Lorenza MorelloDiciamocelo: siamo da sempre una nazione esterofila. Lo dicono i dati del turismo nel mondo e quelli sulla propensione all'acquisto dei beni di consumo. E così, anche dopo questa tornata elettorale, molti audaci (più o meno conosciuti) hanno pensato di paragonare (chissà perché poi...) la nostra situazione con quella americana. Ebbene, io che esterofila non sono, ma che conosco discretamente bene il continente americano (per motivi di famiglia, studio e lavoro) sono stupita che nessuno di questi 'politologi d'assalto' abbia dovutamente rimarcato un dato saliente, ovvero quello generazionale. Mi spiego meglio. Negli Stati Uniti i 'millennials' sono una delle generazioni più consistenti, quindi hanno un peso politico ed elettorale. In Italia, i giovani sono pochi, quindi non hanno peso elettorale. Nel panorama europeo siamo i più vecchi, insieme alla Germania. Ciò è il frutto di due fattori: da un lato, viviamo sempre più a lungo (insieme al Giappone, siamo tra i popoli più longevi al mondo); dall'altro, assistiamo a un declino costante delle nascite. In sostanza, in Italia viene alla luce meno di un figlio e mezzo a coppia, così la popolazione tende non solo a ridursi, ma soprattutto a sbilanciarsi sui più vecchi, che inoltre vivono più a lungo. Secondo l'istituto demografico dell'Università cattolica di Milano, entro il 2030 ci sarà una regione in più, grande quanto la Toscana, composta solo da 'over 65' che saranno ancora al lavoro. Mentre i 40enni manderanno ancora curricula. E la miopìa dei nostri governanti ha fatto sì che, in realtà, in questi anni nessuno abbia pensato (o se qualcuno lo avesse fatto, il risultato non è giunto ad avere un rilievo socio-normativo degno di chiamarsi 'risultato'...) a come gestire questo invecchiamento. Si è ritenuto sufficiente far andare le persone in pensione più tardi, senza pensare a diversi ruoli per i lavoratori anziani in azienda; senza alcuna forma di 'age management'; senza investire nella produttività. Il risultato è che aumenta la popolazione in età lavorativa 'over 50' nei luoghi di lavoro, mentre mancano i 30-40enni più produttivi. In questa fascia, l'occupazione cresce pochissimo. Ciò genererà un impoverimento del Paese, producendo grossi sprechi nella fascia più produttiva della società. Non a caso abbiamo il numero di 'Neet' più alto d'Europa: 2,4 milioni. E il 47% dei giovani dichiara di fare un lavoro per il quale servirebbe un titolo di studio più basso. Meno forza lavoro produttiva significa meno crescita. Le riforme pensionistiche hanno posticipato l'età pensionabile, legando la pensione ai contributi versati. Ma la crisi economica, la precarietà del lavoro e i redditi bassi fanno prospettare un futuro economico tutt'altro che roseo per i più giovani, con pensioni molto basse. I lavoratori precari del presente saranno precari anche nel futuro. Finora, l'assicurazione sono state le famiglie. E del futuro dei 30enni non se n'è occupato nessuno. A ciò s'aggiunga, visto che abbiamo iniziato parlando d'America, che l'Italia è solo all'ottavo posto nell'Eurozona come destinazione degli investimenti diretti americani, nonostante compagnie come Amazon, Apple, Ge, Cisco e Ibm abbiano annunciato operazioni di grande profilo in questo ultimo biennio. Ma un clima favorevole agli investimenti è difficile per la burocrazia ingombrante e un sistema 'sclerotico' della giustizia civile, che si continua a fingere di riformare (vedasi la modifica alla riforma della 'mediazione' che tanto sta a cuore a chi scrive), ma che invece continua a garantire lo 'status quo ante' a causa dell'alta rappresentanza numerica di avvocati che siedono in parlamento. In questi anni (stando ai dati contenuti in un 'cable' classificato come 'secret' e inviato dall'ex ambasciatore americano a Roma, John Phillips, all'ex segretario di Stato, John Kerry) "il Governo Renzi ha fatto progressi nell'attuare riforme strutturali e misure per stimolare la crescita, ma l'applicazione è stata a macchia e molto resta ancora da fare". Tra 40 anni, quando, visto il mutamento in struttura sempre più mononucleare della società contemporanea, non ci saranno neanche più le famiglie. E sarà un disastro. La politica italiana non pensa al futuro dei giovani, perché quello che importa è sempre solo la tornata elettorale più prossima. Intanto, i giovani sul futuro sospendono il giudizio, perché non hanno gli strumenti per costruirlo.




Giurista d'impresa
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Luigi Giliberti - Napoli - Mail Web Site - domenica 18 marzo 2018 18.23
Ringrazio la D.ssa Morello per il suo prezioso contributo in difesa dei diritti umani e per la divulgazione tecnica e scientifica che mette in atto attraverso i suoi preziosi articoli.


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