Gaetano Massimo MacrìC'e stato un tempo in cui dire a qualcuno: "Sembri un bronzo di Riace" era un complimento di quelli seri. Oggi, a farlo si rischia di sortire l'effetto contrario. La vicenda sullo spostamento delle statue dal museo di Reggio Calabria all'Expo di Milano sta andando avanti da giorni. Maroni e Sgarbi in primis spingono per portarli nel capoluogo meneghino. Reggio risponde ‘picche’: da lì non si spostano. C'è il rischio che si possano danneggiare. Anche Renzi è intervenuto nella polemica, senza sedarla: preferibile - questa la sostanza delle sue parole - che l'Italia e il mondo si sposti in Calabria per visitarli. Il sud bisogna rilanciarlo. Intanto, nel mezzo del fuoco incrociato si trova il ministro Franceschini, a capo dei Beni culturali. Non sappiamo cosa risponderà, né come andrà a finire la vicenda. Però è già durata troppo, perché una qualunque soluzione possa giungere a chiudere serenamente la questione. Senza entrare nel merito tecnico e politico dei fatti, i punti principali su cui riflettere erano e continuano a essere due: si possono o non si possono spostare quei bronzi? Perché se la risposta fosse no, verrebbe meno la polemica. Se ci fosse la possibilità, al contrario, di spostarli senza danno alcuno, come sostiene per esempio il professor Vittorio Sgarbi, entrerebbe in causa il Renzi-pensiero: giusto spostarli per un breve lasso di tempo? In fondo, l'Expo è una grande vetrina in cui l'Italia mette in mostra il suo meglio. O ha ragione Renzi, che il Mezzogiorno e i meridionali li vuole aiutare sul serio? In un Paese che verrà invaso dal mondo, sarà preferibile far spostare la più amplia fetta del mondo stesso in Calabria: di questo si potrebbe e dovrebbe discutere. Ma prima c'è la questione sostanziale del trasporto. Perdersi nell'uno o nell'altro punto, senza portare avanti valide ragioni e contro-ragioni, è come avere una gran faccia di bronzo. E, dall'esterno, gli italiani che seguono la vicenda non riescono a capire cosa ci voglia a dirimere la questione.


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