Silvia MattinaDallo scorso dicembre, negli Stati Uniti non esiste più la 'net neutrality' (neutralità della rete, ndr), cancellando definitivamente la discriminazione nella trasmissione di dati per una parità di trattamento tra i tanti produttori di contenuti e servizi on line, quali Facebook, Youtube, Amazon, Netflix e altre 'piattaforme'. Si tratta di un vero e proprio 'rovesciamento' dell'attuale amministrazione repubblicana rispetto alla tutela della neutralità messa in atto da Obama nel 2015, per evitare una sorta di 'lottizzazione' senza regole della rete. Da un lato, c'è chi già grida al conflitto di interessi, perché molti dei principali Internet Service Provider (Isp) sono anche produttori di contenuti; dall'altro, il mondo dell'arte aveva già previsto tutto nell'aprile scorso, in occasione dell'edizione del 2017 di 'Seven on Seven'. Nella storica sede dell'organizzazione 'Rhizome' a New York, lo stravagante collettivo di editori e curatori 'Dis' ha ironizzato e provocato su un futuro possibile di internet con l'app Polimbo (cliccare QUI), che deriva dalla crasi tra policy e limbo. "Tira fuori la politica dal limbo", scrivono maliziosamente gli ideatori su twitter. E la modalità prescelta è quella della 'app' di incontri più famosa del mondo: Tinder. Seguendo il funzionamento di questo sistema, gli iscritti all'applicazione possono esprimere le preferenze sulla neutralità della rete attraverso un questionario di 19 domande. Dal risultato dei quesiti, il sistema orienta gli utenti verso l'esponente politico statunitense più affine a questa tematica. Le diverse opinioni possono essere 'sfogliate' verso sinistra o destra su varie questioni, grazie a una piattaforma estremamente agile e attuale realizzata da Rachel Haot, l'amministratore delegato dell'azienda 'Global innovation network'. I numeri parlano chiaro: gli utenti di Tinder sono in continua crescita anche rispetto agli elettori nelle ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, come sostiene lo stesso Haot. E allora, ecco arrivare la domanda di Lauren Boyle, uno dei due membri del 'Dis': "Come possiamo trasformare gli utenti di Tinder in veri e propri elettori"? La risposta è semplice: grazie all'abbinamento vincente tra politico e votante, un po' come nel vecchio 'Gioco delle coppie' del celebre programma televisivo degli anni '80 del secolo scorso. "Scegli la faccia sorridente o triste e ti dirò il politico che fa per te", potrebbe recitare lo slogan di presentazione dell'app. Anche se, a un primo sguardo, potrebbe trattarsi di una strategia un po' troppo beffarda. In realtà, 'Dis' ne sostiene l'autenticità del messaggio attraverso il twitt: "Non farti ingannare, non è un gioco".


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