Ira ItaliaAl presidente del Consiglio europeo, mr. Donald Tusk; al presidente della Commissione europea, dott. Jean-Claude Juncker; al presidente del Parlamento europeo, on. Antonio Tajani e, per conoscenza, al presidente dell'Unione Africana, Mr. Paul Kagame; al presidente della Commissione dell'Unione africana, Mr. Moussa Faki Mahamat; al Segretario Generale dell'Onu, sig. António Guterres; al presidente Ohchr, sig. Vojislav Suc; a Sua Maestà, la Regina d'Inghilterra e presidente del Commonwealth, Regina Elisabetta II; al segretario Generale di 'La Francophonie', signora Michaëlle Jean; al presidente della Repubblica italiana, prof. Sergio Mattarella; al ministro degli Affari esteri della Repubblica italiana, prof. Enzo Moavero Milanesi

Oggetto: Mauritania, arresto di Biram Dah Abeid e Abdullahi Matala Seck e repressione elettorale della coalizione Sawab e di Ira Mauritania


Signore e signori presidenti, noi giuristi, organizzazioni sindacali, collettivi e persone impegnate per l'affermazione dei diritti umani, vogliamo manifestare attraverso questa lettera la nostra indignazione e la nostra rabbia per l'ennesima violazione dei diritti fondamentali dell'uomo in Mauritania e per la repressione operata da Mohamed Ould Abdel Aziz, al potere con un colpo di Stato dal 2008, ai danni di Ira Mauritania. Come certamente saprete, benché in Mauritania la schiavitù sia vietata per legge sin dal 1981, essa viene largamente praticata e si trasmette in linea matriarcale: una donna schiava partorirà necessariamente un figlio schiavo. Non vi sfuggiranno anche le varie forme di tortura fatte agli schiavi mauritani nel corso degli anni, in particolare alle donne, che venivano regolarmente stuprate dai padroni e poi i loro stessi figli venduti ad altri padroni. La schiavitù nel Paese riguarda gli haratin, che costituiscono la maggioranza nera del Paese e, secondo il Modern Slavery Index, essi sono circa 90 mila, benché sia difficile quantificarne il numero esatto in quanto gli schiavi non hanno diritto a iscriversi all'anagrafe. Biram Dah Abeid, nipote di una schiava e uomo libero, si è battuto negli anni contro la schiavitù riuscendo a liberare diversi uomini e donne: questi ultimi hanno acquisito consapevolezza e il coraggio di spezzare le catene della schiavitù, simbolo della violenza fisica, sessuale economica e psicologica perpetrata sulla loro pelle dai padroni. Dah Abeid, insieme agli attivisti e alle attiviste di Ira Mauritania (Initiative de résurgence du mouvement abolitionniste), fondata nel 2008, sono impegnati da anni nel Paese per liberare gli schiavi e le schiave e creare una Mauritania libera mediante una lotta non violenta. In queste loro attività, purtroppo, gli attivisti e le attiviste sovente vengono imprigionati e torturati, senza poter vedere i loro legali di fiducia e spesso anche i familiari. Molto spesso non hanno accesso neanche ad un giusto ed equo processo, pilastri della democrazia. Biram Dah Abeid, nel 2012 è salito alla ribalta grazie ad un gesto eclatante: ha bruciato pubblicamente alcuni libri pseudo-islamici, che indottrinavano gli schiavi a essere fieri della loro condizione. Quel gesto gli è costato oltre due anni di carcere e incredibili violenze e torture. Il 'Time', nel 2017, lo aveva inserito tra i cento uomini più influenti al mondo e la sua azione negli anni è stata talmente incisiva da essere definito il "Gandhi mauritano" fino a portarlo, nel 2013, a vincere il premio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

In questo clima, lo scorso 7 agosto, alle 5.30 del mattino, il leader abolizionista Biram Dah Abeid, candidato alle prossime elezioni presidenziali nella coalizione Sawab, composta dal Partito Rag e dall'Ira, è stato prelevato dalle autorità dalla sua abitazione per essere condotto nel commissariato di Riyadh, a Nouakchott. Alla richiesta di chiarimenti sul perché dell'arresto, gli agenti hanno a malapena risposto che "l'ordine arriva dall'alto".

