Serena Di GiovanniUn imponente dipinto murale in bianco e nero, raffigurante un pene gigante non eretto, è apparso lo scorso fine settimana su un muro sito lungo Avenue du Parc, a la Barrière, una frazione del comune di Saint-Gilles, nella regione di Bruxelles. L'autore non si è ancora manifestato, ma la sua opera da giorni risulta 'postata' sulla pagina Facebook: 'I love Saint-Gilles'. Alcuni utenti di internet l'avrebbero attribuita alla mano e all'inventiva di Vincent Glowinski, in arte Bonom, tra i più famosi 'urban artist' del luogo, specializzato soprattutto nella rappresentazione di figure 'ibride', umane e animali. Intervistato dall'emittente 'Rtbf', il francese ha tuttavia negato la paternità dell'opera, nonostante abbia già 'firmato' due dipinti controversi: una donna che si masturba, comparsa nel 2013 a Place Stephanie e un uomo anziano nudo, a Porte de Hal.

Le reazioni degli abitanti
Come accennato, esiste su Facebook una pagina interamente dedicata al comune belga nella quale è stata pubblicata la foto del dipinto, cui hanno fatto seguito diversi commenti da parte dei residenti. Al di là della generale ilarità, non sono mancate le accuse all'ignoto autore dell'opera, ma anche prese di posizione a favore della libertà di espressione dell'urban art. Qualcuno si è chiesto, opportunamente, quali siano i limiti di ammissibilità di simili 'interventi' sul suolo pubblico, a prescindere dalla natura legale o illegale della raffigurazione. Gli utenti si sono chiesti, in particolare, dove arrivi la libertà del singolo e fino a che punto quest'ultima possa interferire con quella collettiva. E ci si è domandati se all'arte contemporanea sia consentito invadere in maniera così 'provocatoria' lo spazio dei cittadini, confermando sempre più la necessità di un dibattito - esteso non solo agli addetti ai lavori e ai critici, ma anche ai cittadini - su ciò che possa essere dipinto/rappresentato/evocato nello spazio urbano di pubblica fruizione.

Un caso isolato?
L'episodio di Saint-Gilles non costituisce un 'unicum' nella storia dell'urban art belga. Qualche settimana fa, sempre a Bruxelles, più precisamente a Rue des Poissonniers, tra Orts Street e St. Catherine Street, era già comparso un grande murale che ritrae, un po' troppo dettagliatamente, una 'penetrazione'. In città, inoltre, esistono da tempo altri murales dello stesso genere 'erotico/scabroso': dalla 'donnina seminuda' in posa sexy di Zalez, al bambino - realizzato da 'Hmi du groupe Cnn' - che fa la pipì esponendo pubblicamente i suoi 'gioiellini' di famiglia. Fino alle tante immagini a sfondo erotico e sessuale disseminate non solo nel territorio belga e francese, ma in tutto il globo terrestre, particolarmente negli Stati Uniti e a New York.

Che fine farà il dipinto?
Per il momento, il comune di Saint-Gilles non ha reagito più di tanto allo scandaloso murale, anche se, ovviamente, sono state chieste delucidazioni al proprietario dell'edificio, il quale ha risposto di essere all'oscuro di tutto. Le Centre démocrate humaniste (Cdh) di Saint-Gilles, Partito politico 'né di destra né di sinistra' ha ritenuto di portare il caso in consiglio comunale. L'opera, "da rimuovere assolutamente", nasce in un quartiere popolare pieno di famiglie. Pertanto, la sua 'pubblica visione' risulta inappropriata e poco consona al luogo. Pienamente visibile dalla strada, il dipinto, tra l'altro, si trova non distante dall'istituto delle 'Figlie di Maria', una nota scuola cattolica belga. Diversamente, il parlamentare Alain Maron, deputato regionale e consigliere comunale, leader del 'Groupe Ecolo', non è del tutto favorevole alla rimozione, poiché "l'arte di strada ha anche lo scopo di sfidare il pubblico e creare uno shock". Sempre secondo Alain Maron, infatti, "siamo già sommersi da cartelloni pubblicitari che riportano stereotipi, talvolta dai contenuti misogini, molto più volgari e offensivi di un attributo maschile: se il comune dovesse decidere di rimuovere il murale", aggiunge in un commento su Facebook, "allora, per coerenza, la stessa sorte dovrà toccare anche ai dipinti murali di Bonom, ormai parte integrante del patrimonio culturale della città". Al di là delle singole dichiarazioni, dal momento che il proprietario dell'edifico non era a conoscenza della 'cosa' e non sono stati richiesti permessi per dipingerlo, quest'ultimo dovrebbe essere illegale, dunque suscettibile di rimozione. Ma chi pagherà i lavori? Sia il proprietario, sia il municipio sembrano, al momento, non disporre del denaro necessario. In ogni caso, quali che saranno le sorti di questo lavoro, ci sembra di poter affermare, come sostiene lo stesso Alain Maron, che l'inquinamento pubblicitario e il 'bombardamento' mediatico cui siamo costantemente sottoposti siano fenomeni ben più gravi e invasivi di un organo genitale dipinto su una parete, anche se pubblica. Un pene che, se verrà cancellato, avrà comunque vinto la sua battaglia più importante: innescare un dibattito critico sulla libertà di espressione.

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