Carla De LeoConoscendo e ripercorrendo la storia di Eleonora Vallone, si scopre di trovarsi di fronte a una donna dotata di una tenacia incredibile, di un grandissimo attaccamento alla vita. Questi sono stati, infatti, i 'principi' a cui si è ispirata e ai quali si è 'aggrappata' per rivedere la 'luce' dopo un lungo periodo di 'buio'. Una fase della sua vita in cui ha dovuto superare ostacoli e difficoltà, sia fisiche, sia emotive. Il tragico incidente che la costrinse in una condizione d'immobilità fisica giunse nel momento forse più 'sbagliato' della sua vita: atletica e dedita a svariati sport, si ritrovò improvvisamente costretta all'immobilità proprio nel momento in cui la sua carriera artistica era all'apice. Giovane e con esperienze di pittrice, modella, presentatrice, attrice e giornalista, il futuro che allora i medici le prospettarono risultò, all'improvviso, completamente 'stravolto' e tutt'altro che roseo: paralisi permanente e amputazione di alcuni arti furono le terrificanti ipotesi formulate dai responsi degli 'esperti'. Ma Eleonora non volle rassegnarsi a questo destino, da cui si sentiva mortificata soprattutto nell'animo, oltre che nel corpo. Così, animata dalla sua immensa passione per l'acqua, chiese e ottenne di frequentare le piscine, in cui 'trascinò' tutto: la sua esperienza sportiva e, soprattutto, la sua amata danza. E fu così che, sotto gli occhi increduli di tutti coloro che ritenevano inutile quel tentativo, iniziò a riacquistare la mobilità del proprio corpo e a recuperare una perfetta condizione fisica. Eleonora Vallone riuscì a compiere un vero e proprio 'miracolo', ideando il metodo del 'GymNuoto', ovvero la tecnica degli esercizi in acqua. Una pratica molto antecedente alla più nota tecnica dell'AquaGym, che intrattiene una relazione particolarmente intensa, se non unica, con l'acqua. Un lungo studio ben approfondito, affrontato con il supporto di esperti e di medici, le ha permesso di elaborare un 'metodo' che oggi si avvale di oltre 2 mila esercizi e che ha contribuito alla conoscenza dei benefici derivanti dal moto in acqua. L'obiettivo della tecnica individuata da Eleonora Vallone mira, infatti, non solo al raggiungimento e al mantenimento della forma fisica, ma anche alla cura di problemi motori e di equilibrio psicofisico. Oggi, Eleonora è una delle nostre amiche più care. E la sua 'vivacità' continua a sorprenderci, indirizzando, per esempio, il suo 'GymNuoto' anche alle donne in 'stato interessante', oltre che a ginecologi e ostetrici. Ci siamo dunque recati a incontrarla personalmente, rimanendo ovviamente 'coinvolti' in una delle sue emozionanti lezioni, nel corso della quale non abbiamo potuto fare a meno di notare come, all'interno della vasca, fossero presenti molte donne in gravidanza, sia ai primi mesi dal concepimento, ma anche a 'pochi passi' dal parto. Allo stesso tempo, non potevamo non restare piacevolmente sorpresi dalle tante 'over 70' che 'sgambettavano' come delle ventenni. All'inizio della 'bella stagione' del 2015 vi presentiamo, dunque, questa nostra intervista alla 'pioniera' della ginnastica in acqua, alla quale abbiamo rivolto le nostre curiosità.   

Eleonora Vallone, com'è nato il tuo amore per l'acqua?
"L'amore per l'acqua l'ho sempre avuto, sin da piccola. Fu mio padre, Raf Vallone, a trasmettermi questa passione, spingendomi a sperimentare e a praticare diversi sport acquatici. Il culto del movimento e della ginnastica in acqua, però, li ho appresi dopo l'incidente a causa del quale mi ero ritrovata improvvisamente costretta in una gravissima condizione di immobilità".

Cosa ha rappresentato e ha significato, per te, l'acqua, soprattutto dopo quel tragico incidente?
"Dopo l'incidente ero letteralmente a 'pezzi', in tutti i sensi: immobilizzata, ma soprattutto psicologicamente spaventata, 'traumatizzata' per quanto mi era accaduto. Eppure, a un certo punto ho sentito 'qualcosa' dentro di me: una forza in fondo al mio animo che mi ha portata a non arrendermi, a percepire un 'bisogno', una 'spinta misteriosa' che mi conduceva a 'cercare', a 'volere' l'acqua. Fu il momento più difficile della mia vita. Razionalizzando, ho compreso, in seguito, che un simile processo interiore è avvenuto per due ragioni: la prima era strettamente psicofisica, di equilibrio tra la mente e il corpo. Da una parte, infatti, sentivo il bisogno di superare il grave trauma della mia immobilità e della perdita del mio compagno, avvenuta nello stesso incidente; dall'altra, avevo bisogno di recuperare la mia condizione fisica. Una seconda motivazione, invece, nasceva dall'esigenza di fuggire dalla 'volgarità' a cui erano 'costrette', in quegli anni, le donne. Da attrice, mi ero ritrovata a impersonare ruoli di una superficialità 'spaventosa': la donna era solo un corpo, una 'cosa'. Dopo l'incidente, invece, ho desiderato esprimere qualcosa di diverso e mi sembrava assurdo accettare, per esempio, di fare delle foto 'sexy'. Per cui, mi sono 'buttata' in acqua: lì non c'era invidia e tutto era più limpido".

