Ilaria CordìDopo i fatti di questi ultimi giorni e il 17enne disabile picchiato, insieme a un compagno di scuola, sulla linea 764 dell'Atac tra la più totale indifferenza dei presenti, siamo ormai giunti al punto di chiederci perché i cittadini romani stiano dimostrando una così totale mancanza di senso civico. Siamo veramente consapevoli del perché essi siano diventati, all'improvviso, dei poveri disgraziati? Probabilmente, perché le loro madri erano strozzine e i loro padri dei ladroni; perché i padri delle loro madri erano dei boia e le madri delle madri delle povere accattone; perché le madri dei padri facevano le ruffiane e i padri delle madri erano spie. I romani di oggi provengono da una stirpe di immigrati meridionali che, nei primi anni '60 del secolo scorso, hanno invaso la capitale d'Italia con potenti ondate migratorie. Tutti morti di fame che, se avessero avuto i mezzi e qualche opportunità in più, oggi sarebbero, con molta probabilità, delle persone perbene. Ma allora ci chiediamo: di chi è la colpa di tutto questo? Di chi è la responsabilità? Ci rivolgiamo queste domande perché pensiamo che qualcuno, per poter fare il sindaco di Roma, certe cose dovrebbe saperle. Pur con tutte le giustificazioni del caso e senza mettergli in conto colpe o responsabilità che sono, ovviamente, di chi lo ha preceduto, non possiamo non osservare come, a due anni dal proprio insediamento, Ignazio Marino non possa continuare a comportarsi come un 'prete mancato', colpevolizzando sempre e solamente gli altri. I cittadini romani, di quello che sono, è unicamente colpa loro? Di quello che uno è, la colpa è solo sua? Noi non la pensiamo esattamente così. Faccia dunque maggiore attenzione il sindaco di Roma, poiché sta cominciando a varcare un confine che rischia di trascinarlo su versanti troppo personalistici e soggettivi, in cui si intravedono giudizi che compongono, nel loro insieme, una visione della capitale d'Italia in cui l'umanità non sembra più di tanto essere presente. Comprendiamo che la fase politica che stiamo vivendo è quella di un 'leaderismo' che porta ogni esponente politico o personaggio pubblico a cercare di sfruttare la propria posizione per ottenere il massimo della visibilità mediatica, finalizzata a un forte consenso di opinione. Ed è anche vero che tante cose, a Roma, non solo non funzionano, ma non hanno mai funzionato. Tuttavia, ci permettiamo di far presente che, se veramente s'intendono invertire determinati 'andazzi' e comportamenti, serve a ben poco arroccarsi dietro ad atteggiamenti da novello Savonarola. E che sarebbe meglio, invece, chiedere aiuto alla città stessa, o almeno alla sua parte più sana, con maggior pazienza e umiltà.


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Roberto - Roma - Mail - lunedi 5 ottobre 2015 14.2
In parte concordo. Ma se mi avessero rotto le scatole in tre milioni penserei anche io "sapete che vi dico? Me ne vado in giro per il mondo e non vi sto neanche più ad ascoltare.". E lo dico da romano: i sindaci precedenti stavano bene a tutti perchè non pestavano i piedi a nessuno. Poi è chiaro che se uno tende a isolarsi le cose diventino difficili.


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