Vittorio LussanaIn questo nuovo numero di 'Periodico italiano magazine' viene affrontata una tematica solo apparentemente legata alle capacità seduttive di un personaggio, di un'opera d'arte, di un prodotto o di una merce. In realtà, la nostra intenzione è quella di 'sdoganare' una parola già esistente nel 'parlato medio', benché poco utilizzata. Si tratta della 'sexytudine': una nuova categorizzazione a cui abbiamo cercato di affidare un ruolo di largo 'ombrello', al fine di riunire sotto di essa tutto ciò che può considerarsi affascinante, curioso, interessante, particolare. E' un'idea di distinzione che si allontana nettamente dal terreno critico del materialismo storico, il quale ha sempre giudicato pragmaticamente quel che risulta dotato di caratteristiche specifiche o peculiari, in quanto destinato alla mera contrattazione e al baratto commerciale. Anzi, restando per un attimo su tale versante della questione, cioè quello filosofico, c'è da osservare come il marxismo dialettico, in realtà, sia sempre stato attraversato da alcune 'doppiezze' evidenti, poiché spesso è proprio il valore aggiunto dell'uomo a dotare un'idea, un'invenzione o una creazione qualsiasi, di un fascino particolare. Criticando radicalmente la 'mercificazione', il marxismo si è allontanato dal proprio presupposto sociologico di partenza. Noi riteniamo tale concezione eccessivamente 'moralistica', poiché tendente a considerare di minor importanza tutti quegli aspetti 'estetici' che, al contrario, possiedono anch'essi un proprio valore intrinseco. Tutto ciò sembra 'assottigliare' molto la questione, rendendola di difficile lettura. Ma le cose stanno esattamente all'opposto: la 'sexytudine', il fascino, le sensazioni più coinvolgenti e particolari di un bene qualsiasi rientrano in una 'macrocategoria' capace di sviluppare ed evolvere il 'gusto' dei singoli individui nella loro capacità d'individuare globalmente ogni innovazione, sia nelle sue caratteristiche materiali, sia in quelle puramente d'immagine. L'eleganza di una maglia particolare, per esempio, ha la capacità di 'sedurci', poiché in grado di esaltare alcuni aspetti fisici di una persona, rendendola più interessante. Questo è l'esempio più classico che possiamo proporre della 'sexytudine': l'attitudine di una giacca, dotata di una foggia innovativa e originale, di provocare spontaneamente in chi ci incontra la tentazione di accarezzarci, o persino di abbracciarci. Ma la 'sexytudine' funziona anche in senso contrario: ci sono persone che, quando vestono una divisa, riescono a esprimere al meglio la propria personalità, sia attraverso i gesti pratici, sia nei propri atteggiamenti. In questa tipologia esemplificativa, occorre innanzitutto sottolineare come per secoli si sia fatto esclusivo riferimento al cosiddetto 'fascino della divisa' in quanto 'sindrome' a cui una significativa percentuale di donne risultava sensibile. Ma più semplicemente, ciò avviene per la capacità delle uniformi di 'mettere ordine', di 'uniformare' l'aspetto esteriore di una persona. Questo è il vero paradosso della 'sexytudine': la sua 'elasticità'. Essa può distinguere il singolo individuo e, al contempo, ricondurlo verso un equilibrio più tradizionale di distinzione. Una 'dualità' che può esprimersi, per un verso, come antitesi in grado di arrivare sino ai confini dell'ambiguità; oppure, in senso inverso, ristabilire forme di riconoscimento collettivo o di gruppo. Questo tipo di duttilità della 'sexytudine' la si può notare più che mai nelle donne, per il loro sviluppatissimo senso di distinzione e di sensibilità estetica. In ogni caso, la vera capacità di fondo della 'sexytudine' è quella di riuscire a decodificare una serie di caratteristiche niente affatto secondarie, che si trasformano in una vera e propria 'chiave di volta', utilizzabile dai singoli individui per comunicare sensazioni positive, connotando qualitativamente i rapporti sociali. Grazie alla 'sexytudine' possiamo scoprire come la sensualità di una ragazza spesso derivi dalla sua carica di simpatìa, oppure da qualità più vicine al 'carisma' e da una personalità individuale ben equilibrata, non da una banale 'vocazione' per la sessualità o da un'attenzione ossessiva e paranoica verso il proprio corpo. La 'sexytudine', insomma, è la capacità di colpire, in forme dirette e indirette, l'immaginario delle persone. Ed è sciocco continuare a scandalizzarsi di tali aspetti, poiché si finisce col rinunciare a un piacere, autosegregandosi all'interno di logiche puramente contemplative e astratte. Al contrario, la 'sexytudine' può essere coltivata e praticata. A cominciare da noi stessi.

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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
(editoriale tratto dalla rivista mensile 'Periodico italiano magazine' n. 33 - novembre 2017)

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Cristina - Milano - Mail - martedi 21 novembre 2017 20.59
Bello! Grazie, direttore.


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