Ennio TrinelliSiamo ormai di fronte a un'evidente deriva antropologica. Esausto dopo un viaggio di alcune ore, in attesa dell'amico fraterno che di solito viene a 'raccattarmi' in una stazione ferroviaria che ho visto troppe volte, assisto alla danza ridicola di due ragazze di una ventina d'anni, capelli viola e venti 'piercing' sul corpo, che cantando come fossero a Sanremo - e probabilmente loro erano effettivamente a Sanremo, perché "deliro ergo sono" - danzano al ritmo di una musica che ascoltano tra loro, dividendosi gli auricolari, uno all'orecchio dell'una, l'altro dell'altra. Nella danza e nel cantare delle due 'amebe' non c'è soltanto un divertirsi in 'barba' a tutto e tutti: c'è, piuttosto, tutta la sconsiderata inconsapevolezza di un 'modus vivendi' che non è più soltanto una sindrome, ma è una vera e propria epidemìa, come quelle di peste bubbonica che distruggevano le popolazioni europee non troppi secoli fa. L'epidemia ha a che fare con l'atrofia di una parte del cervello, ormai incapace di distinguere il "dove siamo" dal "dove pensiamo di essere"; il "cosa siamo" dal "cosa vorremmo essere"; infine, il "cosa vorremmo essere" dal "siamo diventati quella cosa lì, almeno nella nostra testa". Un vero e proprio 'cancro' di 'vuotismo' che colpisce la percezione della realtà e la cui devastazione, che cominciamo appena a percepire, sarà evidente in tutto il suo orrore tra non molti anni. Cioè allorquando ci ritroveremo in una società guidata più dagli impulsi e dalle sollecitazioni di 'pancia', piuttosto che dal raziocinio. Probabilmente, saremo noi, a quel punto, a protestare contro gli 'establishment', invocando comportamenti più seri e ragionevoli al posto delle già tante, troppe, 'puttanate' che si sentono e si incontrano in giro.


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Roberto - Roma - Mail - mercoledi 15 marzo 2017 5.26
Mi scusi direttore se mi permetto, che vado anche un pò di fretta e non vorrei innescare polemiche come quella della settimana scorsa, ma volevo dire al signor Alessandro qui sotto che anch'io, leggendo questo articolo, ho pensato che si parlasse di due giovincelle ventenni che vivono la loro età. Ma vorrei ricordare anche quel che è successo a Vigevano proprio in questi giorni, almeno per far comprendere meglio una realtà quanto meno a due facce. Perché se ci ostiniamo a vederne una sola proseguiremo l'errore fatto per troppo tempo, cioè quello di evitare ogni analisi sociale rimanendo chiusi nel nostro mondo piccolo piccolo. Ma lo dico senza polemica. Grazie.
Alessandro - Firenze - Mail - martedi 14 marzo 2017 22.48
"Puttanate" è un giudizio di valore e come tale è soggettivo, dipende dai punti di vista. Io trovo questi giovani brutti sì a vedersi e dai modi non troppo rispettosi, ma a ben vedere li trovo assai "sportivi" e tutto sommato mansueti. Se penso al debito pubblico che è stato lasciato loro in eredità dai padri, che inguaierà finanche i loro stessi nipoti; alla tragica situazione del mercato del lavoro e al tasso di disoccupazione giovanile; al pessimo spettacolo offerto dalla corruzione dilagante, molto più brutto dei loro piercing; alla sguaiatezza di molti politici, molto più molesta della loro danza,
direi che l'hanno presa bene, con l'allegria e la spensieratezza dei loro 20 anni. Non troppo tempo fa, per molto meno, alcuni giovani non si contentavano di irritare i benpensanti: sparavano.


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