Giovanni NegriFirmo e invito a firmare per il referendum sulla legge oscurantista in materia di fecondazione assistita.
Ritengo tuttavia tale firma incompleta, monca e perciò inutile se ad essa non si aggiunge la firma e la mobilitazione per la ricostruzione di una Casa Laica e per la presentazione di liste laiche alle prossime elezioni Regionali del 2005 e Politiche del 2006.
Sarò forse pavido, ma preferisco confessare ad alta voce il mio timore. Temo che oggi lo schieramento laico sia così debole, disorganizzato, privo di rappresentanza e visibilità da rischiare di trasformare la prova referendaria non in una vittoria ma nel suo drammatico contrario: ossia in un referendum o inficiato – come molti dei precedenti – dal mancato quoziente, o battuto alle urne per assenza di forza organizzata capace di parlare, persuadere, organizzare il consenso referendario. In tal caso, al danno dell’approvazione di una legge oscurantista, si aggiungerebbe la beffa di una sanzione popolare.
Credo che denunciare questo rischio, e ragionarci sopra, sia più responsabile ed utile a scongiurarlo piuttosto che ignorare la realtà. La realtà del 2004, non la realtà degli anni ’70, ’80, ’90. In quegli anni promuovere referendum laici era sensato non solo per ragioni di principio, ma anche in quanto la rappresentanza laica e i partiti laici erano presenti nelle istituzioni e nel Paese.
Tradotto in pratica: la Dc non avrebbe mai presentato una simile legge al cospetto di Psi, Psdi, Pri e Pli alleati di governo. Se l’avesse fatto, oltre ad infliggere una ferita all’alleanza di governo, avrebbe trovato, nelle aule parlamentari, una fiera opposizione radicale in grado di mobilitare l’attenzione di una parte del Paese, e questo clima politico avrebbe, di fatto, obbligato l’allora Pci ad attenersi a posizioni laiche e non concordatarie. Infine, qualora approvata e all’insegna di una crociata clericale e anti-laica, la legge sarebbe forse stata oggetto di referendum. Referendum incerto e dall’esito aperto, ma buon terreno politico di confronto. Questa fu la storia dei grandi scontri referendari, che ebbero come protagonisti – più o meno coraggiosi, più o meno pavidi, più o meno limpidi ma tutti comunque presenti ed attivi – i radicali di Pannella e Spadaccia, i socialisti di Fortuna e Mancini, i liberali di Baslini e i repubblicani di Spadolini, oltre a un Pci ‘togliattiano’, sostanzialmente concordatario sino a quando non era obbligato a cavalcare l’onda laica. Ben diversa, inutile negarla, è la realtà di oggi. Tant’è che l’approvazione di questa legge è stata sostanzialmente un gioco da ragazzi, da bravi ragazzi dell’Azione Cattolica. Il perché è semplice: non c’è il Psi del 15%, non ci sono Psdi, Pri, Pli come riconosciute forze politico-parlamentari.
I radicali non hanno più eletti nel parlamento italiano, né sono in grado di assicurare da soli il raggiungimento delle firme per il referendum. Inoltre, l’agenda politica e mediatica ogni giorno impone altre attualità e i propri dibattiti. Chi e come sosterrà le ragioni del referendum? Chi e come organizzerà l’eventuale campagna referendaria volta a espugnare il 51% dei consensi? Chi e come leverà la sua voce nelle istituzioni per difenderne scopo, obiettivo, limpidità ed equità nel confronto referendario? Perciò è oggi impossibile disgiungere la questione del referendum dalla questione della rappresentanza laica nelle istituzioni, dall’indispensabilità di offrire all’elettorato italiano la possibilità di un voto di ricostruzione dell’area laica.
Travolti dalle macerie della Prima Repubblica, non capaci di costruire una propria rappresentanza nella Seconda, oggi che già si annuncia alle viste una Terza Repubblica – speriamo non bisognosa di alcuna grande o piccola Piazzale Loreto – mi pare che i laici abbiano non solo il diritto ma il dovere di ragionare su sé stessi e sulle proprie battaglie. E di farlo non solo nel doveroso nome dei princìpi o per dare vita a preziose battaglie di testimonianza, ma anche per consentire campagne, referendum, voti utili e vincenti.
Non intendo con ciò dire che il referendum sia un lusso che non possiamo permetterci, siccome rana che vuol gonfiarsi in bue. E’ però indispensabile ricordare che per i laici questo è ancora tempo di dopoguerra, di macerie, di ricostruzione. Perciò firmo e invito a firmare due volte: per il referendum, e per l’appello lanciato da Diaconale e Giacalone per la Casa Laica, per ridare ai laici, a tutti i laici, voce e rappresentanza politica e istituzionale. Perché queste due firme sono l’una il coronamento dell’altra.
E ogni firma, sarà davvero utile: sarà una firma per la Ricostruzione.
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