Chiara ScattonePer gli asili privati di Ravenna, dall'anno prossimo le cose cambieranno. Il comune del bel capoluogo romagnolo, isola felice per i servizi all'infanzia, con standard qualitativi ben al di sopra della media nazionale, ha deliberato l'11 febbraio scorso novità importanti sul piano delle convenzioni con i nidi privati (non religiosi). Fino all'anno scolastico in corso, le poche strutture private del 'ravennate' possono godere di convenzioni e protocolli vari, che garantiscono loro un minimo finanziamento per le attività. Dall'anno prossimo e con l'introduzione del nuovo piano triennale di convenzionamento, i nidi privati che non accetteranno i termini della nuova convezione si vedranno tagliare definitivamente qualsiasi sostegno economico. I finanziamenti di cui godevano tutte queste strutture rientravano nelle disposizioni previste da una legge regionale del 2000 (legge regionale n. 1 del 10 gennaio 2000), la quale riconosceva nei nidi le finalità di sostegno alle famiglie nella cura dei bambini e, dunque, prevedeva la possibilità per i singoli comuni di erogare finanziamenti agli stessi per la gestione del servizio. Pertanto, il comune di Ravenna da circa una decina di anni, ovvero da quando si sono affacciati nello scenario comunale i primi nidi privati, ha sottoscritto convenzioni e protocolli di vario genere con le singole strutture. In tal modo, si era sviluppato nella zona un sano e dignitosissimo mercato, che forniva tutta una serie di servizi supplementari alle famiglie. Dall'11 febbraio, però, la Giunta comunale di Ravenna ha deciso di riordinare questo sistema troppo caotico, uniformando i rapporti con tutti i nidi privati, senza distinzione alcuna. È stato pertanto elaborata un'unica convenzione e predisposto un piano triennale di finanziamenti crescenti per le strutture convenzionate. Il comune di Ravenna si garantisce, in tal modo, un controllo completo su quelle che sono le imprese private del settore, omologando non solo i servizi, ma imponendo a tutti quanti gli stessi criteri di convenzionamento, nonché il medesimo accesso ai finanziamenti (i criteri qualitativi, sanitari e gli standard educativi devono essere rispettati a prescindere dalla convezione con il comune). Per spiegare cosa sta succedendo non si possono tralasciare i dati, ovvero la capacità del comune di Ravenna di soddisfare la richiesta delle famiglie di un posto al nido. A metà febbraio, in tutto il comune rimanevano ancora in lista di attesa, per un posto comunale o convenzionato, 116 bambini con una copertura complessiva delle richieste pari circa al 41%, ben al di sopra di quel 33% previsto dal Consiglio europeo. La popolazione complessiva dei bimbi compresi nella fascia di età 0-3 anni era, al 2015, di 3.536 bambini, con un calo circa del 3% rispetto all'anno precedente (se confrontiamo il dato con quello di cinque anni fa, mancano all'appello circa 180 bambini). I posti messi a disposizione complessivamente dal comune sono stati 1.451 (nel 2010 i posti disponibili erano solo 1.388), rispettivamente 770 nei nidi esclusivamente a gestione comunale e 681 nei nidi privati convenzionati. Insomma, complessivamente non si può certo dire che il servizio a Ravenna funzionasse male, soprattutto se nel corso dell'anno la maggior parte dei bambini in lista di attesa riescono a ottenere un posto in un nido comunale o convenzionato. La nuova convenzione, dunque, è stata emanata nell'ottica di ottimizzare e aumentare i posti disponibili su tutto il territorio comunale, aumentando così l'offerta per le famiglie. Tuttavia, i risultati, seppur a una lettura veloce possano sembrare vantaggiosi, nascondono un retroscena inquietante: la delibera dell'11 febbraio prevede un aumento degli investimenti nelle strutture private, con un budget iniziale di circa 540 milioni che dovrebbe arrivare a 560 milioni nel 2017, ultimo anno in cui si utilizzerà il vecchio sistema, che resterà in vigore fino a quest'estate. L'amministrazione comunale prevede, perciò, di investire complessivamente nel nuovo piano di convenzionamento 680 milioni, nei quali rientreranno anche i