E 'sotto la superficie' cosa hai scoperto?
"Ho scoperto di poter continuare a muovermi e a vivere. Prima dell'incidente ero abituata a 8 ore di danza al giorno. Poi, improvvisamente, non potevo più muovermi. Allora, decisi di portare tutto in acqua, danza compresa. Ricordo che, inizialmente, pensavano tutti che fossi impazzita. Grazie all'incontro con Stefano Makula, per lungo tempo primatista mondiale di apnea, ho ricevuto l'incoraggiamento ad andare avanti su quella strada. Sono diventata anche istruttrice subacquea. Ho studiato molto: ho frequentato l'Isef e ho iniziato tutto un altro 'percorso', che riguardasse sempre l'acqua".

Quando hai capito che la tua personale esperienza poteva diventare una vera disciplina, utile per tutti?
"Mi hanno incoraggiata gli altri: io non lo avrei mai immaginato. Lo si può notare, credo, durante le mie lezioni: non mi pongo su un gradino più alto, a 'bacchettare', ma faccio partecipare le persone alla mia 'gioia'. La conferma di ciò di cui sentivo un profondo bisogno giunse un giorno, quando spronata da Makula ho eseguito i miei movimenti davanti al presidente della Scienza e dello Sport del Coni: invece di prendermi in 'giro', come mi sarei aspettata, mi chiese di approfondire il metodo e di andare avanti. Da quel giorno, entravo in acqua, studiavo il movimento e subito dopo uscivo per scrivere quanto avevo appreso. Così ho iniziato a formalizzare la tecnica".   

Qual è la differenza tra la tecnica del GymNuoto e quella dell'AquaGym?
"L'AquaGym è aerobica in acqua, uno sport nato in America molto tempo dopo rispetto al GymNuoto, il cui obiettivo era quello di intervenire contro il problema, diffusissimo tra la popolazione statunitense, dell'obesità. L'AquaGym prevede molti movimenti inutili, che vogliono imitare quel che si può fare solo fuori dall'acqua. Anche il tempo della musica non è quello corretto: i ritmi sono troppo veloci e non rispettano i 'tempi' dell'acqua. L'acqua ha una sua 'legge di galleggiamento': per questo motivo, nel metodo del GymNuoto io ho voluto studiare attentamente i movimenti: sono 2 mila esercizi che non si oppongono, ma assecondano il flusso e la densità dell'acqua, prestando particolare attenzione alla respirazione e alla postura, cosa che gli altri non fanno. Inoltre, i miei esercizi sono mirati alla cura e al benessere psicofisico, per ritrovare l'armonia e la forma fisica e, contemporaneamente, distendere le tensioni".  

Cosa succede al corpo umano quando si fanno esercizi in acqua?
"La gravità in acqua è assente, per cui l'esercizio in essa permette a tutti di fare molti più movimenti rispetto a quelli che, normalmente, riuscirebbero a fare fuori dall'acqua. Inoltre, ci si muove senza sentire l'affaticamento. Si tratta, ovviamente, di movimenti studiati appositamente per l'acqua, che 'monitoro' costantemente e quotidianamente, affinché le posizioni da assumere siano quelle corrette. Per esempio, riesco ad accorgermi immediatamente se un allievo assume una postura scorretta: grazie a un triangolo equilatero, creato per accompagnare alcuni esercizi, 'misuro' geometricamente se il corpo è sbilanciato, o se la schiena sta assumendo una posizione sbagliata. Comunque, in acqua avviene una vera e propria rivoluzione: si è leggeri e si possono assumere tutte posizioni di cui il corpo non può godere durante il giorno. Ne deriva, quindi, uno scarico di tensioni: esattamente il contrario di quello che fa l'aerobica. Inoltre, è come tornare un po' bambini".

