamenti. Dunque, è evidente che questi possano scatenare reazioni in soggetti violenti. Ovviamente, nulla può giustificare un omicidio, ma io continuo a chiamarlo così: è un crimine e tale resta. Ogni tanto, però, bisogna anche saper andare controtendenza, senza 'fiocchi' e 'scarpe rosse'. Pertanto, io dico alle donne - e anche a me stessa - di essere, a volte, meno aggressive e più femminili, perchè la femminilità merita rispetto e non è affatto una 'diminutio'. Niente è mai 'bianco' o 'nero'. E al di là della pura attitudine a delinquere, esiste un 'mondo di mezzo' nel quale, spesso, è difficile distinguere vittime e carnefici. Purtroppo, siamo spesso condizionati anche da un'informazione che va in un'unica direzione e da un principio dominante che procede per stereotipi. Ma tutto ciò che ci fa perdere obiettività e ci omologa nel pensiero unico è un male".

Quali sono i rimedi possibili?
"Prima di tutto, osservo che gli ordini di allontanamento emessi sia dal giudice civile, sia da quello penale, servano a poco: chi vuol uccidere, perdonatemi l'espressione, se ne infischia di tale misura. E' un'ordinanza restrittiva, ma a volte colui che ne è sottoposto ritiene addirittura di poter sfidare il 'sistema'. Credo che, contemporaneamente all'ordine di allontanamento, il giudice dovrebbe disporre l'obbligo del 'braccialetto elettronico', che consentirebbe il controllo di colui, o anche di colei, che è sottoposto a tale restrizione. E' evidente che queste decisioni dovrebbero essere accompagnate da un sistema di controllo dedicato, che preveda esclusivi mezzi che analizzino i comportamenti anche sul web e sui social della persona sottoposta".

Cosa ne pensa della violenza psicologica?
"La violenza psicologica è una forma molto aggressiva di prevaricazione, spesso più grave di quella fisica, perchè tende all'annientamento di una persona. Si verifica in una posizione di squilibrio tra le parti, in cui si finisce col perdere fiducia in se stessi. Si diventa dipendenti dal giudizio altrui e si è in costante bisogno di approvazione. Questa è un'attività manipolativa nei confronti di un soggetto, che può essere facilmente una donna, ma anche un uomo. E molto spesso, purtroppo, anche un bambino. In questo caso, torna in ballo la 'Pas', cioè l'alienazione parentale e genitoriale, quasi sempre messa in atto da entrambi i genitori (debbo dire, per esperienza personale, in pari misura...). Questa violenza si riconosce facilmente in quei soggetti che, gradualmente, perdono la stima di se stessi e finiscono per dipendere totalmente dal soggetto manipolante, anche per assumere decisioni rilevanti. Sono prede di un soggetto dominante, che le manipola al fine di usarle e indurle a comportamenti condizionati".


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio