Giorgio MorinoVivere a Roma ha i suoi pregi e i suoi svantaggi. I pregi sono quasi tutti riconducibili alla infinita moltitudine di bellezze artistiche che secoli di Storia hanno lasciato nella città dei Cesari; gli svantaggi sono invece catalogabili nei vari aspetti della vita quotidiana, che i romani si sobbarcano ogni giorno per sopravvivere alle impervie giungle urbane della capitale. Traffico, automobili in sosta selvaggia, codice della strada ridotto alla stregua delle istruzioni per le pentole a pressione e un servizio di trasporto pubblico decisamente inadeguato al volume di viaggiatori e all'immensa estensione dell'agglomerato urbano. Insomma, chi più ne ha, più ne metta. Proprio il trasporto pubblico è la vera 'croce' della città, sotto ogni aspetto, sia che si parli di trasporto su ruote, sia su binari. Nel 2007, quando iniziarono i lavori per la 'chimerica' linea C della metropolitana dopo circa 27 anni dall'inaugurazione della linea A, molti ingenui romani gridarono al miracolo, nella speranza che quello fosse il primo passo verso un livello maggiore di civiltà, che avvicinasse la città a degli standard europei più accettabili. Dopo 7 anni di lavori, tra ritardi e blocchi, il 9 novembre 2014 è stata finalmente inaugurata la prima tratta della terza linea metro, da Monte Compatri a piazza Lodi, con l'obiettivo di terminare i lavori con la congiunzione alla fermata Colosseo della linea B entro il 2021, per poi proseguire, chissà come e chissà quando, addirittura fino a Ottaviano (ai Musei vaticani, per capirsi). Tutto molto bello, quasi commuovente, dal momento che è bastato il ritrovamento archeologico di una caserma 'castra' romana da 39 stanze, databile al II secolo d.C. durante il regno dell'imperatore Adriano, per bloccare i lavori a una profondità di appena 9 metri sotto viale Ipponio, nella zona di via dell'Amba Aradam. Proprio dove, ironia della sorte, doveva sorgere la penultima stazione della linea C. Se non è 'fortuna' questa! La notizia, in un primo momento, era stata fatta passare sotto silenzio, per consentire ai tecnici e agli ingeneri di 'Roma metropolitane' di effettuare i dovuti rilievi; in seguito, è stata resa nota grazie a una lettera firmata da Francesco Prosperetti, sovrintendente speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'Area Archeologica di Roma, pubblicata sul quotidiano romano 'Il Tempo'. Prosperetti, nella sua missiva 'aperta', ha descritto "l'eccezionalità della scoperta", affermando però che "il buon stato di conservazione delle strutture nel loro complesso rendono non perseguibile l'ipotesi di uno smontaggio e successivo rimontaggio integrale del contesto". Una scoperta eccezionale, quindi, che tuttavia è giunta non proprio inaspettata, dal momento che la zona, alle pendici meridionali del colle Celio, era interessata da un'alta concentrazione di alloggiamenti militari sin dall'età imperiale. Verrebbe quindi automatico chiedersi come sia stato possibile lasciarsi sfuggire una simile presenza archeologica, durante i rilevamenti effettuati all'avviamento del cantiere. La risposta sembra fornirla lo stesso Prosperetti: "L'area della stazione Amba Aradam è stata oggetto di indagini archeologiche preventive tramite carotaggi che avevano individuato la presenza, al di sotto di un poderoso interro risalente a età moderna, di radi sedimi, la cui profondità di giacitura non ha consentito, in assenza di opere di confinamento perimetrale, preliminari indagini archeologiche estensive". In altri termini, ce ne eravamo accorti ma, come spesso capita, capisci cos'hai di fronte solo quando inizi a scavare. Non un granché, come spiegazione. Ma sorvolando su questo aspetto, il vero quesito nella mente degli abitanti della capitale è uno solo: quando riprenderanno i lavori? Difficile dirlo, specialmente considerando i precedenti: nel 2008 venne rinvenuta, sempre negli scavi della metro C, una struttura della Roma antica in piena piazza Venezia, probabilmente un 'Ateneum'; da allora, lavori bloccati, scavo archeologico lasciato all'aperto e non valorizzato turisticamente e una 'grassa buca' in una delle piazze più famose del mondo: verrebbe quasi da fare un'applauso. Probabilmente, il vero errore concettuale che questa situazione suggerisce è stato il considerare la metropolitana come la soluzione definitiva per il trasporto pubblico romano: non si è pensato, per esempio, a un potenziamento della linea tranviaria cittadina, malamente smantellata negli anni '60 del secolo scorso per favorire il trasporto su gomma; l'ideazione di alcune metropolitane 'leggere', come la 'Overground' londinese; l'aumento delle linee di autobus, con la creazione di corsie preferenziali che velocizzino il percorso. Non si capisce come sia possibile che nessuna di queste alternative sia stata considerata percorribile, non 'reggendo' la spiegazione degli alti costi realizzativi, dal momento che per la metro C sono già stati stanziati ben 3 miliardi 739 milioni 863 mila euro, cifra attualmente al vaglio della Procura della Corte dei Conti per spese 'lievitate' e appalti poco trasparenti. Piuttosto che trovare un'alternativa, meglio fermarsi e contemplare un glorioso passato da capitale del mondo che non tornerà più. Anche perché, con ogni probabilità, se i romani di un tempo si fossero trovati in una situazione simile, non ci avrebbero messo due secondi a radere al suolo i ritrovamenti al fine di costruirci sopra, come hanno fatto ripetutamente in una città che andava a fuoco due volte all'anno. Ma questa, ovviamente, è solo un'ipotesi suggerita dalla Storia.


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