Ennio TrinelliDicesi 'panfobìa', quello stato di anormalità psicologica che porta le persone ad aver paura di tutto, più precisamente a temere morbosamente la paura stessa. Una condizione medica conosciuta come 'paura non specifica', o 'paura di tutto', che si descrive come "vaga e persistente minaccia di un male sconosciuto". La panofobìa, chiamata anche omnifobìa, polifobìa, pantofobìa o panfobìa, pare proprio la descrizione dell'italico stato d'animo sul quale sta per piombare, come un famelico e conosciutissimo nemico, l'obbligo della vacanza al mare, sdraiati al sole con poco o nulla addosso a esibire l'unica cosa che si può esibire: un corpo in rapido decadimento, quando non già mummificato, al quale numerosi interventi di ricostruzione hanno giovato poco o nulla. Ore e ore spese sdraiati al sole, immaginando i fasti della notte che verrà. Che è sempre quella dell'anno scorso. Certo, è meglio di niente. Dopo avere passato 11 mesi a gridare contro i neri (che sono gli stessi ai quali si offrirebbero le patetiche grazie per un 'good screw', che fa sempre bene) e gli arabi (ibidem), dopo un intero anno alle prese con metropolitane che non arrivano mai e signore che ti danno gomitate al fegato sulle scale mobili, un po' di piacere è quasi necessario. Così potremo dire di aver ignorato la vera realtà delle cose per undici mesi perché dovevamo lavorare e, per un mese, perché ci dovevamo riposare e non per mancanza di responsabilità, come ci accusano tutti. Insomma, un felice (felice?) agosto a tutti.


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