Andrea Giulia“Col Lussemburgo ho notato cose molto interessanti: faremo un grande mondiale”. Così Cesare Prandelli, commissario tecnico della nostra nazionale di calcio, al termine dell’incontro Italia-Lussemburgo, svoltosi nei giorni scorsi allo stadio ‘Renato Curi’ di Perugia. Cos’abbia visto il nostro selezionatore lo sa soltanto lui: noi, sin qui, abbiamo solo notato che ‘becchiamo’ un sacco di goal da palle inattive; che la nostra difesa ‘balla la samba’ ancor prima di essere salita sull’aereo per Rio de Janeiro; che Cassano dura, sì e no, dieci minuti; che Balotelli è capace di colpire una traversa a porta praticamente vuota; e che Pirlo, ormai, è un ‘vecchietto’ assai diligente che si prende lunghe pause in mezzo al campo. Qualcosa, è vero, l’abbiamo notata anche noi: certi ‘test pre-mondiali’ in genere servono ai nostri allenatori per provare schemi e moduli di gioco e non per vincere la partita. E se l’avversario ci mette in difficoltà, tanto meglio: serve a depistare gli osservatori delle altre nazionali, in modo da sottovalutarci regalandoci il vantaggio del cosiddetto ‘effetto-sorpresa’. Un vantaggio di cui abbiamo ampiamente goduto nel 1978, nel 1982, nel 1994 e nel 2006. Speriamo che le cose stiano così. Altrimenti, agli ormai prossimi campionati mondiali in Brasile dovremo accontentarci di una semplice comparsata dignitosa: quella di una squadra di medio livello, con valori indiscutibili, ma ancora priva di un’ossatura e di un’identità collettiva. Enzo Bearzot, nel 1982, sperimentò schemi sino all’ignominioso pareggio con il Camerun, che ci permise di passare il primo turno dei mondiali spagnoli tra le polemiche (e per differenza reti). In sostanza, capimmo solo all’ultimissimo momento utile che contro Argentina e Brasile avremmo dovuto attuare un ‘catenaccione’ forsennato, che poi ci diede modo di vincere quell’edizione. Prandelli, invece, di schemi ne prova tre all’interno della stessa partita, presentandosi in ‘casa’ innanzi al Lussemburgo con una sola punta, come fosse il Barcellona o il Real Madrid. Siccome ci sembra assai improbabile che il nostro commissario tecnico possa aver sbagliato atteggiamento tattico, gli crediamo sulla parola quando afferma di aver visto “cose interessanti”. E ci fidiamo, augurandogli un “grande mondiale”. Esattamente come ha detto lui: il grande ‘depistatore’ nazionale.  


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