Vittorio LussanaNutro stima e amicizia nei confronti di Walter Veltroni, che proprio di recente ho avuto modo di incontrare e di abbracciare fraternamente per aver vinto il prestigioso 'Nastro d'argento' con il suo 'docufilm' sulla vita di Enrico Berlinguer. Ma quando egli fa riferimento alla fine dell'egemonia democristiana in Italia non tiene in considerazione - oppure non ricorda - che anche altri leader avevano compreso questo punto di 'svolta' oltre a Berlinguer e ad Aldo Moro, di cui ricorre, proprio in questi giorni, il 37esimo anniversario del rapimento e della strage di via Mario Fani. Prima del Pci e dello stesso Berlinguer, che l'egemonia cattolica sull'Italia fosse ormai al crepuscolo lo avevano compreso Marco Pannella e i suoi '4 gatti' radicali, che si produssero in un coraggioso scontro in campo aperto contro le gerarchie vaticane, teso a impedire l'abrogazione del divorzio e, più in generale, per far avanzare il nostro Paese lungo il versante dei diritti civili. Ma oltre ai radicali, questa cosa l'aveva compresa anche Bettino Craxi, che nei 55 giorni di prigionia di Aldo Moro tentò coraggiosamente di trattare con le Brigate Rosse al fine di salvargli la vita, scavando quell'insidiosissimo 'cuneo' all'interno della 'linea della fermezza' che lo avrebbe trasformato, negli anni successivi, nell'unico vero 'arbitro' della politica italiana per la costituzione di qualsiasi Governo. Infine, lo aveva compreso anche il buon Sandro Pertini, il nostro indimenticabile presidente che accompagnò personalmente la salma di Berlinguer fino a Roma, come fosse quella di suo figlio. E infatti, dopo la fine della 'solidarietà nazionale' e le sconfitte elettorali del Pci nel 1979 e della stessa Dc nel 1983, la guida dei Governi successivi venne affidata a esponenti laici, quali Giovanni Spadolini e lo stesso Bettino Craxi, che governarono il Paese sino al 1987. Anni che possiamo considerare tra i più felici e produttivi della nostra Storia repubblicana. Non propongo tali obiezioni con toni polemici: quando c'era Berlinguer, tanto per citare il titolo stesso del toccante lungometraggio di Veltroni, mio padre lavorava, con compiti di responsabilità, presso le tipografie di Paese Sera e de l'Unità, nonché dell'edizione teletrasmessa de 'la Stampa'. Scrivo queste cose solamente per far comprendere all'amico Veltroni che, in quegli anni, per me dolorosissimi, c'ero anch'io. E che, nella sinistra italiana, non solo ci sono nato, ma ci sono e ci sono sempre stato: con tutti e due i piedi. Personalmente, ho sempre ritenuto assai stucchevole come, a causa di alcune logiche puramente di 'bottega', a sinistra si sia spesso caduti nelle subdole 'trappole' di chi la sinistra ha sempre cercato di dividerla, al fine di indebolirla. Nell'intervento di Walter Veltroni, pubblicato qui a fianco, è inoltre presente un secondo equivoco, che combatto da sempre e che ha contribuito a generare uno scontro assolutamente immotivato tra i due spezzoni storici della sinistra italiana: l'accusa, nei confronti del 'Pentapartito' - e in forma sottesa nei riguardi di Bettino Craxi - di aver raddoppiato in pochi anni la spesa pubblica italiana. Ciò ha contribuito a creare una 'faglia' di odio ideologico e di divisione profondissima. Una 'barriera' che ha sempre consentito ai veri nemici della sinistra di tutto e di più. Proprio il Governo Craxi fu quello che contabilizzò e rese trasparente quel debito, che i democristiani avevano mantenuto nascosto per decenni attraverso artifizi contabili incredibili. Si trattava di danaro pubblico che era già stato distribuito 'a pioggia' molto prima dell'avvento dei Governi di Pentapartito. E persino prima dei Governi di solidarietà nazionale. Socialisti e comunisti, per decenni hanno litigato a morte su cose di cui entrambi questi Partiti non hanno mai avuto responsabilità alcuna, o che discendevano da faticosi tentativi di riforma di interi settori del nostro 'sistema-Paese', pubblici e privati, in cui già vigeva il disastro totale. Mi riferisco, per esempio, alla nostra Sanità, che prima della riforma messa a punto negli anni '70 dalle primissime collaborazioni di 'compromesso storico', vedeva una situazione già