cosiddetti 'voucher comunali', ovvero quegli assegni di sostegno alle famiglie che andranno a coprire, in parte o interamente, la retta mensile del nido privato. Un'esperienza del tutto nuova per Ravenna e per gli utenti che, fino al 2015, potevano invece richiedere, tramite apposita domanda, un 'voucher regionale' d'integrazione della retta privata. Dal 2015, però, la Regione Emilia-Romagna ha deciso di eliminare la concessione di tali finanziamenti, preferendo utilizzare i fondi europei per politiche all'occupazione piuttosto che per il sostegno all'infanzia. Pertanto, il comune di Ravenna interviene nel settore per supportare, al posto della Regione e in maniera più completa, tutte quelle famiglie che ottengono un posto al nido privato convenzionato e hanno difficoltà a pagare la retta. Ovviamente, le rette comunali per tutti gli utenti sono suddivise in base all'Isee presentato al momento dell'accettazione del posto. L'assessore alla Pubblica infanzia e alla scuola di Ravenna, Ouidad Bakkali, ha dichiarato che "per i primi mesi del prossimo anno, il plafond messo a disposizione per i voucher sarà in grado di soddisfare il 50% dei bambini iscritti nei nidi privati (questo anno sono stati 103 i bambini iscritti nei nidi privati)". L'obiettivo dell'assessore è quello di garantire "parità ed equità di trattamento rispetto ai diversi gestori". Dov'è, allora, il 'nodo' della questione, se molti nidi e micro-nidi privati ravennati stanno cercando di correre ai ripari, richiamando l'attenzione anche dei politici locali di opposizione? La convezione appena emanata prevede l'interruzione delle convezioni e dei protocolli precedenti, dunque di tutti i finanziamenti antecedentemente concessi, anche a quelle strutture private che convenzionate non erano. In pratica, il comune di Ravenna ha deciso di sospendere l'attuazione della legge regionale del 2000 e di introdurre un nuovo metodo di erogazione del finanziamento, legato unicamente al vincolo contrattuale stipulato con il comune e non alla tipologia del servizio offerto alla comunità (nella legge regionale si faceva certamente una distinzione tra quelle che sono le strutture private e quelle pubbliche, ma salda rimaneva la convinzione dell'importanza del servizio offerto e garantito a entrambe, pertanto il sostegno finanziario parziale offerto ai privati si basava 'nel merito' e non sul legame con l'ente pubblico). Così facendo, il comune tende a garantirsi l'accesso anche in quei 15 nidi o micro-nidi che, fino a quest'anno, potevano garantire uno standard qualitativo elevato in un contesto esclusivamente privato. L'accordo proposto ora dal comune prevede, invece, i finanziamenti per le sole strutture convenzionate, ovvero quelle che, aderendo alla convezione, metteranno a disposizione del comune stesso un numero di posti disponibili pari a un massimo del 70% dei posti complessivamente autorizzati. Insomma, finanziamenti sì, solo se si garantisce l'accesso al servizio anche per i bimbi iscritti nelle graduatorie comunali e solo per un importo massimo mensile a bambino pari a 580 euro, comprensivo della quota del servizio ristorazione. E per chi ha praticità con le rette dei nidi privati e pubblici nostrani, importi di quel genere sono troppo 'bassi' per la completa e onnicomprensiva gestione di un nido, legato a vincoli strutturali, sanitari, educativi di livello ben più alto rispetto alle scuole dell'obbligo. In definitiva, i nidi e i micro-nidi privati di Ravenna sono stati messi davanti a un'unica scelta: o si accetta la convezione, o fine dei finanziamenti. E anche con la sottoscrizione della convezione potrebbe essere arduo, per una struttura privata molto piccola, mantenere per tutti, privati puri e convenzionati, un servizio adeguato agli standard qualitativi previsti e attesi, a meno di non aumentare le tariffe rivolte alla sola utenza privata. E cco allora che il 'bivio' diviene imminente, soprattutto se molti micro-nidi privati stanno già cominciando a convocare i genitori dei piccoli iscritti per comunicare loro che, dall'anno prossimo, le rette potrebbero subire un'impennata