Serena Di GiovanniNella serata del 19 novembre 2015, il museo civico veronese di Castelvecchio ha perso in un sol colpo 17 dei suoi capolavori. Tra questi: 'La Madonna della quaglia' del Pisanello; un 'San Girolamo penitente' di Jacopo Bellini; la 'Sacra famiglia con una Santa' di Mantegna; alcune opere di Jacopo Tintoretto; un Rubens; la 'Dama delle licnidi'; due ritratti firmati da Giovanni Francesco Caroto e altre di autori meno noti al grande pubblico, come Hans de Jode e Giovanni Benini. I ladri hanno anche danneggiato una tavola di Giulio Licinio, la 'Conversione di Saulo', che si trovava vicino ai Tintoretto. Poco prima della chiusura del museo, i tre banditi hanno fatto irruzione nell'edificio, agendo indisturbati nelle sale. Secondo una prima ricostruzione, essi sarebbero entrati in azione con le sale aperte, ma senza alcun visitatore, sapendo, evidentemente, che il sistema d'allarme sulle opere non era ancora attivato. Entrati da una porta laterale (priva di allarme), una volta all'interno hanno immobilizzato e disarmato la guardia giurata in servizio. Poi hanno legato e imbavagliato la cassiera con nastro adesivo. Tenendo la donna sotto la minaccia di una pistola, si sono fatti condurre dalla guardia nelle sale in cui erano esposte le opere, facendo razzia. Il tutto è durato oltre un'ora. Quindi, hanno caricato i quadri e sono fuggiti con l'auto della vigilanza privata. Un immenso danno economico e culturale all'arte e alla cultura del nostro Paese, non solo perché, come ha commentato la direttrice di Castelvecchio, Paola Marini, "il valore delle opere sottratte si aggira sui 15 milioni di euro", ma soprattutto per l'apparente facilità con cui i saccheggiatori hanno compiuto il furto, avvenuto, sottolineiamo, in pieno centro storico. Una facilità d'azione che, se da un lato tradisce una certa trascuratezza e superficialità nella messa in sicurezza del nostro patrimonio culturale, dall'altro deve far riflettere sulla tipologia di tale furto, avvenuto probabilmente su commissione, coinvolgendo alcuni professionisti del settore. Proprio per questo motivo, malgrado l'autorità giudiziaria abbia delegato il Nucleo di tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri a seguire le indagini sulla rapina, la speranza di recuperare le opere trafugate si assottiglia, giorno dopo giorno, sempre di più. I quadri difficilmente appariranno sul mercato, mentre è molto probabile che possano essere già confluiti in qualche collezione privata. In ogni caso, al di là del discorso economico, si tratta di una ferita molto profonda e ancora aperta, inferta alla nostra identità culturale e alla nostra dignità di cittadini. Colpisce, infatti, come i media, i politici e le istituzioni, che subito hanno messo in scena il solito 'scaricabarile', abbiano dato scarso rilievo alla notizia, di cui si è cessato di parlare ormai da tempo. Ed è, questo, motivo di profonda indignazione da parte di numerosi artisti e addetti ai lavori, i quali, per fare luce sull'accaduto, hanno lanciato alcune petizioni on line, prive del dovuto riscontro. Di qui, l'iniziativa '#_iononmilasciofregare', portata avanti da un anonimo nucleo di artisti italiani mediante la creazione di un gruppo segreto su 'Facebook', nata per focalizzare l'attenzione sul furto di Castelvecchio. Come? Attraverso 'l'adozione virtuale' e putativa delle 17 opere trafugate che, da qualche giorno e senza una precisa scadenza, vengono e saranno riproposte per le strade della nostra penisola e in rete, mediante la realizzazione di murales, poster e installazioni urbane. I lavori in questione sono, infatti, diramati attraverso i social network e, in particolare, la pagina Facebook: 'Io non mi lascio fregare'. In contrapposizione a quanto avvenuto a Verona, ogni singolo artista che aderisce all'iniziativa, reinterpretando a proprio modo l'opera scelta, viene chiamato a realizzarla in maniera anonima, senza cioè apporre su di essa la propria firma, affinché venga liberamente donata alla collettività. Saranno i vari Tintoretto, Mantegna, Pisanello e Rubens a parlare al pubblico e a gridare con forza un'idea dell'arte 'condivisa', perché, come sosteneva Keith Haring: "L'arte non è un'attività elitaria, riservata all'apprezzamento di pochi", bensì costituisce un insostituibile bacino culturale 'collettivo'. Perderne anche una sola testimonianza ci rende orfani del nostro passato, delle nostre radici, privandoci dei mezzi per pensare correttamente il presente e agirvi al meglio. Diversamente, recuperarne la percezione, anche in maniera indiretta, ovvero attraverso una libera e pubblica lettura in chiave moderna dell'opera trafugata, è l'unica vera strada per non 'lasciarsi fregare' ancora. Ecco, qui di seguito, la lista delle opere 'adottate' e da adottare:

1 Antonio Pisano detto Pisanello, Madonna col bambino;
2 Jacopo Bellini, San Girolamo penitente;
3 Andrea Mantegna, Sacra Famiglia;
4 Giovanni Francesco Caroto, Ritratto di giovane con disegno infantile;
5 Giovanni Francesco Caroto, Ritratto di giovane monaco benedettino;
6 Jacopo Tintoretto, Madonna allattante;
7 Jacopo Tintoretto, Trasporto dell'arca dell'alleanza;
8 Jacopo Tintoretto, Banchetto di Baltassar;
9 Jacopo Tintoretto, Sansone;
10 Jacopo Tintoretto, Giudizio di Salomone;
11 Cerchia di Jacopo Tintoretto, Ritratto maschile;
12 Domenico Tintoretto, Ritratto di Marco Pasqualigo;
13 Bottega di Domenico Tintoretto, Ritratto di ammiraglio veneziano;
14 Peter Paul Rubens, Dama delle licnidi;
15 Hans de Jode, Paesaggio;
16 Hans de Jode, Porto di mare;
17 Giovanni Benini, Ritratto di Girolamo Pompei;

Per ulteriori informazioni:
https://www.facebook.com/iononmilasciofregare/


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