allora terrificante, composta da una 'selva' di mutue ognuna delle quali rispondeva a corporazioni professionali, oppure a quei 'topi nel formaggio' che costellavano la vita pubblica italiana chiedendo o dispensando privilegi e favori, generando altresì debiti colossali. Se la sinistra italiana la smettesse con i propri 'derby' interni potrebbe forse riuscire, finalmente, a comprendere di trovarsi, oggi, per una pura coincidenza della Storia, innanzi all'opportunità di poter fare chiarezza su molte, moltissime cose al proprio interno, redistribuendo le giuste responsabilità su quelle aree politiche che effettivamente lo meritano, da molto tempo e storicamente. La sinistra italiana si trova, oggi, nelle condizioni di poter 'sferrare' qualche colpo contro quel qualunquismo italiano che ha sempre fatto i propri 'porci' comodi, perseguendo interessi puramente personali in un Paese mantenuto, a lungo e colpevolmente, in una condizione di perenne confusione. Si capirebbe, tanto per dirne una, che non è affatto da 'anti-italiani' nutrire fastidio per le troppe cose fatte 'all'italiana'. E si dimostrerebbe ai cittadini che, per lunghissimi decenni, si è dipinto un Paese in quanto potenza industriale fortemente competitiva nell'export e sui mercati internazionali soprattutto per far dimenticare un'altra verità, assai più scomoda: che al nostro interno, siamo sempre stati mantenuti e 'contenuti' come una nazione di consumatori e non di 'mercati'. Una condizione teorizzata e voluta proprio da chi si è sempre riempito la bocca con la retorica dello Stato 'leggero' e del mercato libero, tamponando e frenando le potenzialità di un popolo che, invece, sotto il profilo socio-economico, è sempre stato 'gruppuscolare' e che, attraverso l'organizzazione di nuovi 'team' di giovani ben affiatati tra loro, potrebbe rigenerare e rilanciare la propria condizione interna, creando nuovi mercati e producendo occupazione. E' giunto il momento in cui l'Italia comprenda la propria effettiva condizione e composizione sociale. L'esistenza, al proprio interno, di un vero e proprio 'cartello' tra 'poteri forti' e burocrazie che impediscono ai giovani, alle donne-imprenditrici e a tutti coloro che hanno intenzione di fare una cosa qualsiasi qui da noi, di mettersi in gioco. E' questo ciò che bisognerebbe fare in questi anni, per la sinistra italiana e l'Italia tutta: cercare di mettere a segno qualche 'punto', dimostrando agli italiani come stanno realmente le cose. Siamo ormai perfettamente a conoscenza dei lunghi decenni di cattolicesimo ipocrita, immobilista e puerile; dei miliardari sedicenti liberali che si comportano da monopolisti; di chi dà la colpa di ogni cosa allo Stato, ma che poi pretende dallo Stato stesso di essere sostenuto e sovvenzionato, lautamente e profumatamente; delle privatizzazioni realizzate facendo favori ai potentati economici; della 'pirateria' finanziaria che ha sempre, regolarmente, gonfiato le spese di ogni evento, dai mondiali di calcio del 1990 all'Expo di Milano, che prenderà il via tra pochissimi mesi. Noi sappiamo, Walter: ricordi chi scrisse per primo questa semplicissima frase? Non si trattava di un comunista o di un socialista, ma di un poeta e un intellettuale che si considerava "un indipendente di sinistra". Un romanziere che amava la Storia del Psi poiché ricordava come, agli inizi del '900, fu proprio il Partito di Treves e Turati quello che, attraverso le 'leghe socialiste', aiutò i contadini del nord a consorziarsi e a far nascere le loro prime cooperative agricole. Noi sappiamo, Walter, come strappare gli italiani dalla fame e dalla miseria: sappiamo di cosa parliamo e dobbiamo essere coscienti, come hai scritto tu stesso, di quel che noi, uomini di sinistra, dobbiamo fare. Tutti insieme e senza troppe nostalgie.





Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
Lascia il tuo commento

Carlo Cadorna - Frascati - Mail - martedi 17 marzo 2015 0.52
Questo si chiama il coraggio della verità!!!
Alba - Fabrica di Roma (Vt) - Mail - martedi 17 marzo 2015 0.15
Articolo eccellente!
Roberto - Roma - Mail - lunedi 16 marzo 2015 18.58
Ognuno ha le nostalgie sue. Non mi sembra ci sia niente di male.


 1