L’On. Carolina Lussana, è parlamentare ed esponente emergente della Lega Nord, eletta nel collegio bergamasco di Albino, Ranica, Torre Boldone.

On. Lussana, la Lega Nord come si colloca precisamente nel panorama politico del centrodestra italiano?
“Come il vero partito del cambiamento, socialmente trasversale, dunque interclassista. Lo abbiamo detto più volte: noi rivendichiamo i diritti del Nord del Paese per attuare la grande trasformazione federalista. In tal senso, rappresentiamo il movimento politico che più insiste per le riforme”.

Ma voi, oggi, vi sentite a vostro agio nella Casa delle Libertà?
“Diciamo che la Casa delle Libertà e Silvio Berlusconi hanno rappresentato l’unica reale possibilità di cambiamento contro una sinistra assistenzialista e centralista, ancora legata a vecchie metodologie politiche. Noi crediamo che Berlusconi possa condurci verso l’obiettivo: è stato sottoscritto un patto chiaro e preciso con gli elettori e questo deve essere rispettato. Ogni tanto qualcuno prova a dimenticarsi di questo. E, a quel punto, noi cominciamo a non sentirci più a nostro agio. Ma è proprio per tali motivazioni che, ogni tanto, riteniamo opportuno farci sentire: per ricordare a tutti che quell’accordo va rispettato…”.

Con Berlusconi e Tremonti ‘porterete a casa’ il risultato di una congrua riforma federale del Paese: ne siete proprio convinti?
“Noi speriamo proprio che possa essere così e, ripeto, è per questo che, talvolta, ci facciamo sentire, per evitare che vinca la voglia di ‘tornare indietro’. Certo, il cammino è ancora solo all’inizio e il ddl di riforma costituzionale, già passato in prima lettura al Senato, è ancora in attesa delle successive tre approvazioni. Ma il percorso della devolution è ormai avviato e ben presto potremo finalmente dare l’addio al bicameralismo perfetto e vedere nascere il Senato Federale. Certo, noi avremmo preferito che la Camera ‘alta’ venisse eletta con un sistema rappresentativo indiretto, mentre invece si è scelta la strada di un sistema diretto. Tuttavia, ci stiamo avvicinando ad una forte rappresentanza delle realtà territoriali locali, e questo sarà un passo fondamentale per il Paese. Anche per la Corte Costituzionale abbiamo previsto che alcuni giudici vengano indicati direttamente dalle Regioni, ma, ripeto, siamo ancora solo ai primi passi”.

In quale modo dovrebbe caratterizzarsi una moderna destra democratica e di governo, nell’Italia del futuro, secondo lei?
“Come una destra attenta al valore dell’identità, che in Italia non è unico, ma si suddivide in distinte realtà territoriali. Anzi, proprio la Lega ha sempre cercato di contrastare un certo ‘pensiero unico’ dell’identità italiana, che non dava spazio né voce alle realtà culturali del Nord e che, persino nelle rappresentazioni televisive, cinematografiche, musicali e teatrali, diffondeva nel mondo un modello di ‘italiano-tipo’ tutto ‘spaghetti e mandolino’. La Lega, anche su questi temi di carattere più generale, intende portare avanti i valori di una destra attenta ai bisogni dei più deboli, non oligarchica, antiburocratica, non legata ai ‘poteri forti’ ed incentrata sui problemi concreti della famiglia”.

Avete in serbo qualche altro progetto per il futuro, dopo che avrete ottenuto la Grande Riforma, oppure vi accontenterete degli obiettivi raggiunti?
“Beh, per arrivare alla Grande Riforma il percorso è ancora lungo. Lo statuto originario del nostro movimento, in effetti, dice che la Lega Nord si dovrebbe sciogliere proprio quando avrà raggiunto il traguardo federalista. Tuttavia, in questi anni il partito si è radicato profondamente sul territorio, naturalmente in maniera fortemente settentrionalista e come movimento interclassista, che difende i valori tradizionali della famiglia. Dunque, credo proprio che rimarremo a lungo sulla scena politica…”.

