Maria Giovanna CappelliniForse, è tutta una questione di punti di vista. Per chi di lavori e lavoratori ne ha visti tanti, per chi sa cos’è un contratto a tempo indeterminato con tutti i benefit e le agevolazioni del mondo, con i diritti (sacrosanti) blindati per un lavoratore che magari non se li meritava e poi ha anche visto l'inverso, il precariato, i co.co.pro. e gli studi di settore che hanno affossato quasi tutti gli esercenti, gli stipendi da fame, la tassazione assurda per le imprese e un’ancora più assurda previdenza, che permette agli ‘intoccabili’ di stare a casa per un dolore al dito mignolo, di allungarsi le ferie con gli infortuni ‘di fortuna’, di fare della maternità un diritto al ‘congedo’ dal lavoro retribuito per quasi due anni, di una 104 che da legge nata per il sostegno degli inabili è diventata, in molti casi, il lasciapassare per allungarsi ancora le ferie di 3 giorni il mese, che ha visto elargire premi di risultato per risultati inesistenti, che ha visto dirigenti voluti dalla politica bivaccare nel nulla e pretendere e ottenere, oltre a uno stipendio ‘dorato’, il diritto di vedersi rinnovato l’incarico e di essere di fatto a tempo indeterminato. Ecco: per chi come me ha visto tutto questo è intollerabile che un sindacato preposto prima di ogni cosa alla tutela dei diritti di tutti i lavoratori si sia scordato, negli anni, di molti di loro e abbia sostituito il concetto di diritto con quello di ‘pretesa’. Ai signori funzionari di questi sindacati dico: un mese a lavorare nel mondo reale, dall’altra parte della medaglia. E poi vediamo se per voi è più importante l’art. 18 dello Statuto, il premio di risultato o mantenere un posto di lavoro perché il tuo datore è in grado di poterlo fare.


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