Ennio TrinelliNegli ultimi giorni, abbiamo assistito alle scorribande di alcuni adolescenti, in banda o singolarmente, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Dai quattro 'bulli' che hanno sequestrato e (pare) torturato un coetaneo per avere notizie di un suo amico che doveva loro qualche decina di euro per qualche 'canna', alla fanciulla quindicenne che ha mandato in ospedale la madre dopo averla 'pestata' a pugni perché le impediva di 'postare' la sua favolosa performance di danza su YouTube. Il tutto con corollario di un padre che ha dato fuoco alla casa, alla quale non poteva avvicinarsi per ordine del tribunale, ammazzando un innocente di 11 anni: suo figlio. Si sono scatenati i giornalisti di cronaca e gli psicologi, che continuano a predicare nel deserto l'arte del dialogo a tutti i costi, per insegnare agli 'augusti pargoli' cosa è bene e cosa è male. Nessuno che sottolinei che, per dialogare, ci vogliono i mezzi e che duecento parole difficilmente bastano per un dialogo costruttivo e profondo; nessuno che sottolinei che, per dialogare, occorre costruire un rapporto vero e reale, dal quale una cosa di nessuna importanza come il guardarsi negli occhi non sia esclusa; nessuno che dica chiaramente che, per dialogare con un adolescente, non sono necessari genitori che si mettano in competizione con lei/lui in 'giovanilismo', perché "son tuo padre, ma in fondo anche tuo amico" (mio padre me lo disse una volta e lo gelai: "Gli amici me li trovo fuori. Io voglio un padre", ndr). Poi ci sono i 'contadinotti' che commentano tali fatti ad 'alta voce' sui 'social', dicendo che "questi qua" - gli adolescenti - fanno le scorribande violente e le loro 'porcate' sanguinarie perché non 'trombano'. E se avessero, in fondo, ragione questi 'contadinotti'?


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