Serena Di GiovanniMercoledì 10 dicembre 2014 si terrà a Roma, presso l'Istituto nazionale per la grafica, una giornata in memoria di Giuseppe Basile, grande restauratore italiano scomparso il 30 luglio 2013. Giuseppe Basile, per oltre trent'anni funzionario dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma, era segaligno ed esile come un fagiolo. Entrato all'interno dell'allora Istituto centrale del restauro nel lontano 1976, la sua passione per la tutela e conservazione del patrimonio si nutriva dell'insegnamento di Cesare Brandi, uno dei maggiori critici e storici dell'arte, fondatore della teoria del restauro, studioso di estetica, saggista, scrittore e poeta, punto di riferimento per ogni studioso del settore e suo professore all'Università di Palermo. Giuseppe Basile, per gli amici "Peppe", aveva iniziato il suo percorso professionale nel giugno del 1976 presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Tuttavia, dopo pochi mesi, era stato richiesto dall'allora direttore dell'Icr, Giovanni Urbani, altra 'pietra miliare' del restauro italiano e mondiale. All'Icr, Basile si era dedicato alle problematiche dei dipinti murali, tra i quali quelli della Basilica di San Francesco ad Assisi, di Giotto a Padova, di Palazzo Te a Mantova. Il suo impegno spaziava dall'individuazione e rimozione delle cause di degrado, al controllo scientifico degli interventi e alla predisposizione di protocolli per la manutenzione programmata. Si è dedicato in egual modo al restauro delle vetrate medievali, dei mosaici, della scultura policroma, dei marmi, dei dipinti su tavola e su tela, degli stendardi, dei bronzi, con particolare attenzione agli organi storici e agli strumenti musicali, ai quali ha dedicato numerose pubblicazioni. L'applicazione del metodo brandiano e del pensiero scientifico di Giovanni Urbani gli ha consentito di risolvere problemi apparentemente insolubili, come la conservazione e il restauro di opere d'arte caratterizzate dalla compresenza di un valore estetico e funzionale. Questo perché la sua più grande convinzione, condivisa con Michele Cordaro, era che il metodo brandiano fosse applicabile a tutte le categorie di manufatti, indipendentemente dalla materia che li costituisce. Nei restauri da lui diretti si trovò spesso ad affrontare alcuni delicati problemi estetico-critici, come nel caso dello stendardo della Città dell'Aquila, dei mosaici romani di Santa Cecilia e di San Clemente, dell'Annunciazione della Cappella degli Scrovegni a Padova. Fino all'evento più drammatico fra tutti: la ricomposizione dei frammenti delle figure delle volte della basilica di San Francesco ad Assisi, crollate nel terremoto del 1997. Giuseppe Basile era segaligno ed esile come un fagiolo. Ma, nonostante ciò, sempre estremamente attivo nella tutela e la conservazione del nostro patrimonio. Una giornata di studi vuole ricordarlo, a circa un anno dalla scomparsa, sopraggiunta il 30 luglio 2013. A tale scopo l'Associazione Bianchi Bandinella, in collaborazione con l'Istituto superiore per la conservazione e il restauro e con l'Istituto nazionale per la grafica, ha promosso una giornata di studi,  che si svolgerà a Roma il prossimo 10 dicembre presso la Sala Dante di Palazzo Poli, sede dell'Istituto nazionale per la grafica. Durante la quale, ripercorrendo le tappe più significative della sua storia di intellettuale "militante", di direttore di importanti cantieri di restauro e di docente, si farà luce sul suo infaticabile impegno nell'immaginare e nel concretizzare azioni per la tutela e la difesa dei beni culturali.


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