Andrea GiuliaAnnibale Ruccello è uno di quegli autori che ci ha lasciato troppo presto. Dallo stile complesso e ironico, mai banale e dal forte sarcasmo, ha regalato alla scena italiana testi indimenticabili. Tra questi, una storia di donna che con gli anni è entrata a pieno diritto nell'immaginario collettivo: 'Anna Cappelli'. Monologo per donna sola, come viene definito, la piéce è stata in scena al Teatro 'Cometa Off' di Roma dal 20 al 25 ottobre scorso: poche repliche, in verità, per l'alta qualità di una messa in scena intelligente e mai scontata. In uno spazio scenico scarno e al tempo stesso ricco di significato grazie a una scenografia semplice ed efficace, Claudia Pellegrini si è mossa con garbo, raccontando una storia sanguigna e patetica senza cadere nel cliché, donando anzi al personaggio di Anna Cappelli una nuova vita, che ha colpito al centro l'animo di Ruccello. Che cosa succede quando i nostri sogni non si realizzano? Quando, per forza di cose, a causa della società o della famiglia, siamo costretti ad abbandonare qualunque nostra volontà o principio a favore del prossimo? Anna Cappelli narra la condizione di una donna in lotta per l'amore, oppure - più semplicemente - per l'affermazione di sé stessa, per il possesso di una propria identità che passa attraverso il 'possedere' nel senso più estremo. Una donna debole, alle prese con l'amore e la società e, infine, una donna forte, alle prese con un cadavere da gestire. Con la regia di Rinaldo Felli e con Claudia Pellegrini, 'Anna Cappelli' è uno spettacolo da rivedere al più presto, per osservare sotto la lente d'ingrandimento l'animo umano portato al limite del dolore e dell'amore.


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