Gaetano Massimo Macrì"Il Psi c'è, ma non funziona". Così Bobo Craxi, lo scorso 15 aprile, all'assemblea nazionale di 'Area socialista', tenutasi presso il 'Roma Life Hotel' della capitale, riprendendo le parole scritte da Norberto Bobbio in una vecchia intervista, in cui sosteneva l'importanza del Partito socialista nella società industrializzata. "Se il Psi non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Visto che c'è e non funziona occorre, dunque, reinventarlo", sosteneva il politologo. Ecco spiegato il motivo per il quale, nelle stesse ore in cui a Salerno si svolgeva il Congresso nazionale del Psi, introdotto dal suo segretario, Riccardo Nencini, in un hotel della capitale una parte del Partito, che risponde a Bobo Craxi e s'identifica sotto la denominazione di 'Area socialista', si è riunita nella sua prima assemblea nazionale, per prendere le distanze dall'attuale linea politica del Partito. Non si tratta di una 'scissione', come più volte sottolineato dai partecipanti, ma "con questo gesto, i compagni di Area socialista non assecondano il desiderio di chi li vorrebbe fuori dal Psi, sono e rimangono iscritti al Partito, ma non partecipano al Congresso e si organizzano perché, con l'aiuto di tutti i socialisti che lo vorranno, ovunque collocati, si possa aprire una nuova fase politica", si legge in un documento redatto dall'Area. Non sussistono più le condizioni per collaborare con una segreteria accusata di rinnegare le ragioni stesse dell'esistenza del Psi. Nel suo discorso di apertura dell'assise, Craxi ha spiegato a chiare lettere la distanza netta che ormai lo separa dal segretario: "La condizione di subalternità, di acquiescienza politica verso Governo e Pd e la gestione proprietaria e 'anti-statutaria' di questi anni ci hanno condotti a una posizione di radicale e netta distanza dalla 'corrente' guidata da Riccardo Nencini e", continua, "c'è la necessità di dare vita e 'gambe' a un nuovo progetto, che a partire dalla centralità e dalla vitalità del pensiero socialista abbracci le diverse tendenze che, nella crisi italiana, ricercano un approdo diverso dalle soluzioni demagogiche offerte da poteri politici stanchi e vistosamente in crisi, dopo vent'anni inconcludenti". Craxi accusa duramente Nencini poiché "ha rifiutato di rispettare i dettami minimi che regolano la vita interna dei Partiti e ha accelerato l'appuntamento di Salerno pensando di celebrare il secondo tempo e il trionfo del 'renzismo', a cui avrebbe offerto lo 'scalpo' definitivo della tradizione socialista". Quali sono più nello specifico i motivi dello 'strappo'? Il 'tradimento' più grave di cui è accusato Nencini è il voto favorevole dato alla riforma elettorale e alla revisione costituzionale. Questo nonostante l'avviso al segretario, un anno addietro, tramite lettera in cui si sottolineava come il 'sì' all'Italicum avrebbe potuto generare una frattura difficilmente sanabile in seno al Partito. Invece, la linea politica seguita da Nencini è stata caratterizzata da una sempre maggiore subalternità al Governo, in particolar modo sotto il 'premierato' di Matteo Renzi. La scelta di non essere presenti al Congresso di Salerno è divenuta, pertanto, necessaria. Quello del capoluogo campano, secondo l'Area, è infatti un congresso indetto "da un Consiglio nazionale convocato in modo irregolare" (non a tutti i membri aventi diritto è stata inviata convocazione formale); a chi ne ha fatto richiesta, non è stato concesso di "conoscere gli elenchi degli iscritti e la platea congressuale". Fatto che ha impedito di verificare la regolarità del tesseramento, messa in dubbio da più parti. "Questo Partito ha bisogno di un nuovo segretario. Il congresso di Salerno è farlocco, poiché frutto di un grandissimo imbroglio", spiega Angelo Sollazzo, "il tesseramento è irregolare: arrivano elenchi di tesserati senza pagamenti e pagamenti senza elenchi. Di fronte a tutto questo ci siamo dovuti rivolgere alla magistratura. Noi che siamo qui riuniti oggi, siamo per dei Partiti puliti, onesti e trasparenti". Stando così le cose, nell'impossibilità di avere un Congresso 'aperto' a un confronto politico, la scelta compiuta da 'Area socialista' di determinare uno spartiacque con la gestione dell'attuale segretario è divenuta inevitabile. Come interpretare, dunque, questa separazione? "Altro che scissione dell'atomo! Facciamo parte di questa grande comunità che è nel mondo", sottolinea Gerardo Labellarte durante il suo breve discorso introduttivo, nel quale precisa anche che "non siamo una frazione del Psi. Riteniamo di essere rappresentativi di una grande comunità di questo Paese, che è quella socialista. I socialisti sono caratterizzati da una cosa: quelli che sono comunisti smentiscono di esserlo. I socialisti stanno in tutti i partiti e una cosa ci accomuna: nessuno rinnega. Noi a questo facciamo riferimento. A una grande Storia che è stata di milioni di persone, che è tuttora di milioni  di persone".
