Vittorio LussanaSul fronte pedagogico dell'educazione per l'infanzia, siamo di fronte a un bivio cruciale della Storia dell'umanità, in cui avremmo bisogno di nuovi concetti, nuovi valori e una nuova visione d'insieme, finalizzata a guidare i nostri passi verso un futuro più umano e sostenibile. La consapevolezza dovrebbe innalzarsi da locale ed egocentrica a globale e planetaria. Ma tale nuova 'coscienza' richiede anche una visione più limpida e coerente di noi stessi, della società, della natura e del cosmo. Invece, proprio in questo campo ci ritroviamo all'interno di un dibattito assolutamente schematico tra 'montessoriani', cattolico-moralisti e laici 'post gentiliani'. Forme di dialettica 'finte', che rischiano di lasciar spazio a quelle nuove discipline 'olistiche', per non dire 'new age', che quasi sempre degenerano verso convinzioni astratte, come dimostrato dal recente dibattito sulle vaccinazioni. La pedagogia infantile è materia delicata e importante: vale la pena soffermarsi, ogni tanto, intorno a essa, al fine di comprendere alcune problematiche spirituali, valoriali e di principio, che rischiano di condurci verso una stravagante società 'rovesciata', in cui uno sterile cinismo neo-materialista viene sostanzialmente confuso per intelligenza. Dobbiamo renderci conto che l'Italia è il Paese dei paradossi per eccellenza, vittima di una 'surrealtà' cristallizzatasi per troppo tempo: uno strano 'schema-non schema' in cui ogni principio di responsabilità individuale latita fortemente, perché di ogni evento e di ogni fatto è sempre colpevole qualcun altro. Un modo di giudicare, scegliere e decidere totalmente 'sbandato', che finisce col trasformare intere generazioni di bambini in nuovi 'capri espiatori' di una società che è l'esatto contrario di ciò che viene insegnato loro. Troppi aspetti retorici, cronicizzati all'interno dei nostri comportamenti, si contrappongono a nuove esigenze autoeducative le quali, purtroppo, vengono interpretate come semplici meccanismi: mere verità 'automatiche' che falsano, sotto il profilo della 'purezza' filosofica, ogni forma di spontaneità e autenticità individuale. Non si tratta di uno scontro tra metodologie scientifiche distinte tra loro, bensì dell'impossibilità collettiva a emergere da una crisi antropologica ancor più profonda di quella economica, che ha avvolto l'intera società in una sorta di guerra 'post ideologica' tra 'poveri', generata a sua volta da una globalizzazione che ha massacrato interi ceti sociali. L'inconsistenza o l'attuale non esistenza di quello che una volta veniva definito 'ceto medio' ci sta trascinando verso un 'buco nero' senza alcuna via d'uscita, in cui i nostri figli risultano predestinati a 'implodere' come 'piccole stelle' innanzi all'orizzonte degli eventi, come già accaduto alle ultime generazioni che li hanno preceduti. Ed è esattamente per questo motivo che molti italiani rinunciano a procreare nuovi esseri umani: per evitare di dare alla luce nuove esistenze, tanto vuote, quanto infelici.

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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
(editoriale tratto dal mensile 'Periodico italiano magazine' n. 28 - maggio 2017)

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