Valentina SpagnoloIl Nops Festival (Nuove opportunità per la scena), giunto alla sua X edizione, è un contest che due volte l'anno riunisce i migliori talenti giovanili della scena teatrale italiana. L'edizione che prenderà il via il prossimo 17 giugno e che si concluderà il 1° luglio 2018, si articolerà presso i teatri Tor Bella Monaca ed Ex Mercato di Torre Spaccata, nella periferia capitolina, al fine di attuare veramente quel 'decentramento' di cui tanto si parla, a Roma, sin dagli anni '70 del secolo scorso. Oltre a ciò, bisogna sottolineare come il Nops Festival sia diventato, nel corso degli anni, una manifestazione che ha assunto la forma di una delle 'vetrine' più importanti della capitale d'italia dedicata alle compagnie emergenti e come osservatorio sugli sviluppi della scena e della drammaturgia contemporanea. Le giovani realtà costituiscono un terreno vibrante e fertile di creatività e possibilità espressive, che merita di essere coltivato e incanalato nella giusta direzione. Il Nops Festival, attraverso un bando di partecipazione, seleziona con cura gli spettacoli che si distinguono per originalità, sperimentazione e perizia tecnica, portandoli all'attenzione della scena contemporanea. La rassegna si articola in tre sezioni: 1) compagnie: produzioni già concluse; 2) anteprime: primo studio di spettacoli ancora in lavorazione; 3) autori: primo studio di drammaturgie inedite, a cura di Nogu Teatro. Si tratta, insomma, di un 'crocevia' in cui i gruppi teatrali e le realtà artistiche emergenti possono conoscersi e stringere contatti con il maggior numero di operatori del settore. Esso è nato da una volontà di confronto, di esplorare e farsi conoscere, di promuovere collaborazioni e arricchirsi a vicenda. In breve, è il tentativo di 'piantare il seme' di quella che potrebbe e dovrebbe diventare una comunità giovane e in costante condivisione, che 'cova' sotto la cenere di un panorama teatrale troppo spesso inerte, ripiegato su se stesso, poco attento alle potenzialità di centinaia di giovani attori, scrittori e registi. Ne abbiamo parlato con la direttrice artistica, Ilaria Manocchio, per riuscire a sapere qualcosa in più di un'iniziativa cresciuta notevolmente per qualità artistica, organizzativa e severità di selezione soprattutto grazie a questa giovane attrice di origini molisane, divenuta una vera e propria 'macchina da guerra' del 'fare teatro'.

Ilaria Manocchio, il Nops Festival (Nuove opportunità per la scena) è giunto alla X edizione, dimostrando un proprio 'status' di solidità artistica e credibilità organizzativa: qualità piuttosto rare a Roma, non crede?
"Non si tratta di solidità, ma di elasticità. Il lavoro organizzativo è in continuo mutamento e ogni edizione ha necessità diverse, temi diversi, persone diverse. La nostra forza è il continuo rimetterci in gioco, con l'obiettivo di offrire un contesto in cui tutti possano sentirsi a proprio agio, dal singolo artista fino al singolo spettatore. La credibilità è la base di questo progetto: se siamo trasparenti, gli altri lo saranno con noi e non deluderemo le aspettative".

Molti suoi progetti ruotano attorno alla scuola professionale che fa riferimento alla compagnia 'Nogu Teatro': ce ne può parlare?
"Non si tratta di una vera e propria scuola, ma di un laboratorio permanente. I componenti di 'Nogu Teatro' seguono un allenamento costante. L'attore ha bisogno di essere in continuo aggiornamento e il tempo impiegato in sala è direttamente proporzionale ai risultati in scena. Per non parlare delle idee che emergono in un contesto teatrale di ricerca".

Ci racconta come è nata questa iniziativa e come si è sviluppata negli anni? Ci sono stati momenti difficili?
"Il Nops Festival nasce nel 2013 come osservatorio sul panorama emergente. Nel corso del tempo, la rassegna ha cambiato forma, fino a diventare, in questa sua X edizione, una vera e propria 'vetrina'. La difficoltà maggiore con la quale ci si scontra ogni anno è trovare le soluzioni per offrire un buon prodotto a costi sostenibili".

