Gaetano Massimo MacrìCosa si nasconde dietro alle parole del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: “Italia e Francia sono come bambini problematici”? Si dirà: i soliti tedeschi pronti a scendere a spada tratta, forti della loro economia nell’Eurozona. Come ha spiegato una volta David Marsh, giornalista esperto dei mercati europei e fine conoscitore delle vicende teutoniche, dal punto di vista tedesco “l'Italia è ritenuta un Paese amichevole, con un bel paesaggio, delle belle donne, una lingua musicale e ottimo cibi, ma non veramente serio. Mentre la Francia è importante per la Germania, perché serve a coprire il fatto che la Germania è troppo forte”. Ora, l’uscita dalla crisi dell’Eurozona sembra un miraggio anche per le recenti previsioni della Bce. Le difficili questioni geopolitiche in Medio Oriente e in Ucraina hanno indebolito la fiducia degli investitori. A ciò si aggiunga l’assenza di riforme strutturali in molti Paesi, Italia in primis. La conclusione è che “alcuni Paesi devono chiaramente imprimere slancio al processo legislativo e attuativo delle riforme strutturali per quel che riguarda i mercati dei beni e servizi e del lavoro, nonché gli interventi volti a migliorare il contesto in cui operano le imprese”. Contro la politica monetaria della Bce si trova schierato, da sempre, proprio Jens Weidmann. Non si può negare come Weidmann sia noto per le sue posizioni euroscettiche. Più volte, in passato, ha lanciato dichiarazioni contro il funzionamento della politica monetaria dell’Ue. E noto è anche il suo ruolo di contraltare di Mario Draghi e della politica dell’Eurotower. In questi giorni, proprio il governatore della Banca centrale europea ha lanciato il piano di acquisto di titoli cartolarizzati Abs. In pratica, la Bce acquisterà titoli legati a crediti derivanti da prestiti a privati e aziende. In tal modo, si spera di alleggerire i bilanci delle banche e rimettere in moto il mercato, fermo da troppo tempo. Sarà utile davvero? Il mercato dei titoli Abs sarà sufficiente? Si potrebbe osservare che, in fin dei conti, si tratta di aiuti alle banche, quando in questo quadro di crisi le famiglie e le piccole imprese necessiterebbero di maggiore attenzione. Weidmann ovviamente critica il piano di Draghi, in quanto lo ritiene inutile a risolvere i problemi “perché – sostiene - acquistare i titoli Abs, significherebbe acquistare sì i crediti delle banche, ma coi relativi rischi. Rischi che quindi ricadrebbero sulla banca centrale e, alla fine, ai contribuenti”. Il ‘falco’ tedesco è davvero solo un anti-euro, come lo dipingono in tanti o, più concretamente, solleva una lecita questione: quella di una fase di stallo da cui comunque si dovrà uscire? In altri termini, ciò che il banchiere tedesco afferma è riassumibile in una proposta anche piuttosto condivisibile. La domanda è: perché affannarci a mantenere una forzosa unità tra i Paesi dell’Eurozona, costringendoli a sacrifici, in alcuni casi difficili, che si traducono in scelte di politica ‘austera’ da parte dei singoli Governi? Non sarebbe meglio procedere oltre la politica monetaria per completare un’unione politica su cui, però, lo stesso Weidmann sembra pessimista? Appare innegabile che una qualche soluzione dovrà essere trovata. O un consolidamento dell’Unione anche in senso politico o, come sostenuto da alcuni, attraverso una scissione dell’Eurozona in due, con uno zoccolo duro di Paesi ‘core’, forti e sani a trainare il resto del ‘carrozzone’. L’altra alternativa, se non si vuole parlare di ‘uscite’ forzose, è latitare in questo stato di cose (che poi è ciò che crede, per esempio, proprio l’esperto David Marsh). Nel prossimo futuro, per capire l’evolversi di questa battaglia, sarà interessante seguire le vicende e le dichiarazioni proprio di Weidmann. Non fosse altro per il ruolo che ricopre e per quello che ha ricoperto in passato. Prima di finire alla guida della Bundesbank, egli era consigliere economico della Merkel che, al contrario, è sempre stata pro-euro. Oggi Weidmann ha 46 anni e ha tutto il tempo per intraprendere un cammino, magari nella politica, magari ‘dopo’ la Cancelliera: chissà! I legacci dell’euro stanno facendo crescere, in molte settori della società europea, delle frange anti-austerity. E se domani la Germania si riscoprisse euroscettica? Non sarebbe un ‘adulto problematico’?


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