Secondo Leonardo Criscuolo Gaito, il Psi oltre ad aver bisogno di "nuove gambe e nuova vita", come dichiarato da Bobo Craxi, necessita anche di una nuova anima "perché con Nencini è mancata una guida spirituale", imputando al segretario "scelte assurde, contrarie alla logica socialista". Per ritrovare la giusta via, allora, bisogna guardare verso il basso. A sostenerlo è Roberto Biscardini, che spiega: "Il socialismo nasce dal basso, dalla capacità di contaminarci con realtà civiche che non sanno di essere socialiste. È da lì che bisogna ripartire. Sono molto convinto del lavoro che stiamo facendo, dell'iniziativa avviata qui oggi. Il tema vero è cogliere il socialismo che c'è". Sulla stessa lunghezza d'onda sono le parole pronunciate da Pieraldo Ciucchi, che punta il dito sul peccato mortale di Nencini, reo di aver tolto qualsiasi prospettiva in termini di elezioni, "riducendo in sostanza il Partito a un suo comitato elettorale". Sempre Ciucchi ammette che "serve una lista che possa riunire un aggregato. Perché i socialisti non stanno soltanto nell'area che vogliamo rafforzare, ma in tanti spaccati. Bisogna mettere in campo un programma che abbia questa prospettiva di inclusivitá. Credo che quando si parla di un'area socialista, si debba guardare a un mondo che ci circonda, a una sinistra democratica che aspetta di essere raccolta e rappresentata. Ci dobbiamo dare un progetto che parli a un mondo più ampio. Dovremo essere capaci di interpretare questi bisogni", conclude, "puntando anche sull'importanza dei giovani nel Partito che, benché per sua tradizione e cultura politica sia abituato a procedere attraverso il 'tam-tam' e il 'porta-a-porta', è giusto che segua anche altre vie più moderne: dovremmo dotarci di una rete di comunicazione, di un blog". In effetti, qualcuno, come il giovane Botta, iscritto a parlare, invita alla necessità di dare spazio anche alle moderne tecnologie dei social media: "L'arena politica oggi sono i social network. I cinque stelle lo hanno capito". Riflette tra tradizione e innovazione anche Franco Adamo, il quale non risparmia critiche a certi vecchi modi di fare: "La Rete è importante", dice, "ma la vera politica si fa viso a viso. L'intento è creare un Partito, ma non è facile, perché ognuno di noi è portato a difendere il proprio 'tornaconto': dobbiamo rinunciare a queste velleità e creare un contenitore comune". C'è chi, invece, guarda diritto alle radici, all'importanza degli ideali nella politica. L'invito arriva dal toscano Franco Vivaldi, che spiega come "l'ideale socialista è ancora l'ideale più valido del mondo. In Toscana, i nostri rapporti col Pd sono ormai al limite dell'impraticabilità. Ho sentito parlare bene del presidente Rossi (Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ndr) ma anche costui, quando gli fa comodo, è 'renziano', quando non gli torna utile si trasforma in qualcos'altro". Anche Gennaro Mucciolo, consigliere comunale a Salerno, pone l'accento sugli ideali e si augura "che da questo incontro si possa costruire qualcosa di strutturato che raccolga i pezzi di questa necessità che si sta sviluppando in Italia, con idee basilari chiare e su questo costruire un soggetto politico che a quei valori faccia riferimento". La sfida politica per i socialisti è, per Franco Bartolomei, "ricostruire un movimento socialdemocratico per mettere in discussione l'attuale modello di sviluppo globalizzato, che non redistribuisce la ricchezza prodotta e droga le variabili quantitative dell'economia con le manovre finanziarie. In tal senso, definirsi socialisti è ancora la parola più valida per cercare una maggior giustizia sociale anche e soprattutto all'interno di un sistema capitalistico avanzato e tecnocratico". Andrea Fabbri accende i riflettori sul tema del lavoro, secondo lui vero perno centrale della discussione politica, che va affrontato con contenuti nuovi, che non sono quelli proposti dal movimento cinquestelle. Dice Fabbri, infatti, che ciò che occorre è "un soggetto politico nuovo che parli di lavoro. Solo l'occupazione può ridare un futuro all'Italia, non il reddito di cittadinanza. Penso al piano di lavoro garantito, di cose già declinate in altri Paesi". La conclusione è nelle parole di Angelo Sollazzo: "Sul fronte dei contenuti, la mozione congressuale di Nencini è un programma di destra che viene fatto passare come un programma di sinistra. Noi siamo un Partito del lavoro, ma Nencini e i suoi amici vogliono cambiare la ragione sociale del Partito socialista. Nenni diceva: 'I socialisti sono coloro che si occupano degli altri'. Nencini si occupa solo di se stesso. Non è socialista chi approva una riforma costituzionale autoritaria, chi acquista gli F35, chi vota il 'jobs act', chi è amico di Marchionne e combatte i sindacati". Dunque, al termine del dibattito della I assemblea di 'Area socialista', lo scopo prossimo e concreto è chiaro ed è il seguente: prendere le distanze da un Psi che con Nencini non avrebbe prospettive, per presentare una propria lista elettorale, in grado di portare una forza socialista autonoma in parlamento. La battaglia per le prossime elezioni, tuttavia, è appena cominciata.




(articolo tratto dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)

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ARBOR - MILANO - Mail - lunedi 25 aprile 2016 19.58
Un giorno un cuoco toscano ideò un pasticcio salvifico per il paese: un mix composto da un cavallo ed un'allodola socialisteggiante. Per ingraziarsi il volatile il cuoco gli concesse prebende (poltrone, ministeri, ecc) ben al di sopra del suo peso. Ecco fatto il pasticcio. Un giorno però in cui le allodole si riunirono per candidandosi ad ulteriori future glorie pasticcere, una coscia dimenticata nell'ultima distribuzione dei favori nonostante le sue ascendenze, a questo punto disse: anche le cosce hanno i loro diritti, ed individuata una vicina cabina telefonica si riunirono creando una coscia-corrente. Purtroppo nessuno si accorse del cambio nel sapore del pasticcio ed il cuoco continuò a rottamare senza pietà impastando con l'acqua dell'Arno quanto gli veniva a portata di mano, non importa anche se puzzava un po' di cavaliere, se Parigi valeva una messa figuriamoci palazzo Chigi.


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