notevole. L'alternativa che molte delle piccole imprese del comparto si trovano ad affrontare è duplice: sperare nella capacità dei vecchi iscritti di poter continuare a permettersi lo stesso servizio a un costo più elevato, oppure guardarsi intorno nella speranza di trovare un benefattore o un possibile acquirente per non far morire la struttura. La questione non è di facile soluzione. E la sensazione che si ha sul territorio, frequentando nidi e materne comunali e convenzionate, è che in questa maniera si stia tendendo verso una pericolosa 'deriva', grazie alla quale si portano i piccoli privati a soccombere a discapito delle strutture o cooperative più organizzate e presenti sul territorio. Che poi tali strutture si trovino ad avere anche un legame politico forte e convincente con chi governa il territorio, è forse tutta altra storia. Non è un caso, allora, se negli ultimi anni in tutto il comune di Ravenna si stia affacciando un'unica cooperativa che, piano piano, sta riuscendo a imporsi ampliando i suoi servizi, anche nel pubblico, acquisendo quelle piccole strutture private che stentano a stare su un mercato divenuto sempre più concorrenziale. Concorrenza, quest'ultima, piuttosto 'sleale', soprattutto se si va a vedere come i nomi che ricorrono siano sempre gli stessi. Il 'sistema Ravenna', perché di questo si può iniziare a parlare, si sta dimostrando sempre più impostato verso una concezione della cosa pubblica ove gli interessi privati si confondono con i primi e viceversa, in un 'minestrone' dai tratti perversi, che si pone quale obiettivo quello di integrare il privato con il pubblico per restare sul mercato, confondendo tra i bisogni essenziali che dovrebbe garantire il pubblico con quelli accessori e non essenziali, i quali dovrebbero rimanere nella sfera del privato. Una delle ultime esternazioni pubbliche dell'Assessore Bakkali ripropone, chiaramente, questo tema quando afferma che "il nostro sistema pubblico-privato ha sempre avuto - e continuerà ad avere - una forte 'governance' pubblica, con standard qualitativi alti", aggiungendo poi che "il privato, per restare sul mercato, deve cercare anche di coprire quello che non riesce a fare il pubblico, cercando di essere sempre più flessibile", all'interno, ovviamente, di un sistema di 'governance' pubblica. Non è un caso, allora, che a Ravenna l'amministrazione comunale, storicamente di centro-sinistra, abbia creato una holding partecipata da soli enti pubblici, ove il comune di Ravenna è il capostipite che ha, quale scopo, quello di gestire le attività finanziarie e garantire continuità e compattezza delle società partecipate degli stessi Enti pubblici. Tra le società gestite da Ravenna Holding SpA - così si chiama la holding del comune di Ravenna - vi sono al 100% la Aser Romagna s.r.l. (onoranze funebri); al 92,47% Ravenna Farmacie s.r.l.; al 60% Ravenna entrate s.p.a.; al 59,80% Azimut s.p.a (società che gestisce i parcheggi, la manutenzione delle aree verdi pubbliche, i servizi igienici, gli impianti di cremazione e i cimiteri, la disinfestazione ecc) e con partecipazioni di minoranza in Romagna Acque S.p.A.; S.A.P.I.R. S.p.A. (terminal operator del porto di Ravenna); Start Romagna S.p.A. (servizi di trasporto pubblico); Hera S.p.A. (servizi ambientali, idrici ed energici); Tper S.p.A. (trasporto su gomma e ferroviario emiliano-romagnolo). Insomma, il comune di Ravenna, o per meglio dire l'amministrazione comunale, ha accentrato in sé oltre a quei servizi che sono tipici della gestione locale, anche quelli che generalmente sono svolti da enti privati o a partecipazione privata, che trattano, tra l'altro, di aspetti che non rientrano nelle sfere di competenza tipiche di una amministrazione locale pubblica. Ci si domanda, infine, come mai a Ravenna non si siano svolte le primarie del Partito democratico, forza leader indiscussa, che governa da tantissimi anni. Forse da troppi, se i nomi che circolano nelle assemblee locali e nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica, anche in questo caso, sono sempre gli stessi.


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