Stefania CatalloI fatti accaduti a Colonia, Stoccarda e in altre città tedesche ed europee durante la notte di capodanno, ovvero la serie di aggressioni contro le donne da parte di gruppi di uomini per lo più immigrati, ci pone innanzi a seri interrogativi, soprattutto all'assoluta necessità di un'analisi imparziale e approfondita della vicenda. L'ondata migratoria della scorsa estate, diretta nei Paesi del nord'Europa, aveva provocato reazioni diverse e contrarie nell'opinione pubblica e nei Governi coinvolti dal fenomeno. Le immagini di famiglie in fuga dalle zone di guerra, che attraversavano i confini europei correndo a perdifiato, ci hanno accompagnato dai notiziari e dai giornali; le interviste ai giovani laureati che cercavano in Europa una vita migliore, lontana dalle dittature e dagli orrori della guerra ci hanno colpito profondamente, provocando un'ondata generale di empatia e di disapprovazione quando l'Ungheria aveva iniziato la costruzione di un muro lungo il confine con la Serbia, così come la Bulgaria e la Grecia avevano già fatto verso la Turchia. Al di là delle implicazioni politiche, ci domandiamo se l'Europa sia pronta ad accogliere migliaia di profughi sconosciuti dal punto di vista culturale e antropologico, provenienti da Paesi in guerra, senza sapere quasi nulla di questi conflitti, né da chi siano stati scatenati, né tantomeno da chi vengano finanziati; in pratica, senza altre notizie, se non quelle generiche diffuse tramite i media. La nostra ignoranza, intesa come mancanza di conoscenza, non ci ha permesso di distinguere gli infiltrati, nonostante la paura dell'Is imponesse il massimo controllo. Crediamo, dunque, sia giunto il momento di umanizzare i migranti, allontanandoci sia dall'utopia salvifica, sia dai deliri nazionalistici, lavorando altresì a una politica internazionale che garantisca lo sviluppo economico dei loro Paesi di provenienza, grazie alla cessazione dei conflitti e alla ricomposizione delle fratture interne, in modo che possano rendersi autonomi e autosufficienti. E, soprattutto, impegnandoci tutti nella diffusione della cultura e dell'istruzione, in modo che non debbano più ripetersi le aggressioni verso le donne di qualche giorno fa, che ricordano, nonostante il diverso contesto storico, nella strategia e nelle modalità, la vicenda delle 'marocchinate', che ancora pochi conoscono.




Presidente del Centro antiviolenza e biblioteca 'Marie Anne Erize' di Roma
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mario - italia - Mail - lunedi 11 gennaio 2016 17.42
sono sgomento da quanta "misura" si percepisce nel lessico intellettuale per i fatti orribili sulle molestie alle donne, fatti così allarmanti, sconcertanti e assolutamente da condannare senza se e senza ma. Invece ricordo quanto fu la condanna fuori misura oltre ogni limite del buon senso, per i discutibili comportamenti"morali" di un premier poi assolto con formula piena.
Penso che quando si sbagli si debba ammettere di aver sbagliato e penso sia invece necessario ricorrere subito a dare voce a ferme condanne senza tanti sofismi da slalomisti.
L'errore di una parte di intellettuali con il fazzoletto nel taschino "buonista", a prescindere, opportunista perché solo quando fa comodo alla retorica, è deleteria quanto la non condanna a chi abusa sulle donne da qualsiasi parte pro-venga. Qualsiasi giustificazione sociale è fuori luogo.
Ecco mi chiedo quanto occorra ancora a questa sx ottousa ipocrita e perbenista per prendere coscienza che la correttezza intellettuale perchè si trasformi in coscienza civile deve lasciare in primis la demagogia spicciola e strumentale per fini biechi di appartenenza ideologica.
Per questo dico vergona vergogna vergogna...


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