Abbiamo intervistato il relatore in Commissione Affari Costituzionali del qui sopra esposto ddl di modifica della normativa in materia di immigrazione e di asilo, il Sen. Gabriele Boscetto.
Milanese, avvocato penalista, esponente di Forza Italia, Boscetto è membro della 1^ Commissione Permanente (Affari Costituzionali), della Commissione parlamentare Affari Regionali e della Commissione di Inchiesta sul fenomeno della mafia.

Senatore, esisteva già una legge sull’immigrazione: perché proporre un nuovo testo?
“In primo luogo, perché la legge attualmente in vigore, pur presentando un impianto positivo, risulta tuttavia deficitaria sotto due aspetti fondamentali: la disciplina degli ingressi e quella delle espulsioni. Relativamente alla prassi tuttora in atto per l’ingresso di immigrati extracomunitari in Italia, la normativa prevede l’utilizzo di una procedura personalistica e poco affidabile: quella degli sponsor. Per entrare in Italia è possibile fare riferimento a persone che garantiscano all’immigrato la possibilità di un lavoro nel nostro Paese. Con il nuovo ddl, invece, si collegherà in modo sistematico l’ingresso in Italia con la possibilità di svolgere un lavoro, attraverso il contratto di soggiorno per lavoro. In secondo luogo, col nuovo articolato si è voluto incidere sulla possibilità di effettuare espulsioni effettive: allo stato attuale, infatti, i clandestini per lo più ricevono una semplice intimazione da parte del questore e, nella stragrande maggioranza dei casi, restano comunque sul nostro territorio. Diversamente, se il ddl passerà anche alla Camera e diverrà legge, i clandestini saranno accompagnati alla frontiera con decreto immediatamente esecutivo”.

Come verrà realizzata, in concreto, l’ipotesi del “contratto con soggiorno di lavoro”?
“Tale ipotesi vincola l’ingresso in Italia alla possibilità effettiva di un impiego, attuale o prossimo. Il datore di lavoro, in cerca di nuovi impiegati, si recherà presso gli uffici dello sportello unico per l’immigrazione, presenti in ogni provincia. Qui compilerà una scheda, nominale o collettiva, a seconda delle sue esigenze, indicando per linee generali quanti lavoratori desidera impiegare, di quali nazionalità, secondo quali competenze e mansioni. Si procederà quindi, da parte degli uffici della prefettura, ad un'attenta disamina per verificare se sia possibile soddisfare la tale richiesta con lavoratori italiani. Qualora non sussista questa disponibilità, la domanda sarà inoltrata agli uffici consolari italiani presso i Paesi esteri. Lo stesso percorso, seppur inverso, sarà fatto dagli extracomunitari in cerca di lavoro che vogliano raggiungere l’Italia: depositeranno la propria domanda presso i consolati italiani. Attraverso i due uffici sarà effettuato un esame incrociato di domanda ed offerta e, se vi sarà corrispondenza tra le due, lo straniero potrà venire in Italia, a sue spese. Entro 8 giorni dalla sua presentazione agli uffici degli sportelli unici, verrà rilasciato dal nostro paese un 'contratto di soggiorno per lavoro', grazie al quale potrà soggiornare legalmente in Italia. A sua volta, il datore di lavoro si impegnerà a provvedere ad una sistemazione-alloggio dell’immigrato, con relativo pagamento delle spese per il futuro rimpatrio. Trascorsi 6 anni dall’ingresso in Italia, al lavoratore straniero sarà concessa la carta di soggiorno”.

Ma, allora, quale convenienza avranno i datori di lavoro ad assumere lavoratori extracomunitari?
“L’anima delle legge è quella di garantire buone condizioni di vita a chi emigra dal suo Paese: alloggio e stipendio a chi viene in Italia alla ricerca di lavoro. Si tratta di regolarizzare un processo di 'integrazione alla luce del sole', cercando di evitare che chi arriva qui da noi si trovi, poi, allo sbando, viva sotto la soglia della povertà o vada ad incrementare sacche di criminalità, organizzata e non. Inoltre, con tale legge si vuole contrastare il lavoro sommerso e nero, dando ai lavoratori la garanzia di essere inquadrati in un contesto lavorativo attraverso le clausole del contratto collettivo nazionale. Con il sistema proposto si pone l’obiettivo di garantire, insomma, condizioni di vita più decorose agli extracomunitari, non soltanto la mera iscrizione nelle liste di collocamento, introducendoli, così, in un circolo di legalità che riduce il rischio di un eventuale reclutamento da parte della malavita”.

Attualmente, diritto d’asilo e immigrazione sono disciplinate da due diverse fonti normative. Se il ddl passasse anche alla Camera, la fonte diverrebbe la stessa per entrambe…
“Il provvedimento in fieri integra la legge Turco - Napolitano sull’immigrazione e la legge Martelli sul diritto d’asilo. Si prevede cioè la possibilità di una disciplina organica con le normative europee: unificare le due materie significa, perciò, semplificare le procedure per il riconoscimento effettivo del diritto d’asilo, toppo spesso utilizzato in termini strumentali. La verifica dei requisiti di tale riconoscimento sarà compito affidato alla Commissione Unica Nazionale, la quale avrà ramificazioni territoriali in grado di monitorare capillarmente i singoli casi. In attesa di una disciplina organica della materia del diritto di asilo, identica per tutta l’Unione europea, il Governo ha ritenuto opportuno, in sintesi, risolvere il problema costituito dalle domande di asilo realmente strumentali, ossia presentate al solo scopo di sfuggire all’esecuzione di un provvedimento di allontanamento ormai imminente. Finora, infatti, la normativa vigente – articolo 1 della cosiddetta legge Martelli – impone non solo la sospensione del provvedimento di allontanamento, ma anche la concessione di un permesso di soggiorno provvisorio, in attesa del giudizio della Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, che spesso però non arriva poiché circa il novanta per cento dei presentatori di queste domande strumentali fanno perdere le proprie tracce. La disciplina introdotta, invece, precedendo l’approvazione della direttiva in esame, instaura – per quelle domande che si ritengono manifestamente infondate – una 'procedura semplificata', che si conclude entro i tempi previsti per il trattenimento nei centri di permanenza temporanei".

Al fine di contrastare l’immigrazione clandestina, si prevede anche l’utilizzo di navi da guerra: non è una misura eccessiva?
“In realtà si tratta di un emendamento sul quale è stata posta molta enfasi e che, tuttavia, ha l’obiettivo di regolarizzare e rendere più efficaci procedure già esistenti. La legge attuale già prevede la possibilità di intervenire per arrestare i flussi di immigrati, trasportati sulle carrette del mare come fossero 'merce umana'. Con il nuovo ddl, si profila la possibilità anche per navi militari o in servizio di polizia di fermare, sottoporre ad ispezione ed eventualmente sequestrare imbarcazioni nelle nostre acque territoriali o nella zona contigua alle acque internazionali, per poi condurle in un porto dello Stato. Da qui, i clandestini verranno trasferiti in centri di accoglienza, ove permarranno per 60 giorni ai fine del disbrigo delle procedure per il riconoscimento”.

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