Si ottengono benefici anche dal punto di vista emotivo?
"Il corso di GymNuoto è aperto a tutti: donne di tutte le età e con vari gradi di mobilità. La musica è 'soft' e il principio guida è quello di 'entrare' in un mondo meraviglioso. La lezione, poi, è composta anche da esercizi da eseguire in coppia. Tutti elementi che concorrono a creare un clima disteso, dove ognuno può interagire, parlare e conoscere gli altri. C'è, quindi, una socialità diversa rispetto all'aerobica, dove la musica è troppo alta, troppo veloce e dove ognuno 'lavora' per sé. Le mie allieve, invece, si parlano, diventano amiche e s'incontrano anche al di fuori della piscina".

Com'è nata l'intuizione della ginnastica in acqua anche per le donne in gravidanza?
"Come molte cose, credo che alcune idee nascano spontaneamente, oltre che dall'esperienza accumulata. Io avevo già scritto dei libri e, in uno di questi, 'Mamma Gym' (Curcio Editore, ndr) ho sviluppato delle personali considerazioni sull'essere donna e sul ruolo che essa riveste nella società. E mentre pensavo alla capacità della donna di dare la vita, ho immediatamente accostato questo pensiero all'acqua, che è anch'essa fonte di vita. Così è nato questo 'connubio', secondo me perfetto, tra acqua, madre e donna".

Come hai sviluppato il corso?
"Anche in questo caso, ho studiato. Ho avuto il supporto di medici e ginecologi e, solo dopo il loro benestare, ho scritto il libro e formalizzato la tecnica. Quindi, ho iniziato a insegnarlo: avevo tutti gli strumenti e le competenze. Sapevo cosa fare, cosa fa bene alle donne in 'stato interessante' e cosa può, invece, nuocere loro. Seguire queste ragazze, tra l'altro, consente un 'ritorno' a tante emozioni e a tanta 'energia': il loro corpo cambia continuamente e anche le lezioni sono sempre diverse. Al corso partecipano anche ostetrici e ginecologi. Il primo parto in acqua avvenuto in Italia è stato seguito da un ginecologo che aveva frequentato le mie lezioni".

Quali sono i benefici di cui possono godere le donne in gravidanza e i bambini che portano in grembo, quando fanno esercizio in acqua?
"Innanzitutto, le donne non avvertono la 'pesantezza' del loro corpo. In acqua, c'è una maggior spinta verso l'alto, per cui si sentono leggere, contrariamente a quanto accade quando stanno sulla 'terraferma'. In acqua, inoltre, il sangue apporta maggior ossigeno sia alla mamma, sia al feto, il quale risulta anche più nutrito".

Quali sono i movimenti che una donna incinta deve assolutamente evitare?
"I movimenti che prevedono velocità di esecuzione, quelli che richiedono maggior sforzo o che implicano un impatto reattivo. Insomma, tutti quei movimenti con i quali si fanno lavorare molto gli addominali".

Tu puoi anche rilasciare brevetti: sono destinati a tutti, o soltanto a particolari categorie di professionisti?
"Rilascio brevetti per ostetriche e ginecologi: sono corsi in cui una grande parte è dedicata alla fisiologia e nei quali insegno soprattutto le tecniche di esecuzione di alcuni movimenti. D'altronde, l'ostetrica è proprio la figura che resta vicino alle mamme fino alla fine del percorso di gestazione. Poi, ci sono i corsi dedicati agli insegnanti di fitness, provenienti dall'Isef o dallo Iusm, i quali sono spesso riusciti a trovare lavoro anche grazie al mio contributo".

Per queste tue iniziative ricevi un sostegno da qualche ente, regionale, nazionale o privato?
"No: nonostante io possa rilasciare il brevetto internazionale Cmas (Confédération mondiale des activités subaquatiques) riconosciuta dal Cio e dall'Unesco, non ho mai chiesto, né ricevuto, alcun tipo di sostegno. Me la sono sempre 'cavata' da sola...".

Sei felice della tua vita di oggi?
"Sono molto felice di quello che sono oggi e delle conquiste che sono riuscita, pian piano, a ottenere. Ho sempre nuovi obiettivi, però. E spero che, un giorno, anche la Federazione italiana nuoto riconosca i miei insegnamenti come una disciplina, al pari delle altre: come, per esempio, la pallanuoto. Anche perché, all'estero sono stata chiamata a tenere corsi per istruttori delle varie Federazioni nazionali".

C'è qualcosa che ancora non sappiamo della tua appassionante vicenda?
"Non so se sapete che insegno anche alle terme. Il metodo è sempre quello del GymNuoto, suddiviso in tre gradi. E ha 3 mila esercizi, tra i quali sono previsti anche vocalizzi sott'acqua, mirati a risolvere problemi di gola o di voce. Una volta ho anche aiutato un 'baritono', che si rivolse a me per fare esercizi in acqua al fine di curare un problema che aveva colpito la sua voce".


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