Ennio TrinelliHo avuto un paio di settimane durante le quali una disastrosa influenza mi ha costretto, mio malgrado, a starmene seduto più di qualche ora nella sala d'aspetto dello studio del mio medico. Brava persona, il mio dottore: preparato, onesto, disponibile. E anche simpatico. Nella sola giornata del 4 aprile ultimo scorso, vi ho trascorso tre ore: le più infernali della mia esistenza. Afrori a parte, la cosa più sgradevole da sopportare è stata, ancora una volta, la straordinaria e insopportabile maleducazione degli altri pazienti, i quali si sentivano in dovere non soltanto di 'stramaledire' in tutti i modi possibili quell'uomo che stava lavorando al meglio delle sue possibilità per gente che non voleva essere curata, bensì compatita, tra i loro strali, volgari e violenti, contro il servizio sanitario nazionale, i parcheggi a pagamento, i vigili urbani, il sindaco e, ovviamente, i 'delinquenti' che siedono a Roma. Mi ha colpito, negativamente e per l'ennesima volta, come la profonda ignoranza si trasformi in cattiveria e travolga tutto, anche persone che, magari, in altra sede e in solitudine, o con gli amici più fidati, mai si sognerebbero di farsi trascinare in un simile circo degli orrori. Inutili, manco a dirlo, sono stati i tentativi di trascinarmi nelle immonde discussioni di questi poveracci e poveracce. Avendo risposto in maniera assai mordace al primo "Lei cosa ne pensa?", grazie al cielo sono stato lasciato in pace per le ore successive. Così, quando è stato il mio turno, sono stato io a chiedere al mio medico come stava. E al suo sorriso di circostanza, ho risposto consigliandogli di assumere un domatore. Perché con le 'bestie' ci vogliono le maniere forti.


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