Vittorio LussanaIn una società in cui tutto è proibito, si può fare di tutto. In una società in cui è permesso fare qualcosa, si potrà fare solo quel qualcosa. E’ sulla base di tale considerazione che rivolgiamo i nostri auspici di buon lavoro al Sinodo dei vescovi - inaugurato nei giorni scorsi da Papa Francesco e dedicato alla famiglia - affinché la Chiesa riesca ad aprire finalmente la propria mente e si decida ad abbandonare molte inutili ipocrisie. E’ innanzitutto una Chiesa meno giuridica e più umana, quel che umilmente si chiede: ciò non solo favorirebbe una riapertura del dialogo con il mondo moderno, ma potrebbe portare la Chiesa stessa a comprendere come molti uomini di buona volontà non stiano affatto diffondendo dottrine contrarie al messaggio evangelico o favorevoli al suo annientamento. Si cerchi di comprendere come il passaggio dei millenni abbia posto numerose questioni lungo il cammino dell’uomo. Una laicità come quella da noi professata, impregnata di valori cristiani, rappresenta solamente un piccolo, minoritario, tentativo di consigliare il prossimo e l’intera collettività, portandola a riflettere su come trasformare la società stessa rendendola più libera e inclusiva: in una parola, più giusta. E siamo convinti che sia anche nell’interesse della Chiesa riuscire a fornire, all’interno di un simile disegno sociale - l’unico effettivamente provvisto di un ragguardevole tasso di razionalismo antiedonistico tra i progetti evolutivi e valoriali attualmente esistenti - il proprio necessario contributo e consiglio, evitando di chiudersi nel ‘fariseismo’ e nel dogmatismo formale. Anche soltanto alcuni passi in direzione di una concezione meno apologetica e maggiormente dinamico-evolutiva della famiglia saranno bene accetti: viviamo in un mondo di comunità ‘allargate’, di nuclei che hanno dimostrato, in gran parte, una preziosa forza morale nel superare traumi, problemi, delusioni e incomprensioni senza eccessive concessioni all’irrazionalismo istintivo. Riammettere all’eucarestia e alla comunicazione con Dio i divorziati, per esempio, rappresenterebbe un atto di assoluto coraggio: un chiaro tentativo di uscita dal medievalismo delle immutabilità. I grandi viaggi cominciano sempre con piccoli passi. E siamo convinti che lungo il cammino che attende il popolo dei fedeli di Cristo, Papa Francesco saprà svolgere la propria funzione di guida pastorale con sincerità d’animo e onestà intellettuale. Ciò che umilmente e umanamente domandiamo alla Chiesa è, inoltre, di porre a se stessa le molteplici questioni sollevate da una modernità multiforme, provando a immaginare, con autentica fede, in quale modo e con quali occhi le vedrebbe o le giudicherebbe oggi Gesù Cristo: quale tipo di distinzioni proporrebbe? Riconoscerebbe ancora i suoi fratelli? Soltanto in questo modo, la fede cristiana potrà difendersi dall’agnosticismo dell’individualismo ‘spicciolo’. Nell’evoluzione storica del mondo, il cattolicesimo ha svolto un compito niente affatto secondario. Un ruolo compiuto tra innumerevoli errori e oscurantismi, ma anche proponendo molte ‘luci’, che in quanto tali sono riuscite a difendere e a mantenere ben salde le fondamenta stesse del cristianesimo. Rintracciate, dunque, una nuova ‘città dell’uomo’ rinunciando ai determinismi assoluti, alle infallibilità, alle ortodossie immobiliste, cercando altresì di comprendere come proprio il modello di umanità proposto da Cristo si sia preservato nel cuore degli uomini in quanto esempio unico, elevato e perfetto di comportamento terreno. Un esempio di esistenza e di sacrificio non facilmente emulabile, poiché ha veramente rappresentato, sul quadrante della Storia, il classico “tesoro sepolto in un campo”. Dunque, la Chiesa deve oggi comprendere come sia necessario rinunciare a molte cose per riacquistare quel ‘campo’, poiché all’umanità serve un messaggio che la aiuti a non cedere alla follìa. Non si chiede un approdo alla fredda sponda del relativismo scientifico, ma di convincersi a fondare una più moderna teologia del dubbio, in grado di portare l’uomo verso la riflessione, la coerenza, la solidarietà più autentica e vera. Una nuova cultura religiosa che non sia affatto una resa, bensì una terapia, un antidoto, la cura stessa contro il relativismo portatore di egoismi, di opportunismi egocentrici, di vuoti giustificazionismi privi di reale dignità e identità. Comportamenti che finiscono col confondere, agli occhi degli uomini, il bene con il male, mistificando ogni cosa. Rinunciate alla Chiesa dei divieti e delle ‘etichette’, del misticismo e delle ritualità, poiché solamente in tal modo riuscirete a trovare molti nuovi, imprevisti o addirittura inattesi compagni di viaggio.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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