Biram Dah Abeid non è nuovo a detenzioni arbitrarie nei suoi confronti da parte del potere di Mohamed Ould Abdel Aziz. Per giorni in detenzione, egli non ha potuto vedere i suoi familiari, il suo legale ed il suo medico oltre a non essere informato sui motivi del fermo. Solo il 13 agosto, quando il leader è stato trasferito presso il Tribunale, nel quartiere di Arafat nella capitale, ha scoperto i capi d'accusa: minaccia e violenza fisica a persona e cyber reato. In quel frangente si è anche venuti a conoscenza che insieme a Dah Abeid era stato sottoposto a fermo anche l'attivista Abdallahi Matala Seck. Il codice penale mauritano prevede che si possa confermare il fermo dell'imputato in via cautelare fino a 3 anni e mezzo e questo è ciò che è stato riservato loro. Si ha notizia che Biram sia recluso in condizioni disumane e che - come avvenuto in passato - possa essere sottoposto a torture di varia natura.
 
Sin da subito è apparso chiaro agli attivisti e alle attiviste di Ira Mauritania, che tale fermo era del tutto arbitrario, volto a tenere fuori dai giochi elettorali il leader abolizionista. Loro malgrado, la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) si è espressa convalidando la candidatura di Biram Dah Abeid nella coalizione Sawab lo scorso 10 agosto, anche in seguito al sostegno e alla mobilitazione della comunità internazionale, che sin dalle prime ore ha sostenuto Biram Dah Abeid e tutti gli attivisti e le attiviste di Ira Mauritania. Lo stesso leader abolizionista, il 15 agosto scorso ha scritto una lettera dal carcere di Nouakchott in cui spiega come i servizi segreti e Mohamed Ould Abdel Aziz abbiano programmato e costruito il caso per cui oggi egli è imputato, ai fini della conservazione del potere (è possibile leggere la lettera direttamente sul sito del leader: http://biramdahabeid.org/ oppure sul sito http://www.iramauritanie.org/).

Considerando che i valori dell'Europa si basano sull'uguaglianza e la giustizia tra i suoi popoli e tra gli uomini in generale e che, in base alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo viene riconosciuta la dignità a tutti gli esseri umani e diritti uguali e inalienabili come fondamento stesso della libertà, giustizia e pace nel mondo, noi vogliamo richiedere che gli uffici che Voi illustremente rappresentate si mobilitino e vigilino alacremente, affinché in Mauritania si svolgano elezioni veramente libere. Richiediamo inoltre che facciate visita a Dah Abeid e Matala Seck presso il carcere della capitale mauritana, per verificare le condizioni in cui essi versano. La Vs. visita è certamente un simbolo di sostegno e pratica attiva dei diritti umani di cui l'Europa, i Paesi che rappresentate e le Vs. illustri organizzazioni sono portatori. Chiediamo, infine, che condanniate pubblicamente le varie forme di schiavitù nel mondo e la prassi degli arresti arbitrari utilizzati come forma di repressione in vista degli appuntamenti elettorali e, quindi, che richiediate pubblicamente la libertà per Biram Dah Abeid e Abdallahi Matala Seck senza alcuna conseguenza.

Roma, 30 Agosto 2018

ADESIONI ALL'APPELLO
Antonello Ciervo: costituzionalista e avvocato cassazionista del Foro di Roma
Arturo Salerni: avvocato del Foro di Roma
Mario Angelelli: avvocato del foro di Roma
Progetto Diritti Onlus Roma
Valentina Greco: attivista per i diritti umani
Coalizione internazionale Sans-Papiers Migranti e Rifugiati (Cispm) sezione Italia
Associazione Casa Africa Onlus - Ex Opg 'Je so' pazzo'
Movimento migranti e rifugiati Napoli
Maha Saidi: attivista per i diritti umani
Sofien Maachaoui: attivista per i diritti umani
Sara Palli: attivista per i diritti umani
Andrea Costa: attivista per i diritti umani
Baobab Experience
Diaspora centrosud Italia
Gabriele Villardi: attivista diritti umani
Transform Italia
George Ebai: attivista diritti umani
Associazione 'Il Viandante' Roma
Irepi, Istituto di ricerca di economia e politica internazionale
Domenico Letizia: presidente Istituto di ricerca di economia e politica internazionale Irepi
Phoenix Associazione culturale
Vittorio Lussana: giornalista, presidente dell'associazione culturale 'Phoenix'


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