Vittorio LussanaRegolamentare il mondo globalizzato e interconnesso in cui viviamo, per limitare i danni di un cattivo uso della tecnologia e tutelare i cittadini: questo lo spunto di riflessione lanciato nei giorni scorsi dal Rettore dell'Università telematica internazionale Uninettuno, Maria Amata Garito, introducendo il 'digital talk' organizzato da Uninettuno e dedicato alla presentazione del volume 'Diritto della blockchain, dell'intelligenza artificiale e IoT' (Internet of Things, ndr) edito da Ipsoa. Un incontro estremamente interessante, svoltosi presso l'Aula multimediale dell'ateneo telematico. Ospiti dell'evento: Fulvio Sarzana di Sant'Ippolito, professore Uninettuno in Diritto dell'amministrazione digitale e Massimiliano Nicotra, membro del Centro ricerche economiche e giuridiche dell'Università Tor Vergata di Roma, i quali hanno presentato i risultati del loro lavoro di ricerca raccolti nel libro, scritto a quattro mani, che ha dato il nome al 'digital talk'. Un rapporto che ha voluto confrontarsi con quella che è stata chiamata la 'Internet 3.0', approfondendo singoli aspetti normativi e contrattuali con linguaggio chiaro, riportando il confronto con le strategie in materia di blockchain e intelligenza artificiale, adottate in vari Paesi del mondo. "Una mente non umana è oggetto di diritto"? Con questo interrogativo, il professor Fulvio Sarzana ha sottolineato l'esigenza di cambiare approccio normativo. "La regolamentazione va cambiata: dal 2045, l'intelligenza artificiale supererà quella umana. Occorre, pertanto, cominciare a pensare a parametri diversi, che tengano conto della responsabilità della persona elettronica. Dalla fine del 2017", ha proseguito lo studioso, "in moltissimi Paesi del mondo si sta assistendo a una corsa alla regolamentazione dell'Intelligenza artificiale. Lo testimoniano anche i numerosi annunci relativi alla costituzione di gruppi di lavoro e alla presentazione di proposte di legge volte a disciplinare la materia.  A questo proposito, anche in Italia si sta lavorando a un piano del governo, che dovrebbe indicare la strada da seguire nei prossimi mesi". Tuttavia, si è ancora ben lontani da una normativa che tuteli diritti e libertà dei cittadini: la cosiddetta 'tirannia dell'algoritmo' può diventare una minaccia a livello globale: "Trovare un minimo comune denominatore tra le leggi dei vari Paesi", ha affermato il Rettore Garìto, "è molto difficile. Inoltre, c'è il rischio che troppe norme blocchino l'innovazione. Da qui l'esigenza di creare un gruppo di lavoro che", secondo la Garìto, "proponga idee e spunti di riflessione in grado di avvicinare il mondo della politica a questi temi. Occorre regolamentare il mondo globalizzato e interconnesso in cui viviamo, ma non per bloccarlo, bensì per fondarlo su nuovi valori che tengano conto dei diritti dei cittadini e del valore della democrazia".  

Maria Amata Garito, può parlarci, innanzitutto, di questi suoi 'digital talks', gli incontri attraverso i quali sta proponendo una serie di tematiche molto attuali e interessanti?
"Negli ultimi anni, proprio per rispondere a quelli che sono i bisogni d'informazione in questo settore, la nostra Università ha cambiato i contenuti di molti corsi di Laurea. Per esempio, al corso di Laurea in legge abbiamo affiancato un corso di Laurea in 'Diritto nella società digitale', che prende tutti i diritti nel loro insieme, affinché tutti i diritti vengano coinvolti in tutte quelle che dovrebbero essere le regole che dovrebbero esistere nella società".

Nel 'mare magnum generalista' in cui viviamo da decenni, il suo appare un tentativo finalmente più specifico: è così?
"Sì, questo è vero. Per esempio, il corso di Laurea in legge non è l'unico che abbiamo rinnovato: tutte le aree specialistiche le abbiamo rivolte per specializzare e creare competenze più specifiche, come pure sulle energie alternative e i sistemi di sicurezza informatica. Poi ci sono anche nuovi corsi di Laurea sull'industria 4.0 e altri ancora che hanno l'obiettivo di far nascere nuove competenze per i giovani, in grado, da una parte, di aiutarli a trovare maggiori 'sbocchi' occupazionali e, dall'altra, a far nascere una maggior consapevolezza del fatto che il mondo è cambiato. Ed è importante che anche il mondo delle università sappia adeguarsi a questi cambiamenti, portando avanti nuove ricerche e momenti di riflessione".

Sull'intelligenza artificiale e la blockchain l'abbiamo percepita alquanto preoccupata per le questioni etiche: come mai?
"Sì, lo sono infatti. Come avete potuto sentire dagli esperti, l'intelligenza artificiale, così come si è sviluppata negli ultimi anni, è ormai in grado di portare avanti la creazione di esseri artificiali intelligenti: una 'materia pensante' più potente del nostro cervello. Quindi, se noi creiamo qualcosa di più potente del nostro cervello, ma non abbiamo creato prima un metodo per controllarla o bloccarla, nell'evenienza, dimostreremo solamente di essere degli stupidi. L'umanità non può solamente gioire per aver creato qualcosa che supera se stessa, senza pensare anche al modo in cui controllarla per non esserne soggiogata. A noi fa sicuramente piacere che qualcuno riesca a generare un qualcosa di estremamente intelligente, che migliori la qualità della nostra vita, ma abbiamo anche bisogno di controllarla tramite un antidoto".

Lei teme si stia avverando la profezia di Isaac Asimov, quando teorizzò che la macchina avrebbe preso il sopravvento sull'uomo?
"Io credo che sia preoccupante il fatto che, a volte, si pensa più a quanto si possa fatturare con delle scoperte sensazionali, anziché a proteggere l'uomo: Non c'è più il valore dell'umanità: sì, questo mi spaventa molto".

Stiamo andando verso un'umanità sempre più 'piatta' e priva di valori?
"No, questo non lo credo: grazie al cielo, ci sono anche persone che stanno cercando di trovare delle risposte che ci permettano di utilizzare queste nuove tecnologie nel migliore dei modi".


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