Vittorio CraxiCaro Nencini, questa settimana si avvia una discussione, che si preannuncia rapida, sulla decisiva riforma costituzionale che prevede il drastico ridimensionamento del Senato, così come concepito dai Costituenti, e una radicale riforma delle sue funzioni. Se quest’ultimo obiettivo è da ascriversi a una coerente visione con tutti i socialisti che hanno tentato un approccio riformatore nel recente passato, la forma attraverso la quale s’intende eleggere una nuova Camera ‘bassa’ è tuttavia oggetto di severissime critiche da parte di molti costituzionalisti, nonché di una trasversale opposizione all’interno del Senato stesso. Non si è fatto altro in questi anni che contestare il principio a-democratico che ha visto i rappresentanti del popolo nominati anziché eletti. E il nuovo processo riformatore, secondo le previsioni, manterrebbe inalterato questo principio, determinando un vulnus democratico di significativa rilevanza. La questione è stata oggetto di una discussione all’interno del nostro recente seminario: il relatore, compagno Del Bue, ha sottolineato le incongruenze del disegno di riforma del Senato e ha incondizionatamente sostenuto le ragioni del compagno Buemi, il quale ha sottoscritto gli emendamenti Chiti sul metodo elettivo dei senatori. Posto che ciascun compagno che rappresenta il Psi nelle istituzioni parlamentari gode di una legittima liberalità nei comportamenti di voto, non volendo certamente invocare una ‘cinghia di trasmissione’ automatica del Partito nei comportamenti singoli di voto, tuttavia la questione democratica resta un problema capitale per una forza politica, poiché è alla base degli orientamenti politici di fondo che non possono essere contrabbandati con patti di Governo sottoscritti per dare stabilità e continuità nell’azione politica di contrasto innanzitutto alla crisi economica e per il rilancio dell’azione italiana in Europa. Le leggi elettorali e le riforme costituzionali sono il prodotto di un’idea di fondo della democrazia che, allo stato, vede i socialisti, da più parti, manifestare insofferenze e anche contrarietà per la fretta e l’insensibilità con la quale s’intende procedere a riforme che segneranno definitivamente la nostra vita democratica. Per queste ragioni, penso che almeno la Segreteria del Partito, con giudizio libero, si esprima in un voto di indirizzo per il nostro comportamento in Aula. Un indirizzo che tenga conto della possibilità che, nel prosieguo della discussione, si possa riformare ciò che è possibile, evitando lo scempio di una Camera elettiva che non eleggerebbe nessuno e sarebbe l’ennesimo risultato di una democrazia ‘octroyeè’, lasciando ampissimi spazi per una protesta democratica contro riforme volute da un Partito che si dichiara tale sin dalla sua denominazione. Ti prego, pertanto, di convocare una riunione di un organo politico prima del voto in Aula, all’interno del quale, altrettanto liberamente, i compagni esprimano delle opinioni chiare ed impegnative. Fraternamente.




Responsabile politica estera del Partito socialista italiano
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