È il teatro indipendente e giovanile il tratto che identifica maggiormente il Nops Festival?
"Il Nops Festival si rivolge alle compagnie che sono ai margini dei circuiti tradizionali, mettendole in relazione con le opportunità che offre il territorio romano. Cerchiamo di mettere in risalto le idee nuove, quelle più originali: gli impulsi creativi che possano rendere il panorama teatrale di domani sempre più interessante".

Quali sono le prospettive che i giovani registi e attori mostrano sul palco?
"I giovani hanno delle buone idee, ottime intuizioni, spesso non supportate e/o guidate da qualcuno che ha più 'esperienza'. A volte, il percorso di creazione è molto più efficace del risultato finale. Non si preoccupano (e spesso lo fanno inconsapevolmente) di fare in modo che il 'messaggio' sia chiaro per i fruitori, tassello finale della 'macchina' teatrale. In risposta, noi li obblighiamo ad ascoltare la critica, gli organizzatori, ma anche il pubblico, attraverso dettagliate schede di valutazione e un confronto diretto in sede di premiazione".

Si tratta di una rassegna che ha un proprio 'filo conduttore0, oppure i temi, gli stili e i generi possono essere diversi?
"Ogni anno, ci lasciamo stupire dalle novità di stili e generi. Usiamo come unica regola di selezione la qualità e l'originalità delle proposte. Il tema, invece, come per magia si delinea in maniera assolutamente naturale. Nonostante la provenienza disparata, sia territoriale, sia formativa, ogni anno porta con sé un'urgenza: un tema 'caldo', di cui si ha necessità di parlare".

La ricerca di nuovi talenti per il teatro: cosa significa per voi?
"L'Italia è in un momento particolare, per non dire difficile, in cui rischiamo in continuazione di perdere i 'nostri' talenti migliori. Il nostro compito è quello di aiutarli a emergere, a trovare una direzione possibile, con la speranza che, nel futuro, potremo godere delle loro innovazioni artistiche".

E' anche una ricerca di nuovi protagonisti della scena sociale?
"Il teatro nasce come luogo di aggregazione sociale, come necessità di riconoscimento di una comunità. Si tratta di una funzione dalla quale, a mio avviso, non si può prescindere. Questo festival è un canale attraverso il quale cerchiamo di dare voce anche alle esigenze del pubblico. Anch'esso deve dunque sentirsi parte dell'esperienza sociale che, semplicemente, noi prepariamo per loro".

Il Nops festival quest'anno si svolgerà in più sedi e già sappiamo che la 'rete' potrebbe allargarsi ulteriormente già dal prossimo anno: è un tentativo di portare a compimento quella logica di 'decentramento' che raggiunga anche le periferie di Roma?
"Il decentramento culturale è una necessità proprio rispetto alla funzione sociale del teatro di cui stiamo parlando. La cultura deve poter raggiungere chiunque e in ogni luogo, soprattutto chi non la cerca. Personalmente, continuo a essere affascinata dalle necessità di riscatto sociale e culturale che ho incontrato nelle periferie e nei piccoli centri, in cui il teatro arriva con fatica. Mi diverte molto pensare che il teatro debba essere come la 'peste': diffondersi a macchia d'olio, contagiarsi attraverso il passaparola, senza che vi sia una cura per toglierselo di dosso. Più persone verranno toccate, più velocemente riusciremo a diffonderla".

Cosa ci dice della 'media partnership' stretta con la rivista 'Periodico italiano magazine', che in estate produrrà uno speciale sulla vostra manifestazione? Avete intenzione di 'affiancarvi' al Roma Fringe Festival?
"Siamo molto gelosi del nostro lavoro e tendiamo a selezionare con cura i collaboratori. 'Periodico italiano magazine' ha dimostrato, in questi anni, grande serietà nel dare voce al panorama teatrale romano, focalizzandosi spesso sulle nuove proposte. Siamo entusiasti della partnership, certi di condividere lo stesso amore per il teatro. Per quanto riguarda il 'Roma Fringe Festival', lasciamo aperte tutte le possibilità per future collaborazioni. Anche il 'Fringe' ha portato avanti un percorso ben definito, vivacizzando la 'piazza' romana con un elevatissimo numero di spettacoli, dopo anni piuttosto vuoti. Dal punto di vista organizzativo, parliamo di una struttura complessa, che probabilmente ha ancora bisogno di essere rodata. Un'eventuale collaborazione andrebbe gestita con intelligenza, per valorizzare ulteriormente entrambi i festival".


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