Ci sono, ancora oggi, importantissimi valori culturali dell’Italia settentrionale spesso considerati d’impostazione sociologicamente pacifica: la pazienza, l’amore per il lavoro, una simpatica schiettezza, un linguaggio sintetico ma non ‘ruvido’, un’antica saggezza contadina ben rappresentata, umanamente, dalla figura storica di Papa Giovanni XXIII: non è talvolta di ‘grana grossa’ il vostro ‘nordismo’?
“No, non è esattamente così. E’ chiaro che alcune caratteristiche della gente del Nord sono quelle di un popolo un po’ chiuso, forse, che preferisce fare le cose anziché semplicemente parlarne, insomma che le cose ama conquistarsele e che non è molto abituato a chiederle. Ma questa era anche un’immagine di comodo, che si voleva fornire anche un po’ forzatamente. I settentrionali ad un certo punto hanno dunque deciso di ‘alzare la testa’, per chiarire che non esisteva soltanto una questione meridionale, ma anche una ‘questione settentrionale’, poiché anche il Nord ha le proprie esigenze, nei confronti delle quali lo Stato si è spesso dimostrato poco attento. Inoltre, l’Italia settentrionale ha sempre avuto una sua tradizione fortemente illuminista, aperta alle influenze culturali degli altri Paesi d’Europa, che non corrispondono affatto alla classica tipizzazione di un popolo mite e ‘sgobbone’…”.

C’è poi chi ha notato, peraltro, un’eccessiva ‘cedevolezza’ di Forza Italia nei confronti del vostro partito: oltre a rappresentare l’anima federalista, siete anche quella ‘muscolare’ della coalizione di governo?
“La Lega, nei suoi rapporti politici, non usa mezzi termini, poiché ama esprimersi con schiettezza, onestà e trasparenza. Con Forza Italia, tra l’altro, proprio sui problemi del Nord c’è una forte condivisione di valori politici e il Premier, devo dire, sente particolarmente questo vincolo, nei confronti del quale la Lega chiede che non ci si discosti, anche per questioni di coerenza. In questo senso, la verifica di governo di cui tanto tanto si parla, per noi corrisponde ad una questione eminentemente programmatica, non legata a qualche ‘giro di poltrone’ o a richieste specifiche. Può darsi che qualcuno stia già pensando ad un ‘grande centro’ o al ‘dopo-Berlusconi’, ma i tempi per una prospettiva del genere credo siano sbagliati: è ancora troppo presto…”.

Qual è la vera linea ideologica di Forza Italia, secondo lei? Un liberismo esasperato? Il dirigismo aziendalista? Il cattolicesimo-democratico? L’apotismo qualunquista e un po’ anarcoide di Guareschi?
“Forza Italia ha raccolto, in questi anni, un po’ di tutto e ha attraversato diverse fasi: ha vissuto un primo ciclo nel quale si connotava soprattutto come partito-azienda; oggi, invece, sta cercando una propria identità, più definita. Ciò spiega i vari riferimenti della sua Carta dei Valori a De Gasperi, Matteotti e Bettino Craxi. Esiste poi anche un’anima radicale di Forza Italia e, tutte queste realtà distinte, alla fine hanno come unico collante la figura del Premier, creando, altresì, qualche problema di coerenza ideologica. Su questo versante, noi della Lega in fondo risultiamo più coerenti degli altri, potendoci richiamare a identità e a tradizioni specifiche, territorialmente ben delimitate”.

E cosa pensate di Alleanza Nazionale, oggi? Il post-fascismo è finalmente approdato da qualche parte, ideologicamente parlando?
“Alleanza Nazionale è un partito in cerca di visibilità che, per fortuna, sta definitivamente abbandonando posizioni obsolete, soprattutto dopo che ha deciso di ‘sciacquare i propri panni’ in quel di Fiuggi. Credo anche, però, che le ambizioni personalistiche di Fini talvolta trascinino quel partito all’eccesso opposto dell’incoerenza evidente: dunque, no al diritto di voto per gli extra-comunitari. A parte qualche questione specifica, comunque, e una certa ambizione di Gianfranco Fini, ritengo che An si stia ormai inserendo definitivamente nel dibattito parlamentare complessivo”.

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